Spin-off di “Suicide Squad”, a sua volta spin-off di Batman, questa scatola nell’altra scatola è comunque degna di nota, sopratutto in materia di cinecomics.
Il film di Cathy Yan riesce a prendere un personaggio secondario, o del tutto marginale dell’universo DC comics, e a dargli un volto, un’anima, una caratterizzazione originale. Il merito è di una straordinaria Margot Robbie, che si conferma tra le attrici migliori del momento, capace di alternare toni e personaggi, di passare dalla malinconica “Hollywood” Tarantiniana al biografico Tonya sempre con perfomance eccellenti.
Harley Quinn ha lasciato Pudding “Joker” Leto, e questo le fa un gran bene. Se già si era presa la scena in Suicide Squad, in Birds of Prey la plasma sulla sua follia, un misto tra un cartoon dei Looney Toons, la mimica plastica e colorata del “The Mask” di Jim Carrey, il sarcasmo di “Deadpool” e la spietatezza di “Atomica Bionda” di Charlize Theron.
L’Arlecchino, o in inglese Harlequin, è un personaggio servile, in cerca di un padrone, ma la nostra Harley è figlia dei nostri tempi e non ha bisogno di nessuno per cavarsela, tranne che di sè stessa. E se Black Canary usa il potere della voce per cantare con rammarico che questo è un “Men’s World” anche nei club dei cattivi a fumetto, nella testa di Harley tutto si trasforma in una follia infantile che cancella le regole della logica, ed esorcizza il trauma dell’abbandono in un luccicante parco giochi da depredare a suo piacimento, come una Marilyn Monroe che ha nei diamanti i suoi migliori amici (un momento omaggio inserito in modo perfetto nella psicologia della protagonista, e tra i migliori del film).
Birds of Prey è anche la metafora di un universo cinecomics che è alla ricerca della propria identità; una DC che ha per troppo tempo rincorso a vuoto le cifre astronomiche d’incasso della Marvel del Topo, e se con il “Joker” di Phoenix era già rinato dalle proprie ceneri, con Harley finalmente si emancipa dai colleghi Super in vena di salvare il mondo/galassia, con il coraggio di pensare solo a sé, al costo di cadere nell’eccessivo, nella farsa Anime, ma che riesce a modellare cinema quel che serve per attirare l’attenzione da un “genere” (perdonami Scorsese!) saturo di Eroi ed Eroine corette.
Viva il politicamente scorretto, finalmente! Viva Harley Quinn!
voto: 3/5