It ends with us: siamo noi a dire basta

It ends with us: siamo noi a dire basta – La recensione

It ends with us, la storia di Lily Bloom è stata un successo senza eguali, prima in formato libro e in seguito al cinema. Una storia intensa dove amore, violenza e compassione si intrecciano. Definirla una rom com, sarebbe riduttivo e alquanto fuori luogo. It ends with us è l’espressione delle varie facce che la violenza può assumere, di come riesce a camuffarsi meravigliosamente dietro l’amore e l’attenzione.

La trama 

Due amori diversi, quello “nuovo”, che ti sembra eccitante e che pian piano si trasforma in casa, ma bisogna stare attenti a non confondere la casa con una prigione. È stato così per Lily Bloom, fioraia di Boston e con Ryle, neurochirurgo straricco. Dopo un po’ dalla loro relazione, iniziano le prime forme di violenza, ma ad un certo punto ricompare il suo primo amore: Atlas. Entrambi condividevano nel proprio passato la presenza della figura paterna violenta nei confronti delle proprie madri. 

È quando la gelosia di Ryle inizia a diventare eccessiva, che Lily, grazie alla presenza di Atlas, ma soprattutto grazie a se stessa, alla sua resilienza e alla sua promessa di non diventare come la madre, ha il coraggio di dire basta. 

Il passaparola del book-tok

Attesissimo il film tratto dal romanzo di It ends with us di Colleen Hoover, che ha ottenuto un successo strabiliante non solo per la sua storia avvincente, infatti deve ringraziare per la sua risonanza mediatica anche la piattaforma social di Tik Tok, attraverso il passaparola instauratosi nella sua area dedicata ai libri, il Book-tok.

Ma lo stesso popolo di Tik Tok, nonché fandom del romanzo, ancora oggi avrebbe preferito avere nel cast altri attori, (Abby Cohen nel ruolo di Lily, Logan Lermen in quello Atlas e Theo James per i panni di Ryle). Un’altra scelta molto criticata è stata quella del vestiario, che ha lasciato inorriditi i fan di Lily Bloom, non aspettandosi una scappata di casa impreziosita da piccoli capi di lusso. 

Le polemiche e lo scivolone di Blake Lively 

Arrivato il Italia il 21 agosto è ormai successo al botteghino internazionale, incassando già 100 milioni di dollari. Sarà stata la fama del  romanzo o il marketing giocato da Blake Lively? Proprio lei, la regina del Met Gala, Lady Deadpool o più semplicemente queen S, Blake Lively mi dispiace dirti, ma non sempre è tutto rose e fiori, il web di certo lo sa e non intende perdonarla. 

L’attrice protagonista è stata inondata da Shitstorm da ogni angolo della rete, accusata di non aver dato il giusto peso al cuore della pellicola: la violenza domestica. Incitando le ragazze ad andarlo a vedere al cinema con le amiche, spacciandolo per una commedia romantica. Nel mentre non ha tardato a pubblicizzare la sua nuova linea per capelli o contribuire alla sponsorizzazione del film del marito, Ryan Reynolds. 

It ends with us: siamo noi a dire basta

Fonte foto: ilpost.com

Alcune voci dietro le quinte mormorano addirittura un duro litigio tra lei e Justin Baldoni, co-protagonista, ma soprattutto regista del film, che come primo obiettivo ha inteso trattare la tematica centrale di It ends with us in maniera prioritaria, facendo invece apparire il tema romantico sullo sfondo. 

Siamo noi a dire basta!

Polemiche e litigi a parte, su una cosa Blake ha ragione: la protagonista del film non è soltanto una vittima, è una sopravvissuta e che ciò che si vive non ci definisce, siamo noi a definire chi siamo.  Non sempre riusciamo a dire basta, a mettere un punto. È una volta arrivati all’apice, che bisogna affrontare la realtà, ciò che il film ci vuole trasmettere è proprio questo.  

In molti, nella prima metà del film, si saranno ritrovati a giustificare gli accaduti alquanto sospetti della coppia, definendoli “incidenti”. Justin Baldoni è riuscito a trasmetterci la triste dinamica della giustificazione alla violenza, che molte vittime si ritrovano a vivere. Chi ha visto It ends with us, si è ritrovato a vivere il punto di vista di Lily, in veste di vittima di abusi domestici. 

Potremmo definire questo film: un campanello d’allarme. Non solo per chi non si rende conto di essere invischiato in una dinamica più tossica di ciò che pensa, ma anche che non solo le vittime vanno aiutate, anche i carnefici hanno bisogno di un percorso di riabilitazione per evitare che dinamiche del genere possano ripetersi. 

It ends with us: siamo noi a dire basta

Fonte foto: people.com

Dell’amore conosciamo sia il lato oscuro inteso come: gelosia, possesso, insicurezza, ma  anche un aspetto positivo, l’amore inteso come: cura, attesa e soprattutto come forma di salvezza.