Nel 1885 uscì un articolo sul Pittsburgh Dispatch che, se uscisse ora, risulterebbe quantomeno controverso. Il titolo dell’articolo era What girls are good for, che, tradotto, vuol dire “A cosa servono le ragazze”.
Inutile dire che, a quell’epoca, la concezione della donna era piuttosto arretrata. Infatti, il giornalista che aveva pubblicato quell’articolo dichiarava che le donne non dovessero lavorare, ma diventare mogli e madri devote, facendosi mantenere dal marito. L’articolo attirò l’attenzione di un’aspirante insegnante, Elizabeth Jane Cochran, che decise di rispondere con una lettera firmata Lonely Orphan Girl. Il direttore, colpito dalla sagacia della ragazza, decise di assumerla, dandole lo pseudonimo che sarebbe divenuto noto in tutto il mondo: Nellie Bly.
I primi anni
Nellie Bly nacque a Burrell, Pennsylvania, il 5 maggio 1864. La sua non fu un’infanzia semplice. Tredicesima, di quindici fratelli, si ritrovò orfana di padre a soli sei anni. La famiglia Cochran, da quel momento, conobbe momenti estremamente duri a causa dell’indigenza a seguito del lutto. La madre di Nellie, a quel punto, si risposò con un uomo che si rivelò essere ubriacone e violento e, qualche anno più tardi, chiese il divorzio. Elizabeth fu tra i testimoni in favore di sua madre nel processo che ne seguì.
Questi trascorsi forgiarono il carattere di Nellie Bly, che crebbe forte e indipendente. Tentò di completare gli studi, ma la situazione economica della famiglia fece sì che li abbandonasse per cercare lavoro come insegnante. Come già accennato, fu il giornalismo a trovare lei.
La vita da giornalista
Si può dire che Nellie Bly era nata per il giornale. Fu la prima donna a dedicarsi al giornalismo investigativo. Passò alcuni anni al Pittsburgh Dispatch, dove diventò famosa per le sue inchieste sulle condizioni delle lavoratrici nelle fabbriche e si attirò le antipatie di diversi industriali del luogo. Nel 1887 si trasferì a New York, lavorando presso il New York World alle dipendenze di Joseph Pulitzer (colui che diede il suo nome al prestigioso premio). Fu mentre lavorava per lui che diede vita al giornalismo sotto copertura.
Per dieci giorni, infatti, Nellie Bly si fece ricoverare spontaneamente nell’ospedale psichiatrico New York City Mental Health Hospital, fingendo di soffrire di paranoie. Nella sua indagine, scoprì che gli ospedali psichiatrici nascondevano una realtà orrenda: spesso e volentieri, le donne ricoverate erano perfettamente sane e rinchiuse lì dentro solo perché emarginate o scomode. Inoltre, le condizioni igieniche del luogo lasciavano molto a desiderare e le violenze sulle pazienti costituivano la norma.
L’uscita dell’inchiesta di Nellie Bly fece in modo che le tutele dei pazienti aumentassero. Molti ospedali ricevettero numerose sovvenzioni per migliorare le loro condizioni igieniche.
Nellie Bly, nel frattempo, continuò a con le sue inchieste dedicate ai componenti più sottovalutati della società dell’epoca: le donne e i bambini abbandonati. Ma non solo…
Il giro del mondo
Nellie Bly fu affascinata dal romanzo “Il giro del mondo in ottanta giorni”, che Jules Verne aveva pubblicato nel 1872. Fu così che, nel 1889, realizzò la sua idea di riprodurlo: fu la prima donna a girare il mondo da sola e lo fece in settantadue giorni. Durante una sosta ad Amiens, in Francia, ebbe anche modo di conoscere e intervistare Jules Vernes in persona.
I suoi ultimi anni
Ci fu un periodo in cui Nellie Bly abbandonò il suo lavoro di giornalista: quando, nel 1895, si sposò con un milionario, Robert Seaman. Qualche anno dopo, alla sua morte, gestì le aziende del defunto marito, ma non era una donna d’affari e dovette dichiarare bancarotta nel 1914.
Tornò così al giornalismo, diventando anche la prima donna corrispondente di guerra. Rientrata in patria, tornò alle sue vecchie occupazioni, con inchieste a favore in particolare di orfani e vedove. Continuò a lavorare fino al 1922, anno in cui morì a causa di una polmonite. Famosa fu una frase che disse poche settimane prima della sua scomparsa, che riassume quella che è stata la vita di Nellie Bly: «Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò»
Classe 1988, padovana di nascita, veneziana di adozione. Diplomata in lingue, adoro scoprire cose nuove. Credo molto nell’importanza delle parole e del loro significato. La scrittura, per me è un mezzo per informare ed esprimere la mia creatività.