Al giorno d’oggi ascoltare della musica on line è facilissimo, tanto che le giovani generazioni non immaginano neppure che siano esistiti dei tempi in cui reperire la musica in rete non era così facile. Siete curiosi si conoscere l’evoluzione dello streaming musicale? Allora proseguite nella lettura del nostro articolo!

Dai supporti fisici alla musica liquida

I modi per ascoltare la musica hanno visto con il trascorrere del tempo una lenta ma inesorabile evoluzione. I primi supporti, detti “fisici”, consentivano una buona riproduzione del suono ma erano deperibili: i dischi, e ancora di più le musicassette, si deterioravano al punto da rendere l’ascolto quasi impossibile.

Il primo supporto fisico che ha rivoluzionato il mondo dell’ascolto musicale è stato il compact disc, che consentiva un ascolto delle canzoni pressoché infinito mantenendo sempre lo stesso livello di qualità. L’avvento di una nuova epoca, comunque, è accaduto quando si è passati alla cosiddetta “musica liquida”, vale a dire all’ascolto della musica online.

L’evoluzione dello streaming da Napster a Spotify

Fonte foto: pixabay.com

Napster ed eMule

Con la diffusione di massa dell’utilizzo dei personal computer ha preso piede anche l’ascolto della musica online. I primi programmi ad aver consentito lo streaming digitale sono stati Napster ed eMule, che mettevano a disposizione la musica per il download immediato. Questo tipo di fruizione musicale ha avuto un enorme successo, ma ha anche portato alla diffusione di pratiche illegali, dal momento che in queste piattaforme non esistevano delle licenze che verificassero l’autorizzazione alla riproduzione musicale.

Il caso di Kid A

Uno dei primi gruppi a cavalcare l’onda del successo dello streaming musicale è stato quello dei Radiohead, per l’uscita del loro quarto album, “Kid A”. Già con l’uscita del loro precedente lavoro, “Ok Computer”, le case discografiche che avevano prodotto l’album crearono un’applicazione, iBlip, in cui si poteva ordinare online il disco e ascoltare delle parti di brani in streaming prima dell’uscita ufficiale.

Con “Kid A”, il processo di digitalizzazione della musica dei Radiohead divenne inarrestabile. Alcuni fan registrarono i concerti in cui il gruppo presentò per la prima volta i brani del nuovo album e li caricarono su Napster; in questo modo, quando l’album venne pubblicato si registrò un considerevole calo delle vendite, e un massiccio utilizzo della piattaforma per l’ascolto della musica.

YouTube

Nato nel 2005 dall’idea di tre giovani informatici, YouTube ha rivoluzionato in maniera definitiva il mondo dell’ascolto musicale. Ha reso infatti semplicissimo, con pochi clic, la possibilità di vedere in maniera gratuita video musicali, trailer, film completi e documentari.

Soprattutto all’inizio anche in questo canale fioccavano le riproduzioni illegali, ma con il tempo YouTube ha prestato una maggiore attenzione al copyright, tenendo conto dei diritti d’autore di coloro che creano i contenuti. YouTube è diventato uno dei punti di riferimento per l’ascolto online della musica, visto che ancora al giorno d’oggi è uno dei canali principali di pubblicazione di video da parte di cantanti e artisti.

Spotify

Ideato dagli svedesi Daniel Ek e Martin Lorentzon e nato nel 2006, Spotify è diventato molto velocemente uno dei canali più utilizzati per l’ascolto della musica in streaming. Con più di 675 milioni di utenti attivi mensili nel mese di dicembre 2024 e più di 263 milioni di abbonati, infatti, questo canale ha conquistato il 32,2% del mercato globale annuale per quanto riguarda le utenze premium.

Consentendo lo streaming diretto della musica, Spotify ha sbaragliato la concorrenza del preesistente iTunes di proprietà della Apple Inc., perché a differenza di quest’ultimo, che consentiva agli abbonati di acquistare singoli album, Spotify garantisce la possibilità di streaming di tutta la musica presente sulla piattaforma, sia nella versione gratuita, che presenta però numerose limitazioni e l’inserimento di pubblicità, che in quella a pagamento.

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