Il trasporto della Macchina di Santa Rosa: la magica notte del 3 Settembre tra brividi, cuore e tradizione

Fonte immagine: Locali eventi

 

“Sollevate e fermi!” e una torre di luce si alza nella città buia e silenziosa. È la notte di Santa Rosa. Viterbo aspetta, ferve di preparativi da giorni, tutto gira intorno alla piccola santa. La voce del capo facchino esce dal megafono e alle 21.00 di ogni 3 Settembre cento facchini sollevano la macchina per onorare la loro patrona portandola sulle spalle per le vie della città, davanti agli occhi emozionati di tutti i viterbesi. È così dal 1657, anche se le radici della tradizione sembrerebbero risalire addirittura al 1258.

 

I dettagli

 

La Macchina di Santa Rosa è alta circa trenta metri per un peso di cinquantuno quintali, realizzata in materiali resistenti ma non pesanti come metalli leggeri e vetroresina che hanno ormai sostituito ferro e cartapesta. Sulla vetta si erge la piccola statua della venerata patrona.  La realizzazione della Macchina viene affidata con bando pubblico a un costruttore ogni cinque anni, ma non sono escluse proroghe, i modelli di tutte le Macchine sono esposti nel Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa. E sono proprio i facchini, vestiti nei loro abiti tradizionali, a formare l’onda bianca e rossa che riempie la città tra gli applausi e i brividi di chi aspetta da ore, da giorni, forse da un anno intero. Sotto la voce guida del capo facchino i ciuffi, gli addetti al trasporto sotto la Macchina, così chiamati per il nome del loro copricapo, si infilano sotto la torre luminosa in righe ordinate con il cuore in gola e nella mente il solo pensiero di dare il meglio, per Lei. Gli occhi di tutti sono su di loro: gli eroi della notte di Santa Rosa. Dalle prime ore del mattino le strade si riempiono di spettatori frementi, già in postazione per assicurarsi la visuale migliore, si vedono a terra distese di teli dove i ragazzi hanno trascorso la notte pur di non perdere il passaggio della Macchina. Questo si fa per Santa Rosa, e molto di più, basti pensare che poco prima di affrontare il trasporto, estenuante e pericoloso per la loro vita, i facchini ricevono dal Vescovo la benedizione “in articulo mortis”.

 

Il programma della festa

 

I festeggiamenti iniziano giorni prima: il 2 Settembre il Sindaco consegna la Mazza Argentea simbolo del potere temporale del Papato ai dignitari del 1700 del Corteo Storico, segue la Solenne Processione con il cuore di Santa Rosa portato dai Facchini, si vive l’atmosfera nelle cene in piazza con i Facchini, si sente nell’aria la presenza tangibile di uno spirito comune, si sente chiaro quel “semo tutti de’n sentimento” che lega i facchini e con loro tutta la città. La meraviglia della tradizione e la forza di questa immensa emozione sono stati riconosciuti a livello mondiale dal 4 Dicembre 2013 giorno il cui l’UNESCO ha dichiarato la Macchina di Santa Rosa patrimonio immateriale dell’umanità, ma i viterbesi questo prestigio lo sentivano già nel cuore.  Migliaia i turisti che accorrono dalle più disparate parti del mondo per assistere allo spettacolo, portando poi in ogni continente un pizzico dello stupore e dell’emozione che rende sempre e ancora meravigliosamente bambino chi, con la pelle ricoperta di brividi e il cuore che batte forte, con il naso alzato verso il cielo affida a quella torre di luce che squarcia il buio della notte, la sua piccola grande speranza. Al grido di “Viva Santa Rosa!” la città si unisce prendendo un unico grande respiro finché la macchina alla fine del suo percorso non viene posata davanti alla Chiesa di Santa Rosa e nel cuore di ognuno inizia già il contro alla rovescia per il prossimo 3 Settembre.