“Made in Italy” – Una questione di stile

Foto: Perfetto stile Seventies per la redazione di Appeal. Da sinistra: Maurizio Lastrico – Filippo Cerasi (Graphic Designer); Fiammetta Cicogna – Monica Massimello (giornalista); Greta Ferro – Irene Mastrangelo (giornalista); Margherita Buy – Rita Pasini (capo redattore); Marco Bocci – John Sassi (fotografo free lance).

 

È andata in onda su Canale 5 la prima puntata di Made in Italy, prodotta da Tao Due, una mini serie che racconta gli anni ’70 tra storia e rivoluzioni, costumi e società.

 

Di primo acchito sembra la copia, made in Italy appunto, de Il Diavolo Veste Prada, ma nelle prossime puntate il registro cambia.

 

Una questione di stile

 

Sono gli anni ’70, quelli del referendum sul divorzio, delle Brigate Rosse e degli scioperi, dei tumulti di piazza, ma anche della nascita delle maison che faranno la storia come Armani, Ferré e Gianni Versace, mentre imperano già Krizia, Walter Albini, Missoni, Ferragamo e Laura Biagiotti.

 

Irene Mastrangelo, protagonista della serie, è la bellissima Greta Ferro, volto italiano dell’ultima campagna di Giorgio Armani Beauty. Irene si mantiene agli studi universitari della Bocconi facendo gavetta nel mondo del fashion editing per la rivista Appeal e muove i primi passi come giornalista dimostrando un carattere intraprendente e tenace, che le aprirà la strada per una carriera brillante. Capo redattore è Rita Pasini, Margherita Buy, che prende ispirazione da Adriana Mulassano, penna del Corriere della Sera che raccontò la moda degli Anni ’60 e ’70.

 

Made in Italy racconta uno spaccato di società dove si respirano i cambiamenti generazionali, dove tra uno shooting fotografico e una sfilata si contrappongono le battaglie degli operai e gli scontri nelle città. Siamo alla metà degli anni Settanta e inizia da qui l’indiscusso stile italiano e l’affermazione dei più grandi stilisti che detteranno legge negli anni a venire.

 

Il santuario della moda, di quegli anni, ha un solo nome: Walter Albini. Made in Italy punta i riflettori su questo personaggio dimenticato dalla storia, anche se fu il primo a fare una doppia collezione per la Triennale di Milano, spostando il fulcro della moda da Firenze e dando il via al salotto più importante al mondo. Inventerà il prêt-à-porter e la figura dello stilista che: non inventa nulla nella moda, ma che sa progettare lo stile”. E’ geniale e audace, convinto che l’accessorio sia più importante dell’abito. Nel suo atelier vediamo un giovane Gianfranco Ferré, suo assistente e disegnatore di accessori. Pulizia e innovazione nello stile di Albini che scarnisce i colleghi del tempo con una battuta: “Le caricano di ninnoli come alberi di Natale”.

 

Il regista della mini serie è Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo) per 4 episodi girati tra Milano, Marocco e New York, ma questo lo vedremo nelle prossime puntate. Riuscirà la serie a spodestare Il Diavolo veste Prada dalla classifica dei film modaioli più amati degli ultimi anni? Noi lo speriamo tanto e facciamo un grosso in bocca al lupo al made in Italy, serie tv e non solo.