Uno spettacolo curioso e ambizioso quello messo in scena da Angelo Longoni al Teatro Diana di Napoli. “Chi è Io?” è una commedia-confronto con psicoanalisi e spiritualità, che cerca di esplorare interrogativi profondi sulla vita, la morte e l’identità. La pièce gioca con il concetto di coscienza e con il rapporto tra individuo e destino, toccando temi che hanno attraversato la filosofia, la letteratura e la teologia per secoli.
Sul palco, un cast di grande talento che dà propria della propria esperienza e capacità: Francesco Pannofino, Emanuela Rossi, Andrea Pannofino ed Eleonora Ivone hanno offerto interpretazioni impeccabili, riuscendo a valorizzare al meglio i loro personaggi e a mantenere viva l’attenzione del pubblico. Tutto inizia come un paillettato show della Mediaset, poi ci si trasferisce nella dimensione dell’inconscio con una serie di sedute psicoterapeutiche che analizzano diverse figure cliché, come il prete omosessuale o il coniuge infedele.
In particolare, Francesco Pannofino è straordinario nel dare vita al suo Leo Mayer, uno psicanalista costretto a trovarsi dall’altra parte della barricata, analizzato e messo sotto esame in un contesto che mescola realtà e finzione televisiva. Con il suo carisma e la sua capacità di rendere il personaggio ironico, vulnerabile e a tratti persino scomodo, Pannofino domina il palco, confermandosi un attore di grande presenza scenica.
L’idea alla base della pièce è interessante e offre spunti di riflessione sull’identità individuale e, più in generale, sul valore della vita. Ma la sceneggiatura non riesce a sfruttare a pieno questo potenziale. La struttura narrativa, che inizialmente incuriosisce e diverte, col passare del tempo si appiattisce, diventando prevedibile e priva di quel guizzo che avrebbe potuto renderla più incisiva. Alcuni passaggi risultano troppo didascalici, e il testo, pur cercando di affrontare tematiche profonde, rischia di scivolare in concetti già esplorati altrove ma che non trovano una reale apertura.
Il titolo stesso della commedia richiama il grande interrogativo filosofico “Chi sono io?”. Una domanda centrale nella tradizione occidentale, da Socrate a Kant, da Freud a Sartre. L’Io, secondo il pensiero cartesiano (Cogito, ergo sum), è la certezza dell’esistenza attraverso il pensiero, ma con la psicoanalisi freudiana questa sicurezza viene messa in crisi: l’Io non è padrone di sé ma è continuamente influenzato dall’inconscio e dalle pulsioni. Nel caso di Leo Mayer, il suo io viene messo sotto esame, analizzato e scomposto in una sorta di psico-show dove le forze interne ed esterne si prendono gioco di lui.
Un’altra domanda che richiama il titolo è “Chi è Dio?”, e in quest’opera la figura di Dio resta una presenza ironica e quasi parodistica, più che un soggetto di riflessione autentica. Se da un lato questo permette di mantenere la leggerezza della commedia, dall’altro si sente la mancanza di un affondo più netto che porti lo spettatore a interrogarsi davvero.
Tuttavia, la commedia non scava davvero nel tormento esistenziale, preferendo restare in una dimensione più leggera e farsesca. A salvare lo spettacolo è proprio la bravura degli attori, capaci di dare spessore anche ai dialoghi meno brillanti e di creare momenti di coinvolgimento emotivo. Alla fine, però, si ha la sensazione che un’idea interessante non sia stata sviluppata fino in fondo e che il testo avrebbe bisogno di una maggiore finezza nella scrittura per lasciare davvero il segno. ”Chi è Io” resta un testo che sfiora, ma non incide. La commedia non scava davvero nel tormento esistenziale, preferendo restare in una dimensione più leggera e farsesca.
Forse “Chi è Io? ” vuole proprio giocare su questa impossibilità di trovare risposte assolute. Il teatro può essere anche un luogo dove le domande vengono poste con un’intensità che scuote lo spettatore nel profondo, e qui la commedia sembra fermarsi un passo prima di quel salto necessario per prendere una forma definitiva.
“Chi è Io?” è in scena al Teatro Diana di Napoli dal 26 febbraio al 9 marzo.
Studio Cinema e Spettacolo alla Federico II di Napoli. Redattrice cinefila in perenne lotta con film troppo lunghi e trame incomprensibili.