Soncino

Soncino: una cittadina tra storia e cuore

Foto di Carlotta Ricci

Soncino è uno di quei paeselli più conosciuti nella bassa bergamasca, anche se ci troviamo già sul confine della stessa, ed in provincia di Cremona.

Cenni storici ed artistici: il Castello, le mura, e le chiese principali

Soncino, a pochi passi dal cuore, è il luogo dove almeno una volta nella “tua carriera scolastica” le maestre decidono di portarti in gita. Perché in questa zona, oltre al verde che la circonda c’è buona parte della storia d’Italia, partendo dall’età del bronzo, passando dal medioevo, fino alle invenzioni che hanno fatto grande il nostro Paese in età rinascimentale e risorgimentale per poi arrivare ai giorni nostri.

Foto di Carlotta Ricci

Proprio per la sua posizione strategica vicino alle varie provincie e al fiume Oglio, Soncino è stata da sempre contesa fra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano. Ad oggi, è famosa per le sue alte mura a difesa su tutto il suo perimetro. Esse sono state costruite, con mattoni rossi, provenienti da una vicina fornace, cosi come la Rocca Sforzesca, che vanta una storia partita dal decimo secolo dopo Cristo. I cremonesi, e successivamente nel 1391, i milanesi, ne fecero il luogo principale contro l’espansionismo di Venezia. Il cortile principale del castello è circondato da quattro torri: tre a pianta quadrata ed una a forma cilindrica.

La Rocca (il castello), alla vista del visitatore non nasconde quell’orgoglio e quella sorta di protezione tipica degli abitanti del paese che ti raccontano un mondo a parte, ogni volta che t’imbatti nei loro occhi e nelle loro parole. Essa è circondata da un ampio fossato, sul quale si ergono ben quattro ponti levatoi.

Un esempio lampante di orgoglio soncinese, è sicuramente quello di mia nonna, che ancora oggi, sento con l’entusiasmo di una bambina raccontarmi, del “suo paese” cinto da due chilometri di mura massicce, da sei torrioni, sopra ad interessanti e misteriose strutture sotterranee che collegano la Rocca, al fossato e a tutto il Borgo di Soncino.

Foto di Carlotta Ricci

La città vanta di palazzi decorati da fregi in cotto, è ricca mulini e si puo’ visitare attraverso un antico percorso lungo le mura che la circondano. Mura che si aprono al viaggiatore o al viandante attraverso delle Porte che conducono nel centro e nelle bellezze del paese di Soncino.

Le quattro porte sono rispettivamente:

Porta Nord o San Martino (direzione Bergamo); il borgo fuori dalle mura è detto Borgo San Martino.

Porta Est o San Pietro (direzione Brescia); il borgo fuori dalle mura è detto Borgo Mattina.

Porta Sud o San Giuseppe (direzione Cremona); il borgo fuori dalle mura è detto Borgo Sotto.

Porta Ovest o San Rocco (direzione Milano); il borgo fuori dalle mura è detto Borgo Sera.

La nomenclatura del santo che dà il nome alla porta deriva dalla vicinanza della chiesa omonima.

Il turista, oltre al castello (o Rocca) viene accolto tra monumenti storici ed artistici quali il caratteristico campanile della Pieve di Santa Maria Assunta, la maestosa torre civica, la torre ettagonale della chiesa di S. Giacomo e, fuori dalle mura, la chiesa di S. Maria delle Grazie affrescata da Giulio Campi.

La Chiesa di Santa Maria Assunta, si trova in una tranquilla piazzetta dietro il comune, risale al quinto secolo e, prima di avere l’aspetto che ha oggi, ha subito numerose modifiche interne ed esterne date anche dai bombardamenti delle guerre e dal tempo che ovunque fa il suo corso.

Un’altra chiesa di età rinascimentale molto interessante è quella che si trova sull’antica strada per Cremona, fuori Porta San Giuseppe, dedicata alla Madonna delle Grazie, dove i Carmelitani crearono il loro monastero nel lontano 1468. Essa fu benedetta nel 1528 alla presenza di Francesco II Sforza. La decorazione dell’interno è considerata uno dei più raffinati complessi ornamentali di tutta la regione Lombarda: originariamente fu dipinta in terracotta soprattutto nei rilievi che sottolineano le parti strutturali; a tempera, nella volta e con degli affreschi sulle restanti superfici murarie.

Foto di Carlotta Ricci

Vicino alla Rocca sforzesca, nella cornice dell’ex Filanda a Soncino, c’è uno dei luoghi dove si concentrano le maggiori le uscite didattiche delle scolaresche dei paesi limitrofi, ma anche di quelli lontani ovvero il Museo della Seta che offre agli studenti, ma anche a tutti i suoi visitatori, un’ampia gamma di antichi strumenti per la produzione del prezioso tessuto, dall’approvvigionamento delle uova dei bachi fino al trattamento del materiale.

Il museo della Stampa

La casa della stampa o museo della stampa della città nasce da una vicenda tragica, ovvero la storia di una famiglia di origine ebree che proprio per le persecuzioni anti ebraiche già attive nel 1441 in Germania, dovette fuggire dalla città tedesca di Spira e rifugiarsi a Soncino, che a quell’epoca stava gia vivendo il suo periodo di massimo splendore a livello culturale e commerciale. Israel Natahan, il capofamiglia, sfruttando il momento propizio ebbe l’intuizione di applicare la recente tecnica della stampa a caratteri mobili e far nascere a Soncino una tipografia ebraica. Nel 1488 fu stampata la prima Bibbia completa di segni vocalici in ebraico. Pensate che in una marca tipografica si legge: …. Da Sion uscirà la legge e la parola del Signore da Soncino.

L’invenzione della stampa segnò un grande momento per la storia dell’Italia e proprio per questo motivo, ad oggi, quella casa, chiamata anche Officina della stampa è uno dei luoghi più visitati del luogo. Presenti in una sala ci sono addirittura due torchi di ghisa del 1800 dei fratelli Dell’Orto di Monza. Questi due cimeli sono utilizzati per una dimostrazione pratica di stampa da abili mastri stampatori.

Dall’arte all’assaggio

La cucina locale è legata sicuramente alla tradizione contadina del cremonese, del bresciano e della zona bergamasca, che si rifà molto sia ai prodotti della terra che alla vita contadina del luogo.  I piatti tipici soncinesi sono: lo stracotto d’asino, le marmellate di gelso, le radici di soncino, le lumache trifolate oltre ai classici salumi cremonesi (che garantisco!), al pollame allevato a terra ed infine i “casoncelli” (ravioli) e la famosissima pasta e fagioli.

“Assaggi davvero speciali”

Il Percorso Personalizzato Disabili dell’Ente di Formazione “InChiostro” che a Soncino ha proprio la sua sede seguendo gli insegnamenti di Santa Paola Elisabetta Cerioli, personaggio illustre nato e cresciuto in loco, con una devozione immane per i bambini e le persone più fragili, cerca di essere risorsa sia per il territorio (creando ricette che tutelino piatti locali ad esempio sono comunità slow food per la tutela della radice di Soncino) e risorsa per il sociale attraverso l’attuazione di  progetto didattico con un Ristorante e Bar Didattico dove lavorano ragazzi normotipici e ragazzi disabili nell’ottica di una vera e propria inclusione. Inoltre i ragazzi del percorso di preparazione pasti preparano marmellate, biscotti e molto altro che altri ragazzi insacchettano e abbelliscono creando packaging apposta, diversi e creativi ogni volta.

La storia di Ezelino da Romano

Una storia molto singolare che mi raccontava sempre mia nonna è quella di un noto guerriero sanguinario del 1200, Ezelino da Romano. Di lui si racconta, che dopo aver fatto mille stragi, mille guerre e tantissimi morti fu condannato nelle prigioni più scure del castello di Soncino a morire di stenti, sotto una goccia di acqua che pare “gli abbia fatto marcire il cervello” Egli regnò per un po’ di anni sulle province di Cremona, Bassano, Belluno, Brescia, Padova, Trento, Verona e Vicenza, creando una sorta di signoria. Sottomise svariati comuni e lo fece nei modi più barbari possibili. Tanto che proprio per questa sua cattiveria e attitudine sanguinaria venne ricordato anche in uno dei cantici dell’Inferno della divina commedia di Dante Alighieri. Ezzelino, fu però sconfitto dopo una strenua battaglia il 16 settembre 1259 a Cassano d’Adda, in seguito alle gravi ferite riportate, venne catturato e portato a Soncino, dove spirò il 27 settembre, a 65 anni di età, così come era vissuto, marcendo e strappandosi le bende. Ad oggi, Soncino, ogni settimana ricorda la sua morte con il rintocco di una campana e si favoleggia circa il fatto che sia stato sepolto con il suo tesoro

La leggenda narra che egli infatti, si fece seppellire insieme ai suoi averi, e nonna diceva pure che per ritrovare la sua cassa dorata è stato scavato, l’intero paese. Purtroppo nulla è stato ancora rinvenuto, e mia nonna, come molti suoi compaesani ha sempre avuto il sospetto che quel grande “tesoro” marcio si trovasse nell’unico luogo dove non sono stati mai effettuati gli scavi: l’attuale palazzo civico del paese.

Foto di Carlotta Ricci

Insomma Soncino, non è solo un paese della “bassa”. Soncino è un luogo dove il cuore e l’animo delle persone prende spazio e respiro attraverso le parole di chi, questo luogo te lo racconta: “un po’ come faceva mia nonna”. Soncino è un paese che sorge ogni mattina dietro le mura del castello, che si colora d’arancio e d’oro in autunno. E’ un paese circondato da mura ma non sta mai troppo sulla difensiva, ti abbraccia e questo basta senza parole di troppo. Proprio come quel cavaliere, in una sera di dicembre, quando sul ponte levatoio del castello, senza troppo paura di fantasmi e tiranni ha scritto un “e vissero felici contenti” da qui all’infinito. Ed io in quella storia ci credo davvero.