Ha compiuto trent’anni ad Aprile Twin Peaks la serie culto realizzata da David Lynch e Mark Foster che a inizio anni novanta piomba come uno tsunami su quello che fino a quel momento è il modo di concepire le serie televisive. Si tratta del primo caso in cui un regista di una certa caratura e già attivo in ambito cinematografico prende la decisione di lavorare per il pubblico di massa.
Ma partiamo dall’inizio: siamo a Twin Peaks, inesistente cittadina sita fra le montagne a pochissime miglia dal confine Canadese. Come suo solito Pete Martelle esce per andare a pesca, ma la sua quotidianità viene stravolta nel momento in cui ritrova il corpo esanime di Laura Palmer, avvolto in un telo di plastica sulla riva del lago. Tutti gli abitanti sembrano essere sconvolti dalla notizia, perché Laura non è semplicemente la ragazza più popolare della scuola. Laura è la bella e dolce figlia dello stimato avvocato Leland Palmer, che riempie le sue giornate aiutando Jhonny, il figlio problematico dei signori Horne e occupandosi di distribuire pasti a domicilio ai residenti del paese che si trovavano in difficoltà.
In poco tempo la domanda che tormenta Twin Peaks diventa: “Chi ha ucciso Laura Palmer?” Nel frattempo a Twin Peaks cominciano le indagini, dirette dallo sceriffo Herry Truman con al seguito i colleghi Hawk e Brennan. Nelle stesse ore, oltre confine, viene ritrovata un’altra ragazza di nome Ronette Pulaski viva ma gravemente ferita ed in evidente stato confusionale. Ad indagare sulla brutale aggressione è l’agente dell’F.B.I. Dale Cooper.
In realtà la morte di Laura Palmer è la personificazione della morte dell’apparenza ,così nel momento in cui Pete Martelle apre il telo di plastica rivelando il vero volto di Laura Palmer, senza saperlo mostra agli astanti il vero volto di Twin Peaks. Infatti l’anima di Laura Palmer è morta da tempo, da quando Bob una notte di alcuni anni prima si introduce per la prima volta nella sua stanza per abusare di lei. Se di giorno Laura è la ragazza modello di Twin Peaks, di notte diventa una capace prostituta che non si tira mai indietro. Non la si può biasimare, però, visto che il suo intento è di imparare a non essere più sottomessa da Bob. Ma chi è Bob?
Sarebbe dovuto essere chiaro da subito a chi stava guardando che il tema del doppio, contenuto anche nel nome stesso della serie, è il vero protagonista. Purtroppo il grande pubblico era già pronto a vedere per la prima volta in prima serata: aggressioni, giri di prostituzione, droga e morte non è ancora pronto all’attesa.
“Chi ha ucciso Laura Palmer?” diventa un mantra anche nel mondo reale, tant’è che persino Mikhail Gorbachev scomoda Bush per sapere chi è l’assassino e Bush a sua volta contatta Lynch per avere una risposta. Ecco perché Lynch e Frost si trovano costretti a rivelare in anticipo l’identità dell’assassino di Laura: in realtà Bob è Leland Palmer, il padre di Laura. La conseguenza? Un calo degli ascolti tale da non permettere la realizzazione di una terza stagione.
Nel 1992 viene prodotto il film Fuoco cammina con me, che prende ispirazione da Il diario segreto di Laura Palmer scritto da Jennifer Lynch nel 1990.
Piccola parentesi: il diario di Laura è un elemento fondamentale per le prime due stagioni della serie. E’ nel suo diario, infatti, che Laura Palmer racconta l’altra parte della sua vita, quella che non può raccontare a nessuno. Nel suo diario, Laura scrive del suo lavoro al One eyed jack’s, ma soprattutto parla di Bob e in alcuni parti Bob le risponde.
Fuoco cammina con me è il prequel di Twin Peaks in cui recita anche David Bowie nelle vesti dell’agente dell’F.B.I. Philip Jeffries. Il suo compito è quello di riferire un messaggio a Dale Cooper e di consegnargli l’anello della loggia nera. Questo non basta e il film non solo vende poco ma viene anche criticato duramente durante la quarantacinquesima edizione del festival di Cannes.
Lynch e Frost però credono in Twin Peaks e come predetto da Laura Palmer, durante l’ultima puntata della seconda stagione all’agente Cooper, venticinque anni dopo la serie torna per una terza stagione. Nel 2017 Twin Peaks calca ancora una volta la scena confermando nuovamente di avere una marcia in più rispetto a tutto quello che è già presente sul mercato.
Sono queste le parole che usa Jim Jarmusch per descriverla:
“Ad esempio Twin Peaks: il ritorno rappresenta, per me, il meglio del cinema americano del decennio. È un film incomprensibile e onirico di 18 ore, nel modo più bello e avventuroso possibile. È un capolavoro”.
Il suo apice, questo capolavoro onirico, lo raggiunge nell’episodio 8 che svela la creazione di Bob. Questi nasce il 16 Giugno del 1945 alle 5:29 del mattino in New Messico dal test nucleare Trinity, test realmente effettuato e nel quale Lynch identifica l’origine del male della società moderna. Le scene in bianco e nero che seguono sono fortemente concettuali e accompagnano lo spettatore all’interno del fungo atomico per permettergli di farne parte. Una volta dentro i colori tornano a sprazzi per scandire e accentuare le esplosioni. Dopo che all’interno dell’esplosione si incontra Bob, Lynch continua la narrazione giocando sull’esasperazione dell’artificialità del cinema, rimettendo in campo tecniche che da molto tempo non vengono più adoperate per l’intrattenimento di massa. All’attraversata di un mare nero segue quella di un corridoio oscuro che porta all’interno di un film muto in bianco e nero, dove l’unico colore presente è il giallo oro. In questo luogo, anche la dualità legata alla Loggia bianca e alla Loggia Nera trova tutto lo spazio che serve per essere raccontata.
Per sapere se e quanto la terza stagione di Twin Peaks sta influenzando o influenzerà il cinema e le serie tv a venire è ancora presto. Io personalmente spero di si.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.