Fango rosso è un libro intenso. Un titolo significativo benché composto da due parole apparentemente comuni. Un sostantivo e un aggettivo qualunque. Un colore inflazionato, che evoca scene dai connotati violenti o passionali. Fango rosso, di Rino Mazzanti, è un thriller psicologico dai contorni noir molto marcati che non manca di attanagliare il lettore con delitti efferati. Sullo sfondo il mondo delle sette, dalle origini secolari con brame di potere. L’incipit è dinamico: Pittsburgh è l’ambientazione scelta: il rapimento di una giornalista che indaga sulle misteriose morti di giovani donne impiegate presso una multinazionale americana di trattamento dell’alluminio. Il fango rosso è il prodotto di scarto dell’industria, altamente tossico, i cui componenti sono stati trovati nel corpo delle vittime. Tra loro la madre di Lou, il protagonista, discendente di una stirpe di pirati dei Caraibi entrati in possesso di un libro dai poteri magici: il Big Coin. Questo libro antico è il fulcro da cui tutto ha inizio in una città che rappresenta la rinascita, perché identifica una località rinata dal suo osmotico rapporto tra industria e natura, dove del primo rimane solo l’azione e del secondo la visione. La rinascita è possibile solo se ci si pone un obiettivo: per rinascere, bisogna “ri-uscire”.
La trama è fitta di intrighi, di scene cruente e di drammi psicologici. Lou Caswan lotta con se stesso, con il suo passato dal quale non riesce a riemergere, ma con il quale è costretto a fare i conti, dato che fino a quel momento della sua vita lo ha sempre ignorato, evitato, rimosso. Comincia così il suo percorso di riscatto, di rinascita che, attraverso i drammi della sua vita – la morte del padre, suicida, il grave infortunio della madre sul luogo di lavoro, la morte del nonno ‒ lo porterà a fare pace con la sua realtà, con il suo essere uomo. Uomo fatto di solitudini. Solitudini che sono rivalutabili perché occasioni di cambiamento, di riscatto, oltre che di perdita. Certo, la solitudine per il protagonista è stata per molto tempo un atto di presunzione, una scorciatoia, una strada facile da percorrere, una scelta al non agire per paura di reazioni o semplicemente per pigrizia. Gli eventi, però, lo porteranno a rivedere questo suo modo di vivere, aprendogli gli occhi su ciò che era stato e su ciò che invece ora vuole essere. Il suo nemico principale sembra essere egli stesso, e il tempo. Il tempo che ha sprecato, durante il quale non è cresciuto.
L’autore Rino Mazzanti, al suo romanzo d’esordio edito da Edizioni Haiku con la collaborazione di Scrittura Efficace, ci presenta un libro ben scritto in cui si percepiscono due stili molto diversi tra la prima e la seconda parte: i dialoghi incalzanti e il narratore onnisciente che rendono la lettura varia e interessante. Se amate la suspance e l’introspezione, questo libro è assolutamente da leggere.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.