Neapolitan Republic è un nuovo progetto ideato da Dante Faletto, imprenditore napoletano, che nonostante la situazione difficile, crede nella potenza di Napoli e decide di investire per difendere una napoletaneità sana e creativa. La sua idea è quella di diffondere la bellezza della città, attraverso gli occhi di artisti italiani ed internazionali, promuovendo l’idea di una città lontana dai soliti luoghi comuni. E così che nascono vere e proprie opere d’arte, che raccontano Napoli nella sua interezza.
Gli artisti che per il momento hanno sposato il progetto sono: la berlinese Andrea Villanis con un progetto completamente dedicato alla visione di Napoli attraverso i mandala, Giuseppina Gazineo con un’opera dedicata a Scampia dal titolo “Mission”; Gabiele Rollin con “Vico Esclamativo” ed una versione di “San Gennaro” innovativa rispetto all’iconografia classica; Elle Illustrations con una visione completamente nuova della pizza napoletana raffigurata nella sua “Parte di te”; lo street artist IABO con “Basquiat” e l’architetto Giuseppe di Costanzo con “TazziNa”.
Questo progetto vuole, però, coinvolgere non solo gli artisti, ma l’intera città, con chi lavora e resiste, soprattutto in una situazione di precarietà come quella che stiamo vivendo. Gli ambassador di Neapolitan Republic, quindi, non sono solo gli artisti, ma anche i napoletani stessi, che con il loro impegno e la loro creatività diffondono l’idea di una Napoli pulita. Tra questi ci sono: il Nuovo Teatro Sanità, Dario Sansone dei Foja, Alessandro Condurro dell’Antica Pizzeria da Michele, Enrico e Carlo Alberto Lombardi della storica pizzeria Lombardi 1892 a Via Foria, Fabiana Sera voce nazionale e icona della lotta al cyberbullismo, Leopoldo Infante della Taralleria napoletana, Dario Albano storico bartender e figura di riferimento del mondo della notte napoletano, Fabio Ditto imprenditore che ha dato vita al marchio tutto napoletano di birra artigianale “Kbirr”.
Abbiamo intervistato l’ideatore del progetto Dante Faletto, il quale ci ha raccontato come nasce il progetto.
Come nasce Neapolitan Republic?
Neapolitan Republic nasce da un disagio verso due fenomeni ben precisi. Durante la serie Gomorra, lavorando in giro per l’Italia con clienti con i quali ho un rapporto consolidato, percepivo i loro timori e le loro domande sulla grave quotidianità napoletana. Restavo ovviamente perplesso. I primi Gomorra li ho compresi e contestualizzati, ma mi rendevo conto che per chi non avesse chiara la situazione e non avesse gli strumenti per discernere, Napoli sembrava aderente a quella narrazione. E dall’altra i napoletani che spesso, non contestualizzando, chiedevano a Saviano di raccontare il resto di Napoli, la grande Bellezza, ma anche la normalità. Ecco quello non è né un onere né un onore che dobbiamo chiedere a Roberto. Questo è un compito nostro e io ho voluto fare questo: raccontare Napoli. Poi mancava il punto di vista che mi appassionasse al punto tale da essere così folle da investirci soldi e tempo, e allora ho pensato agli artisti, per convogliare un messaggio sicuramente soggettivo, ma anche dotato di quella sensibilità ed immediatezza che solo un’artista può regalare.
Perché un nome inglese?
Perché Napoli è globale e deve essere internazionale. Perché Napoli è il riflesso di un’espressione antropologica, unica che vive in un contesto unico… Napoli non è chiusa su se stessa e sempre in difesa. Napoli è una città aperta che parla al mondo e vuole attrarre il mondo. Il sogno è avere tanti artisti internazionali. Immagina come potrebbe esprimere Napoli con la sua arte, un’artista che Napoli non la conosce. Quindi Neapolitan Republic con l’ambizione di aver in futuro spazi anche in città altrove, come Milano, Londra, New York.
Qual è lo scopo?
Lo scopo è lo storytelling. Facendo comunicazione ho imparato che lo storytelling per funzionare non deve essere un racconto ovattato o immaginario. Lo storytelling moderno deve essere aderente alla realtà e secondo me lo storytelling di Napoli necessita di iniziativa come la nostra, ma anche di valorizzare chi questa narrazione già la persegue e la interpreta da molto tempo. Per questo non solo artisti, ma anche Ambassador, perché Napoli è anche questo, è una fucina di artisti, imprenditori, pensatori, professionalità e di eccellenze.
A causa del Covid siete stati costretti ad annullare la presentazione. Avete comunque intenzione di presentare il progetto dal vivo?
A breve faremo sicuramente una presentazione, ma il vero evento sarà costantemente entrare nelle realtà di Napoli che non hanno una ribalta e raccontarle. Così presentiamo Neapolitan Republic. Il progetto ha questo scopo su tutto: raccontare Napoli a tutti i costi come uno strumento di guerriglia marketing, diffondendo oggetti che raccontano: maglie, segnalibro, pins, tazze. Sembrano souvenir, ma non lo sono. Sono oggetti con opere uniche che formano una catena identitaria. Avere un oggetto di NR è come diventare uno strumento narrativo vivente. Credo che la cosa più interessante sia il connubio artisti e Ambassador. Questo è il cuore del progetto. E’ come collegare la fantasia narrativa alla storia concreta che dimostra che Napoli quotidianamente esiste, produce, sorride, accoglie, dimostra, che Napoli è viva e lascia il segno.
Amante della scrittura e del cibo. Scrivo da quando ho memoria, mangio più o meno da sempre. Giornalista Pubblicista dal 2017, con la nascita di Hermes Magazine ho realizzato un mio piccolo, grande sogno. Oggi, oltre a dedicarmi a ciò che amo, lavoro in un’agenzia di comunicazione come Social Media Manager.