Palazzo Reale o palazzo Stefano Balbi in Genova, è stata una residenza nobiliare che faceva parte dei “Palazzi dei Rolli” genovesi, dimore aristocratiche, cioè, che venivano estratte a sorte durante la Repubblica, per ospitare personalità e reali che si trovassero in città per visite ufficiali e di stato. Sontuoso e articolato, fu edificato circa verso la metà del diciassettesimo secolo, in tipico stile barocco italiano.
Dal 1919 la costruzione è adibita a museo e ospita dipinti, sculture e arredi del periodo che va dal seicento all’ottocento.
Sino al 29 giugno prossimo la Galleria della Cappella di Palazzo Reale accoglie un interessante raffronto di due opere correlate, dello scultore genovese Filippo Parodi (1639-1702): il bozzetto in terracotta e la successiva realizzazione marmorea del “Cristo alla Colonna.
L’artista
Filippo Parodi nasce come intagliatore, ma ben presto si afferma come uno dei migliori talenti scultorei genovesi”. Avrà modo, nella sua lunga trasferta a Roma, di confrontarsi con i talenti dell’epoca tra cui il Bernini, del quale alcune fonti lo vorrebbero come collaboratore, che influenzò, con il suo talento per il movimento e la teatralità scultorea, il proseguo del lavoro dell’artista genovese.
La sua produzione per le grandi famiglie della Genova barocca ha poi riscontrato un notevole successo sia per la maestria nell’intaglio del legno, sia per mobilità e drammaticità nella statuaria in marmo.
La mostra
“Dalla terracotta al marmo. Genesi di un capolavoro” è il titolo dell’evento, a cura di Luca Leoncini e Anna Manzitti, che presenta appunto il bozzetto in terracotta (oggi proprietà della galleria antiquaria londinese Stuart Lochhead Sculpture) grande circa la metà del capolavoro in marmo, per la prima volta messo a confronto con il suo compimento marmoreo, che tuttora è ospitato a Genova.
Un Cristo sofferente, quasi privo di forze, si offre alle sevizie degli aguzzini in una posa dinamica tipica degli interventi scultorei barocchi e delle influenze romane molto proficuamente assorbite dallo scultore ligure.

Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.