Da sempre, gli Oscar mettono in vetrina il meglio del cinema mondiale: attori, registi, autori, tecnici, compositori. Ma ci sono film che non si accontentano di vincere: entrano nella cerimonia come concorrenti e ne escono come leggende.

Solo tre film, in quasi un secolo di Academy Awards, sono riusciti a portare a casa 11 statuette in una singola edizione. Altri due ne hanno conquistate 9 o 10. Ma tutti, nessuno escluso, hanno lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo.

Di seguito trovi 5 titoli che non si sono limitati a “piacere” all’Academy: l’hanno messa d’accordo all’unanimità.

Ben-Hur 

C’è stato un tempo in cui Hollywood viveva di colossal, e Ben-Hur  ne era il manifesto. Diretto da William Wyler e basato sul romanzo di Lew Wallace, il film segue la parabola di Judah Ben-Hur, principe ebreo caduto in disgrazia, condannato ai remi da un amico diventato nemico, in cerca di giustizia e redenzione.

Fu un trionfo senza precedenti: 11 Oscar su 12 nomination, inclusi Miglior Film, Regia, Attore protagonista, Montaggio e Colonna sonora. Ma al di là del numero, c’era la grandezza della visione: la celebre corsa delle bighe, ancora oggi irraggiungibile per tensione e messa in scena, diventa pilastro delle scene d’azione cinematografiche. Per i 40 anni a venire, Ben-Hur restò irraggiungibile.

Titanic 

Nel 1997 James Cameron decise di raccontare una delle tragedie più famose del Novecento, attraverso una lente romantica capace di parlare a tutti. Titanic si è rivelato un’esperienza sensoriale totale. Set giganteschi, effetti speciali rivoluzionari, una cura maniacale per i dettagli, e una colonna sonora (ricordi My Heart Will Go On della magnifica Celine Dion?, ndr) che divenne istantaneamente leggenda.

Con 11 Oscar su 14 nomination, il film eguagliò il record di Ben-Hur, portando a casa tutto: Miglior Film, Regia, Fotografia, Montaggio, Costumi, Sonoro, Effetti visivi, Canzone originale… e l’entusiasmo dell’intero pianeta.

Il signore degli anelli – Il ritorno del re 

Portare il fantasy al cuore dell’Academy? Sembrava impossibile, ma non per Peter Jackson. Con Il ritorno del re, capitolo finale della trilogia Il signore degli anelli tratta dai romanzi di J.R.R. Tolkien, riuscì a coniugare potenza visiva e profondità emotiva, epicità e cura artigianale. Senza compromessi.

L’Academy non poté far altro che inchinarsi: 11 nomination, 11 vittorie. Un en plein storico che includeva Miglior Film, Regia, Sceneggiatura non originale, Colonna sonora, Effetti visivi, Trucco, Montaggio, Scenografia… insomma, tutto. Jackson è il padre (cinematografico, ndr) di una saga eterna. Il ritorno del re resta, ancora oggi, l’unico fantasy a essersi aggiudicato la statuetta più ambita.

West side story 

Nel 1961, Robert Wise e Jerome Robbins portarono al cinema un musical teatrale ispirato a Romeo e Giulietta. West Side Story, ambientato tra le gang di New York, racconta l’amore tra Tony e Maria in una cornice di razzismo, povertà e rabbia urbana, con coreografie fulminanti e musiche firmate Bernstein e Sondheim.

west side story

Una scena di West side story

Il risultato? Dieci Oscar su 11 nomination, tra cui Miglior Film, Regia, Scenografia, Montaggio, Colonna sonora e Attori non protagonisti. Un’esplosione di energia e dramma che alzò l’asticella del musical cinematografico. Tanto che ancora oggi, sessant’anni dopo, il suo impatto si avverte e non è un caso se Spielberg ha scelto proprio questo titolo per il suo remake del 2021.

Gigi e L’ultimo imperatore 

Cosa hanno in comune una commedia musicale ambientata nella Belle Époque parigina e un’epopea politica sull’ultimo imperatore della Cina? Semplice: 9 Oscar su 9 nomination. Punteggio pieno.

Gigi, firmato da Vincente Minnelli, è tutto ciò che ci si aspetta da un musical classico: eleganza, leggerezza, costumi sfarzosi e una Parigi da cartolina. Fu anche l’ultimo grande ballo del musical vecchia scuola, chiudendo con grazia l’epoca d’oro del genere.

gigi

Una scena di Gigi

Ventinove anni dopo, L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci portò un’altra idea di cinema sul palco dell’Academy. Girato tra l’Italia e la Cina, nelle vere location della storia, è un viaggio visivo e spirituale nella solitudine del potere. L’Academy lo premiò con tutto: Miglior Film, Regia, Scenografia, Fotografia, Costumi, Montaggio, Sonoro, Colonna sonora e Sceneggiatura. Un trionfo italiano dal respiro globale.

Il cinema che sfida sé stesso

C’è una linea sottile tra film pluripremiati e film che resistono al tempo. Quelli di cui abbiamo parlato appartengono a entrambe le categorie.

L’Oscar non dice tutto, ma quando un film conquista pubblico, critica e Academy con la stessa potenza, è il segno che siamo davanti a qualcosa che va oltre il cinema e che è destinato a restare.

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