Si possono incontrare folletti, rane o altri esseri verdi nelle greenways?
La domanda può sembrare tendenziosa, ma a me proprio questo è venuto in mente quando mi è stato chiesto di parlare di greenways… poi mi sono documentata! La definizione risale alla fine del secolo scorso e si deve a Tom Turner, che usa questo termine per indicare un “percorso piacevole dal punto di vista ambientale”. Negli ultimi decenni si sono sviluppate numerose associazioni all’interno di questo movimento culturale che lega aspetti naturalistici ad altri più tipicamente antropici.
L’articolo 1 dello statuto dell’Associazione Italiana Greenways Onlus, ne spiega esaurientemente il significato:
“Il termine Greenways può essere interpretato come un sistema di territori lineari tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo ricreativo, ecologico e storico-culturale”.
La Dichiarazione di Lille (2000), sottoscritta dalle principali associazioni europee che operano in questo campo precisa che le greenways “devono avere caratteristiche di larghezza, pendenza e pavimentazione tali da garantirne un utilizzo promiscuo in condizioni di sicurezza da parte di tutte le tipologie di utenti in qualunque condizione fisica. Al riguardo, il riutilizzo delle alzaie dei canali e delle linee ferroviarie abbandonate costituisce lo strumento privilegiato per lo sviluppo delle greenways”.
Come si può facilmente capire da quanto appena esposto, l’idea di greenway va oltre quella di un semplice pista ciclabile (con cui spesso viene confusa), investendo aspetti più strutturali, come la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse naturali, la promozione di uno sviluppo sostenibile, il recupero dei paesaggi degradati e lo sviluppo armonico delle città, rivolgendosi non solo ai ciclisti ma a tutti gli utenti non motorizzati.
Le Greenways devono rispondere a determinate caratteristiche, quali:
– la sicurezza,(i percorsi Greenways devono essere fisicamente separati dalla rete stradale ordinaria ed essere dedicati ad utenti non motorizzati);
– l’accessibilità,(chiunque può accedere e percorrere una greenway);
– la “circolazione dolce”,(con pendenze moderate che consentono di fruire “lentamente” i percorsi offrendo un diverso punto di vista sui paesaggi circostanti);
– la multiutenza,(diversi tipi di utenti possono accedere contemporaneamente ai percorsi greenways e solo in alcuni casi particolari alcuni utenti possono essere esclusi);
– il recupero di infrastrutture e strutture esistenti, (ridare nuova vita a sentieri, strade storiche, alzaie, linee ferroviarie dismesse, strade rurali minori, ecc., per la realizzazione dei percorsi e delle strutture di servizio è una delle prerogative delle greenways.);
– l’integrazione con l’ambiente naturale,( il rispetto dell’ambiente è sempre alla base dei percorsi greenways permettendo così un accesso accorto e rispettoso ad aree di particolare pregio naturale, promulgando parallelamente un’importante funzione educativa e consentendo una conoscenza e una fruizione sostenibile del territorio).
Notevoli sono i vantaggi legati alle Greenways per le popolazioni coinvolte che vanno ben oltre l’opportunità di avere a disposizione percorsi piacevoli e sicuri. Si va dal contribuire allo sviluppo di regioni interessanti da un punto di vista naturalistico, ma innegabilmente povere a livello commerciale e dello sviluppo economico, per non parlare degli effetti benefici sulla salute dell’intera popolazione! In effetti promuovere lo sviluppo di questa nuova forma di turismo attivo, responsabile e sostenibile potrà portare dei vantaggi anche economici, oltre a quelli ambientali.
Molto è stato fatto, ma molto si può e si deve ancora fare. Un esempio per tutti: il recupero delle linee ferroviarie dismesse. In Italia coprono oltre 7.000 chilometri che potrebbero in massima parte essere riutilizzate in greenways, ma attualmente ne sono state usate solo 800 chilometri.
Amante della scrittura e del cibo. Scrivo da quando ho memoria, mangio più o meno da sempre. Giornalista Pubblicista dal 2017, con la nascita di Hermes Magazine ho realizzato un mio piccolo, grande sogno. Oggi, oltre a dedicarmi a ciò che amo, lavoro in un’agenzia di comunicazione come Social Media Manager.