Null’altro che un lampo. Vita di Simone De Beauvoir  la graphic novel di Valeria Carrieri e Cecilia Valagussa uscita il 16 dicembre per Hoppìpolla. L’opera promette di ricostruire la figura di Simone de Beauvoir e di esplorarne il lato più umano e meno noto. Ne ho parlato con le autrici.

null'altro che un lampo

L’intervista

Cosa svela questa graphic novel Simone de Beauvoir che già non sappiamo?

“Abbiamo deciso di privilegiare il racconto dell’infanzia e dell’adolescenza di Simone de Beauvoir, cercando di illuminare anche alcuni dettagli rivelatori, aneddoti minuti, legati a quella che Marguerite Duras ha definito “la vita materiale”. Ci siamo concentrate sulla prima fase della vita di Beauvoir, meno nota, ma fondamentale per comprendere, come ha detto lei stessa “la storia della sua vocazione” di filosofa e scrittrice. Il desiderio di scrivere infatti si radica, ben prima dell’incontro con Jean Paul Sartre, nell’amore che Simone nutriva sin da piccola per le storie che le raccontava la sua tata e per quelle lette nei libri che le consigliava il padre, al netto di qualche censura di una madre molto cattolica. E nell’incontro alle elementari con la sua migliore amica Zaza, anche lei lettrice appassionata e bambina dalla personalità ribelle. Morta alle soglie dell’età adulta, nella percezione di de Beauvoir Zaza è stata uccisa dalle limitazioni e dai pregiudizi della sua famiglia e della loro classe sociale. Volevamo illuminare il fatto che studiare e scrivere per Beauvoir sia stato anche un modo di vendicare la sua amica e saldare un debito con le bambine e le lettrici che erano state da piccole.”

 

Qual è stato il motore propulsivo che ha dato il via alla creazione dell’opera?

“Il motore del progetto è un diesel, si è attivato gradualmente da quando è arrivata la proposta da parte della casa editrice di lavorare su questo soggetto, ed è partito definitivamente in seguito a un viaggio che abbiamo fatto insieme tra Parigi ed Angouleme. Sedute nella moschea sorseggiando tè alla menta, con la sceneggiatura e lo storyboard alla mano abbiamo iniziato a leggere e immaginare insieme lo sviluppo della storia. La visita al museo di Cluny, oltre che ispirarci agli arazzi della Dama con l’unicorno, ci ha fatto capire quanto entrambe fossimo affascinate dall’arte medievale, tanto da voler inserire alcuni riferimenti nel lavoro. Ci conoscevamo poco, iniziare questo lavoro ci ha permesso di entrare in contatto profondo con la nostra visione dell’amicizia, la forza che ci ha spinte a portare a termine il lavoro.”

Quali sono state le difficoltà oggettive nella realizzazione dell’albo?

“Le difficoltà oggettive si sono presentate da subito.

Simone de Beauvoir è stata una persona molto longeva e ha scritto tutta la sua vita in diari, ampiamente citati nella sua autobiografia in quattro volumi. Se da un lato questa può sembrare una facilitazione al nostro lavoro, dall’altro lato è stato uno scoglio: che altro c’era dire su di lei che lei stessa non avesse già detto? Sembra un po’ un paradosso. Abbiamo dovuto fare uno sforzo di rielaborazione della sua autobiografia, un esercizio di immedesimazione. A partire dai dettagli che più ci colpivano rispetto alla nostra esperienza e aggiungendo qualcosa di nostro.

Simone è rappresentata in tutta la sua crescita, quindi il cambiamento della sua immagine doveva segnare in maniera evidente momenti di vita diversi e lo scorrere del tempo. Fortunatamente il parrucco è venuto in nostro aiuto.

Per mantenere l’accuratezza storica e cronologica nelle ambientazioni e nei personaggi abbiamo creato un archivio visivo, guardato e ripreso alcune fotografie di Brassai e Doisneau e i dipinti di Fernand Leger.

Dal punto di vista iconografico abbiamo mantenuto qualche licenza poetica, che solo occhi acuti potranno scovare.”

Narrazione e grafica: la graphic novel ha un impatto prima di tutto visivo. Quali tecniche sono state utilizzate per la realizzazione delle immagini?

“Le tecniche utilizzate sono i pennarelli, la grafite e le matite colorate, materiali che vengono utilizzati nei primi anni di scuola e spesso successivamente abbandonati. Per questo sono sembrate le tecniche adatte per raccontare la storia di crescita e formazione del personaggio.

Il mix delle tecniche è stato pensato per scandire il ritmo della narrazione e per sottolineare visivamente la differenza tra aneddoti di vita in un contesto scolastico e famigliare spesso rigido e opprimente in grafite b/n, e una percezione più intima e personale, fatta di sogni ed emozioni, a colori sgargianti.”

La parte narrativa accompagna i disegni o viceversa?

“C’è stato un costante dialogo tra narrazione e disegno in tutte le fasi della lavorazione della graphic novel.

La parte narrativa a volte accompagna a volte fa da controcanto alle immagini. La sfida è stata anche quella di cercare di spezzare una certa linearità delle narrazioni biografiche dove sembra che tutto, specie nella vita di una scrittrice o di uno scrittore, tenda a un unico fine. E dove si assiste spesso a una sorta di “santificazione” della protagonista o del protagonista con nascita, vita, morte e “miracoli”. Abbiamo cercato di inserire anche una dimensione meno fattuale sia introducendo degli alter ego animali come il Castoro (soprannome dato a Beauvoir ai tempi dell’università per la similitudine con l’inglese ‘beaver’), riprendendo appunto un certo gusto medievale per il simbolismo dei bestiari. E soprattutto abbiamo inserito nella struttura del racconto delle doppie pagine a colori che aprono su una dimensione più irrazionale e onirica.”

Qual è il lettore ideale dell’opera?

“Ci piacerebbe conoscere il parere di un castoro! Il lettore o la lettrice ideale è una persona che ha già letto o solo sentito nominare Simone de Beauvoir ed è curiosa o curioso di sapere qualcosa in più del contesto in cui hanno preso forma il suo pensiero e le domande che hanno animato la sua ricerca filosofica e letteraria. E magari avrà voglia poi di leggere e rileggere i suoi saggi e i suoi romanzi. E di chiedersi a sua volta: cosa ha significato e significa per me essere stato educato come un uomo / essere stata educata come una donna?”

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