Dal 30 aprile è disponibile al cinema l’ultimo film prodotto dai Marvel Studios, Thunderbolts*, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures e ultimo della cosiddetta “Fase Cinque” della timeline degli eventi dell’MCU.
La pellicola, diretta da Jake Schreier, è stata accolta con favore dal pubblico e ha portato molti dei vecchi fan a tirare un sospiro di sollievo nel constatare che la Marvel si stia riprendendo dopo gli ultimi “scivoloni” mediatici.
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Incipit no spoiler
La vita di Yelena Belova (Florence Pugh) si ripete ciclicamente in un loop che ormai le sta stretto, dovendo svolgere sempre le stesse, noiose missioni per Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus).
Alla monotonia della sua routine da sicario, va aggiunta la depressione causatale dalla morte di sua sorella, Natasha Romanoff (Scarlett Johansson). Così, in occasione di una visita a Red Guardian, alias Alexei Shostakov (David Harbour), suo padre, Yelena annuncerà di voler lasciare il lavoro presso Valentina, ma non prima di aver portato a termine l’ultima missione assegnatale proprio da quest’ultima.
Il suo scopo è quello di fermare un intruso che sembrerebbe essersi infiltrato in una base segreta dove vengono effettuati degli esperimenti top secret. Ecco dunque che si ritrova a dover fronteggiate non uno, non due, ma tre intrusi, rispettivamente Ava Starr / Ghost (Hannah John-Kamen), John Walker (Wyatt Russell) e Taskmaster (Olga Kurylenko), nonché uno strano ometto che afferma di chiamarsi Bob (Lewis Pullman).
Solo ritrovandosi lì il gruppo si rende conto dell’evidente poca casualità del loro incontro, decidendo dunque di allearsi per far luce sulla questione, già indagata in solitaria da Bucky Barnes (Sebastian Stan) ormai membro del Congresso e alla ricerca di prove per incastrare Valentina nel processo d’impeachment in cui è stata coinvolta per presunte attività illegali da lei compiute in veste di direttore della CIA.
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Una squadra di assassini dal cuore di panna
La cosa che probabilmente ha fatto acclamare questo film è il fatto che mette in evidenza la parte umana di ciascun personaggio, sottolineandone la fragilità e la vulnerabilità connesse alle diverse esperienze di vita di ciascuno di loro e che emergono del corso della pellicola.
Lo spettatore è portato a provare empatia verso questi morally grey characters, che senza ombra di dubbio hanno fatto cose orribili nel corso delle loro vite, ma il perché delle loro azioni è spesso e volentieri giustificato da un background sociale ostile e da un’infanzia segnata da eventi a dir poco traumatici.
Dopo un primo scoglio, rappresentato dalle rispettive barriere di ostentato distacco, il gruppo comincia ad unirsi sempre di più, condividendo le proprie esperienze e permettendo in questo modo di farsi capire e comprendere dagli altri.
Insomma, sicari sì, ma pur sempre esseri umani.
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*I nuovi Avengers?
L’asterisco nel titolo del film rimanda proprio alla domanda che tanto il pubblico quanto la stessa Marvel si pone nei poster della pellicola: i Thunderbolts* sono i nuovi Avengers?
Sicuramente si tratta di una squadra ben diversa da quella che nel 2012 salvò New York dalle grinfie di Loki, e non contiene nessun Dio del Tuono, nessun Hulk e nessun Iron Man. Come si dice anche nel trailer, nessuno di loro ha superpoteri e sono “solo” buoni a sparare e picchiare.
Ciononostante, la loro incredibile umanità unita al pungente sarcasmo col quale battibeccano in continuazione li rendono una squadra degna di nota e, senza dubbio, atta ad entrare nel cuore dei Marvel fans come fecero i primi Avengers.
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