Svetlana Aleksievič, un Premio Nobel contro il regime

Fonte foto: Left.it

 

Svetlana Aleksandrovna Aleksievič è nata nel 1948 in Ucraina, da padre bielorusso e madre ucraina, e ha vissuto in Bielorussia fino a quando il regime di Lukašenko non ha iniziato a perseguitarla. Per via della sua forte critica nei confronti del regime dittatoriale, l’opera della Aleksievič è stata infatti bandita dal Paese, e l’autrice stessa si è dovuta allontanare dalla Bielorussia per ben dodici anni.

 

La Aleksievič è stata una nota cronista dei principali eventi accaduti nell’orbita dell’Unione Sovietica, e della sua caduta, a partire dalla seconda metà del XX secolo. In seguito si è fatta conoscere anche per i suoi libri, che però si distaccano dalla mera cronaca: le sue opere sono infatti un racconto a più voci delle esperienze di singoli individui, ma in relazione agli accadimenti della Storia e alle loro conseguenze.

 

Tra i suoi libri più celebri ricordiamo Preghiera per Černobil’, pubblicato nel 1997, frutto di lunghi anni di dialoghi con le persone che sono state private di tutto da questo terribile disastro. La stessa autrice descrive il libro come una ricostruzione dei sentimenti delle persone coinvolte, e non semplicemente di quanto accaduto.

 

Svetlana Aleksievič tramite le sue parole ci fa ascoltare anche le testimonianze dei reduci della guerra in Afghanistan con Ragazzi di Zinco del 2003, dove i protagonisti raccontano tutto ciò che era sempre stato nascosto su questo evento. Le è valso invece il Premio Nobel per la Letteratura nel 2015 il libro Tempo di Seconda Mano, sulla vita in Russia dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

 

Il genio della scrittura della Aleksievič è la sua capacità di azzerare il suo ruolo di narratrice, lasciando parlare direttamente i suoi interlocutori: oppressi e oppressori, vincitori e vinti si raccontano senza nessun filtro o intermediazione. 

 

Svetlana Aleksievič è stata protagonista anche della storia molto recente e dolorosa della Bielorussia: le forti proteste contro Lukašenko che stanno scuotendo il Paese in questi ultimi mesi sono ormai tristemente note. Dopo che la candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya è stata costretta a lasciare la Bielorussia e la leader dell’opposizione Maria Kolesnikova è stata arrestata, la Aleksievič è rimasta per qualche tempo l’unico membro del consiglio di opposizione ancora in libertà a Minsk.

 

Solo grazie alla sua stessa notorietà e all’appoggio degli ambasciatori dei Paesi occidentali, soprattutto dopo i tentativi di effrazione alla porta della sua abitazione, ha evitato un arresto.

 

Anche l’autrice ha però dovuto lasciare il Paese il 28 settembre per raggiungere la Germania e sottoporsi a cure mediche programmate da tempo. Non è affatto certo che le autorità le consentano di ritornare, né se sarà sicuro per lei farlo, visto che nemmeno questa volta ha risparmiato parole dure contro la dittatura vigente, con il solito coraggio che la contraddistingue.

 

Il Festival Letterario Internazionale di Taormina ha conferito a Svetlana Aleksievič il Taobuk International Award for Literary Excellence, lo scorso 3 ottobre. In questa occasione l’autrice ha riferito che in Bielorussia si sognava “una rivoluzione senza sangue, una rivoluzione bella”. E ha sottolineato, una volta di più, che “i libri sulla verità sono necessari”.