fonte foto: CircoMaximoExperience.it
Se andate a fare un giro a Roma, una delle tappe quasi obbligatorie è il Circo Massimo, un circo romano situato tra il colle Palatino e l’Aventino, sede dei giochi fin dall’inizio della storia romana. Se io nomino il circo, a tutti voi viene in mente un grosso tendone tutto colorato dove, all’interno, si svolge uno spettacolo pieno di acrobati, mimi, clown e chi più ne ha, più ne metta! Invece, quello di epoca romana, aveva una concezione diversa di spettacolo: per lo più qui venivano praticate le corse di cavalli con le carrozze, ma anche combattimenti tra gladiatori, spettacoli di saltimbanchi, partite di caccia, combattimenti tra animali, sfilate equestri e corse a piedi, fin’anche alla rappresentazione delle “Naumachiae“, ossia quando la pista veniva totalmente inondata dalle acque del Tevere, che passava lì vicino, e avvenivano le simulazioni delle battaglie navali.
La storia del Circo Massimo affonda le sue radici nel lontano VI secolo a.C., quando Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, fece costruire il primo circo, fatto totalmente di legno. Leggenda narra che proprio qui, durante una corsa di carri, Romolo e i suoi uomini compirono il famoso “Ratto delle Sabine“. Dopo due grossi incendi, il primo nel 31 a.C. ed il secondo nel 64 d.C., Traiano decide di ricostruire questo stadio usando pietra e marmo; doveva essere lo stadio più maestoso di tutto l’impero, così da celebrare la grandezza di Roma e del suo imperatore (l’hanno chiamato Maximo non a caso).
Tutti i circhi avevano una forma ellittica, con gradinate dove sedevano gli spettatori, chiamate “cavea“, un luogo dove venivano posizionati i cavalli e i carri che si sfidavano, chiamati “carceres“, una sorta di “pit-stop” per intenderci, e tutta la parte dell’entrata che era colma di stanze, le “tabernae“, dove gli spettatori potevano trovare tutto ciò di cui avevano bisogno, dal cibo alle bevande, le lavanderie, i cambiavaluta che svolgevano il grande compito di piazzare le scommesse, fino ai “lupanari“, dove si potevano trovare delle cortigiane compiacenti. La pista vera e propria era suddivisa in due parti: all’esterno c’erano le corsie di “arena“, ossia sabbia, dove si correva, una per l’andata e l’altra per il ritorno, mentre al centro c’era un grosso muro, chiamato “spina” che aveva la funzione di dividere le due corsie. Sopra la spina, che nel caso del Circo Massimo era anch’essa in marmo, vi erano posizionate, tra le altre cose, 7 grandi statue raffiguranti delle uova e 7 statue di delfini, che servivano per contare i giri fatti dai carri.
Oggi sono rimasti pochissimi resti archeologici di quello che, una volta, doveva essere una meraviglia unica e, di sicuro, difficilmente interpretabili ad un occhio poco allenato. Da archeologa, la cosa che più spesso mi sento dire è: “Ma come fai a immaginarti cos’era, una volta, da questo mucchietto di sassi?“. Infatti non è affatto facile ed è questo che rende poco fruibili i parchi e le aree archeologiche al grande pubblico, soprattutto quelli più provati dal passare del tempo. Per fortuna arriva in nostro aiuto la tecnologia.
Il progetto Circo Maximo Experience, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato da Zètema Progetto Cultura, è stato affidato ad GSNET Italia S.r.l /Inglobe Technologies S.r.l, con la direzione scientifica, i testi e la sceneggiatura a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ha proprio questo scopo: farci entrare interamente nella magnificienza di questo luogo, attraverso un’esperienza immersiva a 360°, grazie ad un visore VR (realtà virtuale), alla tecnologia AR (realtà aumentata) e agli auricolari stereofonici. Questa strumentazione ci permette di vedere la ricostruzione di quello che doveva essere il circo nelle varie epoche della sua storia. Un giro che dura 40 minuti, in otto lingue diverse (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese e giapponese) che ci fa rivivere tutta la storia del Circo Massimo.
Il percorso si divide in otto tappe che ci portano ne: “la Valle e le origini del Circo“, “il Circo da Giulio Cesare a Traiano“, “il Circo in età imperiale“, “la Cavea“, “l’Arco di Tito“, “le Botteghe (tabernae)”, “il Circo in età medievale e moderna” e, infine, “un giorno al Circo“. Il biglietto per vivere questa esperienza unica costa 12€ l’intero (comprensivo di entrata, visore, schermo anti-Covid e auricolari) e 10€ il ridotto. C’è anche la possibilità di acquistare un biglietto family, al costo di 22€, che comprende tutta l’esperienza per due adulti e per i figli sotto i 18 anni. Il nostro consiglio, visto il periodo che stiamo vivendo e le restrizioni che ne conseguono, è quello di visitare il sito www.circomaximoexperience.it per avere tutte le informazioni aggiornate, oppure telefonare al +39 060608 (tutti i giorni dalle ore 9:00 alle 19:00) per sapere gli orari di apertura e per acquistare i biglietti.
Questa avventura vi lascerà a bocca aperta, parola di archeologa!