“Appena un minuto“ è un film per la regia di Francesco Mandelli in cui il protagonista, interpretato da Max Giusti, vive un’esperienza singolare: Attraverso un’app del cellulare ottiene la possibilità di tornare indietro nel tempo, esattamente a quel “minuto prima di…”, per cambiare le cose a suo vantaggio. L’idea dei salti temporali è stata e continua ad essere per il cinema fonte di ispirazione.
Il racconto si adagia nel solco di una tradizione ampiamente consolidata e portata avanti negli anni da titoli come Cambia la tua vita con un click oppure pellicole dai risvolti romantici quali per esempio Questione di tempo, o ancora rappresentazioni dai toni dark e quasi horror come Donnie Darko, o fantascietifici-umanistici come Interstellar, senza dimenticare la commedia grottesca Ricomincio da capo, e naturalmente la pellicola simbolo del genere: Ritorno al futuro. Queste pellicole fanno del tempo un elemento narrativo imprescindibile per lo sviluppo dell’intera storia, nonché un pretesto per una riflessione più intima sul senso della vita. Ma è proprio questa dimensione che, a detta di qualche critico più severo, sembra mancare in Appena un minuto, un film che nonostante le buone intenzioni, si riduce a una sequela di sketch comici svuotando il paradosso temporale della funzione drammaturgica che gli è propria.
Abusare dell’espediente del salto temporale fino a normalizzarlo azzerandone il potere narrativo, non fa che ridurre il film a una commedia che mette in fila una manciata di gag discutibili e una critica di luoghi comuni, che altri autori hanno saputo fare meglio altrove. Non c’è nulla di nuovo né nel linguaggio, né nei personaggi, come il cliché della badante dell’est, dell’italiano medio alla ricerca di un riscatto o quello di una generazione di giovanissimi “che non capisce un cazzo” e ascolta musica che “fa cagarissimo”, e che però è quello che serve per “fare il botto”. Nessuno dei temi messi a fuoco, dallo scontro generazionale alla satira di costume, viene approfondito come meriterebbe, mentre i personaggi non subiscono evoluzione e ripropongono stereotipi.
I tratti del film sono quelli della commedia pop intrisa di romanità. La storia nasce dall’idea di Max Giusti (che è anche protagonista) che qui scrive soggetto e sceneggiatura insieme a Igor Artibani e Giuliano Rinaldi. Giusti interpreta Claudio, uno spiantato agente immobiliare, padre di due adolescenti, separato dalla moglie che lo ha mollato. Claudio ha cinquant’anni, ma vive con la mamma, interpretata da Loretta Goggi, nella cameretta di quando ne aveva quindici, tappezzata di poster degli Spandau Ballet e abitata dai fumetti di Tex. Non ha uno smartphone, ma si arrangia ostinatamente con un vecchio Nokia e ogni mattina si sveglia sulle note neomelodiche di “Nu jeans e na maglietta” di Nino D’Angelo. Quasi inesistente il rapporto con i due figli: Luca, aspirante trapper, che impegna le giornate a esibirsi davanti allo schermo di un telefonino, e Greta, tutta presa a condividere stories su Instagram e acquistare like a suon di centinaia di euro, il prezzo da pagare per costruirsi un’immagine social degna dei tempi. Tutto sembra andare nella direzione del totale fallimento, fino a quando, spinto dall’amico Ascanio e convinto che sia arrivato il momento di convertirsi al digitale, Claudio finalmente deciderà di comprare il suo primo smartphone. Che non è un telefono qualsiasi: con un tasto infatti si può tornare indietro di sessanta secondi. Da quel momento Claudio cercherà di dare una raddrizzata alla sua vita, nel tentativo di riconquistare la propria famiglia.
C’è però da elogiare sicuramente la componente spiritosa, riuscitissima che rende la visione del film molto divertente e l’interpretazione dei due adolescenti che recitano a proprio agio e con disinvoltura.
Vi proponiamo di seguito il trailer ufficiale.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.