Tiriamo le somme su Il Ragazzo e l'Airone

Tiriamo le somme su Il Ragazzo e l’Airone

Approda tra le pagine di Hermes Il Ragazzo e l’Airone di Miyazaki uscito nelle sale della penisola il primo gennaio 2024 e già ampiamente sulla bocca di tutti dal 2023.

Perché adesso

Il nuovo e attesissimo lungometraggio dello Studio Ghibli arriva nelle nostre sale come il film d’animazione pronto a sedere accanto all’altro gigante creato dalla casa di produzione di Miyazaki: La Città Incantata. Tra il 2023 e il neonato 2024 Il Ragazzo e l’Airone vince, tra le svariate nomination, al National Board of Review USA 2023 come miglior film e nel 2024 si porta a casa il Golden Globes come miglior film d’animazione. Nonostante questo ho sentito e letto pareri discordanti e molti dissensi, ecco il perché di questo articolo. Purtroppo la filosofia di vita ed il pensiero del grande maestro dell’animazione nipponico arriva ai più del Bel Paese attraverso un mezzo decisamente mainstream: la piattaforma streaming più in voga del momento, sì proprio Netflix. Una mossa da parte del distributore molto furba data la volontà Disney di avere una piattaforma tutta sua (disquisizioni ormai vecchie ma appunto doveroso da inserire). Il problema è che chi ancora non conosceva Hayao Miyazaki si è trovato ad avere a che fare con un mostro sacro, con qualcuno che ha portato avanti lotte importanti come il diritto di donne e uomini di essere semplicemente ciò che sono per natura, e così che nei suoi lavori, si incontrano uomini capaci di lasciarsi stupire e di essere l’appoggio a donne forti, ma di questo vi ho già parlato qui. E poi ci sono tutte le altre lotte, quelle di un pianeta che non siamo in grado di sentire e che Miyazaki fa parlare, da decenni e decenni, attraverso il mito e il folklore d’Oriente mostrandoci non solo draghi e spiriti iconici ma anche tanuki pronti ad immolarsi per tentare di salvare boschi e foreste. Così infine ci si è trovati davanti ad un grande malinteso, proprio com’è successo e succede per moltissimi anime e lungometraggi orientali (sì perché non solo il Giappone ma anche la Corea e la Cina sfornano pellicole niente male), di pensare che guardare un lungometraggio dello Studio Ghibli possa essere paragonabile al guardare una produzione Disney. No, e non mi spiace, non è POP, non vuole essere cultura di massa di bassa lega e non è semplice intrattenimento, non lo è praticamente mai. Un modo facile per capire cosa intendo? Guardate Ponyo sulla Scogliera e poi uno dei La Sirenetta e traete da voi la conclusione. Ponyo potete trovarla anche negli studi degli psicologi, utilizzata come media per piccoli e grandi mentre l’arriccia spiccia di Ariel non proprio. Ma torniamo a Il Ragazzo e l’Airone.

La storia

Il Ragazzo e l’Airone si apre con un terribile incendio nel quale Mahito (il protagonista), ancora bambino, perde tragicamente la madre. La guerra, come in molti altri lavori dello Studio Ghibli, incombe sulle vite di persone che vorrebbero semplicemente un po’ di quell’accogliente routine che caratterizza le nostre vite. A due anni di distanza dalla morte della madre Mahito si trasferisce dalla zia con il padre lasciando la città in favore della campagna. Il trasferimento non è mosso dal desiderio di aiutare il ragazzo ma dovuto al fatto che ora il padre e la zia di Mahito sono una coppia in dolce attesa. Mahito si sente spaesato, fuori posto e ad aggravare il suo disorientamento si aggiunge una brutta ferita alla testa che il ragazzo si autoinfligge dopo il primo giorno di scuola. In questo contesto Mahito inizia l’elaborazione del lutto materno, lo fa attraverso un viaggio surreale che lascia una porta aperta all’ipotesi che tutto si svolga a livello onirico.

Riflessioni ed evidenze

A sottolineare la volontà del regista nel voler palesare il riferimento ad un mondo onirico e d’introspezione ci sono alcune evidenti citazioni al mondo della pittura. Miyazaki non ci va per il sottile e utilizza opere che gli appassionati d’arte conoscono molto bene:  L’Isola dei Morti di Arnold Bocklin, Idee Chiare di René Magritte, questo riferimento viene rafforzato dai dialoghi tra Mahito e il prozio e dal fatto che il ragazzo riporta con sé dal viaggio proprio una pietra pura. Innumerevoli i tributi a Giorgio de Chirico ad iniziare dai solidi utilizzati per costruire un mondo effimero e imperfetto al palese riferimento a Piazza d’Italia che si fonde armonicamente con il ricordo del non luogo che si vede ne La Città Incantata nei titoli di coda della pellicola. In tutti e tre i casi un semplice luogo di passaggio ma fondamentale ai fini della narrazione. Un altro riferimento che si fa strada prepotentemente è La città che sale di Boccioni. Importante da inserire poiché tale tributo si palesa nella parte iniziale dell’incendio con un’animazione audace, veloce e che lascia molto spazio ad un non finito che il maestro Miyazaki non ci aveva ancora mostrato. C’è poi una cosa che non è totalmente nuova ma che in Il Ragazzo e l’Airone si mostra con forza: il protagonista è un ragazzo solo, esile, pieno di dubbi e paure che ha la sola certezza di non voler avere in alcun modo a che fare con i principi egoistici e totalitari che vigono in entrambi i mondi nei quali si è trovato a vivere. Proprio adesso che vanno tanto di moda quelle paladine forti delle quali Miyazaki parlava quando in Occidente andavano di moda i principi azzurri ci parla dell’uomo reale mettendosi in prima persona, riportando sulla pellicola una parte significativa della sua infanzia.

Infine, anche se ci sarebbe molto di più da dire, il confronto generazionale ed il monito al genere umano di custodire collaborando il mondo nel quale viviamo poiché siamo creature imperfette, lo fa mostrandoci un uomo solo, anziano e stanco di dover ricostruire costantemente un delirante mondo ingiusto che ha avuto l’ardire di creare.