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La persistenza della memoria di Salvador Dalí

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Che Salvador Dalí fosse un genio del surrealismo non è un di certo segreto. Le sue opere, infatti, che sono conosciute a livello mondiale, lo hanno consacrato come uno degli artisti più innovativi e stravaganti dell’arte novecentesca. Ma cos’hanno di particolare i suoi dipinti? Scopriamolo analizzando una delle sue opere più celebri e amate: La persistenza della memoria (La persistencia de la memòriea in catalano).

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Fonte foto: bitculturali.it

Analisi dell’opera

Opera surrealista per antonomasia, La persistenza della memoria è un dipinto a olio su tela (24×33 cm), realizzato nel 1931 e conservato al Museum of Modern Art di New York.

Dipinto di innegabile bellezza, l’osservatore si trova subito proiettato in un paesaggio fantastico –  presumibilmente si tratta della Costa Brava, una località molto amata da Dalí – dominato da un cielo irreale, quasi apocalittico. A prima vista si nota subito un’ambientazione desertica, disabitata da ogni forma di vegetazione. Gli unici oggetti presenti, disposti su un parallelepipedo marrone e su un tronco spoglio, sono gli orologi molli: l’occhio dell’osservatore non può che rimanere rapito dalla loro fluidità e dalla loro disposizione emblematica.

La sensazione è quella di poterli toccare con mano, sentendoli sciogliere sotto le dita. Gli orologi, infatti, sono quasi liquefatti, squagliati. Ma, osservando con maggiore attenzione, altri dettagli saltano all’occhio: la mosca disposta sull’orologio azzurro e oro, un occhio chiuso dalle lunghe ciglia e un plinto blu sullo sfondo, che sembra mescolarsi con il colore del mare retrostante.

L’unico orologio rimasto intatto, disposto sul parallelepipedo e di color arancione, è totalmente coperto di formiche nere che pullulano da ogni lato. La scelta delle formiche non è casuale: sembra che l’artista catalano da sempre abbia nutrito una fobia verso questi insetti.

Alcuni dettagli

L’orologio con le formiche:

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Fonte foto: arteworld.it

L’occhio addormentato con le lunghe ciglia:

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Fonte foto: arteworld.it

L’orologio liquefatto disposto sul parallelepipedo marrone:

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Fonte foto: arteworld.it

L’elasticità del tempo

La permanenza della memoria non rappresenta solo una meravigliosa opera d’arte surrealista, ma è anche l’emblema dello scorrere del tempo e della sua elasticità.

Ma cosa s’intende con “elasticità del tempo”? Salvador Dalí, da sempre interessato alle opere freudiane e alle idee dello psicoanalista austriaco, riflette e si interroga sulla relatività del tempo. Nel dipinto, infatti, ogni orologio segna un orario diverso, rappresentando di conseguenza un modo sempre differente di intendere il tempo; ognuno di noi, infatti, possiede una propria sensazione temporale che non è mai uguale a quella di un altro individuo.

L’opera, in conclusione, non è altro che un’allegoria di come il tempo sia relativo e, di fatto, fluido.

Un’idea geniale

C’è poco da fare: quando l’idea geniale arriva, non si può far altro che assecondarla. Ed è quanto fece l’artista catalano nel 1931. Dalí infatti, dopo essere stato assalito da un’emicrania improvvisa e costretto da solo in casa, prese i suoi pennelli e iniziò a proiettare i suoi pensieri su tela.

Fu lo stesso artista a raccontare la singolare esperienza in Vita segreta, la sua autobiografia: “Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala [sua moglie], però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio.

Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando […] Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato“.

 

 

 


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