Legge Zan: da Fedez a Don Giulio una ventata di consapevolezza

In queste settimane in Italia il mondo delle arti, e quindi il baluardo della cultura, sta puntando i suoi riflettori verso il Senato. Luogo in cui forse si era arrivati a pensare di poter mettere a tacere le voci e a distrarre l’attenzione di quella bell’Italia che crede nel cambiamento, procrastinando sulla riapertura dei luoghi di cultura. Fortuna vuole che si possa essere vigili e attenti anche quando il proprio lavoro è appeso ad un filo, che si assottiglia giorno dopo giorno e che queste voci abbiano scelto di levarsi alte attraverso i social media per ricordarci che il disegno di legge Zan, creato per tutelare i diritti e iniziare ad avere un vero punto di inizio per la difesa ed il rispetto verso le persone LGBTQIA+, viene tenuto in ostaggio da astruse farneticazioni del centro destra.

La voce arriva prima sulle note dei nostri cantanti, per poi toccare la coscienza collettiva, proprio come fa da sempre la musica. Così dopo che Fedez fa da ariete di sfondamento, ecco che l’eco raggiunge la cucina di Carlo Cracco. La similitudine di Cracco con il suo mondo non fa una piega! Dice parlando del ddl Zan “Non vorrei si bruciasse, mandiamola subito in tavola” e continua dicendo quanto sappia che il suo posto sia un altro, ma che quando si è un personaggio pubblico ci sono cose davanti alle quali non ci si può tirare indietro. E come dargli torto vista la lentezza con la quale si è scelto di agire in Senato, che ancora il 7 di aprile 2021 cede alla lega con l’ennesimo rinvio, nonostante le oltre 250mila firme raccolte attraverso la petizione per l’approvazione definitiva della legge Zan in sole 3 giorni.

I Sansoni dedicano uno dei loro sketch comici all’argomento che data su facebook 2 aprile, in cui i due comici sino alla fine sono convinti che il loro amico debba confessargli di avere votato lega, mentre per fortuna è solo omosessuale.

Il 9 Aprile anche Alessandro Cattelan dice la sua, dove esorta chi lo ascolta a firmare la petizione poiché se non si ha come priorità l’uscire di casa per picchiare o insultare chi ha un orientamento religioso, sessuale di identità, di genere o di abilismo diverso da chi sta fruendo del video, ecco che allora non si vedrà posto alcun limite alla propria libertà.

A oggi la petizione, che in pochi giorni è passata dalle 250mila alle oltre 320mila firme raccolte, si pone l’obiettivo di arrivare ad essere una fra le più firmate su change.org, a testimonianza che anche in tempo di pandemia la fazione arcobaleno e pacifista degli italiani è pronta a far sentire la sua voce in un modo o nell’altro.

Perché è importante in Italia e perché ora? La risposta arriva da un altro personaggio consapevole, che possiamo considerare famoso, anche se non nel modo in cui oggi viene convenzionalmente utilizzato il termine. Si tratta di Don Giulio che accetta di essere intervistato per Le Iene da Giulio Golia (altra voce V.I.P. Che esorta a schierarsi dalla parte del disegno di legge Zan). Durante l’intervista in modo delicato Don Giulio spiega quanto sarebbe incisivo l’appoggio della chiesa, anteponendo il destino di un ragazzo omosessuale polacco al suo. A Don Giulio non importa di ricevere una qualche tipologia di ripercussione dovuta alla sua voce fuori dal coro, che professa l’ideale dell’amore come mezzo per estendere la dignità umana a tutti. Potete ascoltarlo qui.

Certo si tratta solo di un opinione che però svecchia la chiesa, portando un alito di speranza. E’ molto più di quanto non faccia con il nostro governo la fazione del centro destra, che se può ci va di secchiate di polvere secolare.

Le parole del parroco di La Spezia arrivano pochi giorni prima che Malika Nardini venga cacciata di casa a soli 22 anni da genitori che non vogliono una figlia omosessuale. Genitori che, forse, se avessero avuto vicino uno stato ed una religione capaci di farli ragionare in modo razionale, non avrebbero commesso questo errore immenso.