Da una sezione della Colonna Traiana riprodotta in calco a colori relativa all’assedio dei Daci ai Romani (scena XXXII spirale V) all’affascinante dio-serpente Glicone di Tomis – che incanta ogni passante dalla sua teca di vetro come un “demone buono”- dal corredo funebre al tesoro gotico di Pietroasele fino ai manufatti d’ oro che compaiono nell’epoca di Alessandro Magno, dal cavallo alle armi dei guerrieri traci – come l’elmo celtico di Ciumesti a forma di aquila-, la mostra sulla Dacia, presente nelle aule delle Terme di Diocleziano al Museo Nazionale Romano dal 21 novembre 2023 al 21 aprile 2024, documenta passo dopo passo, in modo decisamente filologico e storicamente dettagliato, non solo la nascita e l’espansione della Dacia, ma anche il suo melting pot con le civiltà romane e greche, persiane e macedoni, balcaniche, moldave fino ai confini del Danubio, dall’ VIII sec.a.C. all’ VIII sec.d.C. per oltre 1500 anni.
Il progetto originario
Si tratta di oltre mille opere provenienti da ben 47 musei della Romania che raccontano la costruzione della Romanità grazie a Ernest Oberlander – Direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania– e Stephane Verger- Direttore del Museo Nazionale Romano – che hanno attinto i vari reperti soprattutto dal Museo di Storia della Repubblica di Moldava , collaborando con l’Ambasciata della Romania in Italia e vari Ministeri Romeni (della Cultura, degli Affari Esteri etc.) in occasione del Partenariato Strategico Consolidato tra Italia e Romania e a 150 anni dalla fondazione della prima agenzia diplomatica della Romania in Italia.
Le sezioni della mostra
La mostra si articola in 4 sezioni:
1.La Dacia romana, ossia quella conquistata dall’imperatore Traiano (101-106 d.C.), rappresenta l’annessione all’impero romano del territorio dacico e finge da spartiacque tra la civiltà precedente e l’evoluzione successiva.
2. L’epoca precedente la conquista di Roma, ossia l’età del ferro, evidenzia come Traci, Sciiti e Greci influenzarono la nascita delle prime colonie di questa civiltà sul Mar Nero.
3. L’epoca di Alessandro Magno sottolinea le differenze tra civiltà mediterranee ellenistiche e popoli continentali, come i Celti, i Geti, i Traci e i Bastarni, fino alle guerre macedoniche e alla conquista di tale regione da parte di Roma con la battaglia di Pidna nel 168 a.C.
4. La fine dell’impero romano d’Occidente (476d.C.) dà origine alla mescolanza con gli Unni, allo spostamento del potere centrale da Roma a Bisanzio, alla cristianizzazione e alla diffusione della lingua latina rispetto a quella greca.
Il significato della mostra
Chi si avventura in questo spazio espositivo così curato in ogni dettaglio si trova a percorrere l’evoluzione avvenuta dagli originari Geti e Daci, che vivevano nella piccola regione della provincia della Dacia romana, alla graduale e progressiva integrazione nella civiltà romana- ossia alla costante e totale “romanizzazione” – in cui gli abitanti del territorio sulle sponde del Danubio si sono integrate con le popolazioni migranti e con l’esercito di Roma. Le influenze reciproche delle due civiltà hanno creato un processo di profondo cambiamento e adattamento che dall’età del ferro fino alla nascita della storia medievale ha creato un’identità culturale in cui la civiltà romana, con i relativi usi e costumi, la lingua latina, l’economia e la cultura romane sono sopravvissute intatte fino ad oggi.
Colpiscono in particolare le tavolette in bronzo della Lex Troesmensium e il Donarium di Biertan, come anche i bracciali d’oro daci, ma anche monete e gioielli usati per i riti magici, armi e vasi, il lusso opulento dei Geti e dei regni greco-macedoni, le tombe a camera sotto i tumuli monumentali, i culti misterici per Dioniso, Eros e la dea Madre importati dai Greci del Ponto. Insomma un viaggio ideale su tutto il corso del Danubio che getta una nuova luce cu come l’espansione romana abbia dato risultati sincretici originali in cui le interconnessioni tra Greci, Sciti, Achemenidi, Carpazi, Illiri e Traci ma anche con Persiani e Macedoni crearono dei processi di ibridazione originali, sovraregionali ma con la stessa matrice culturale, sociale e linguistica della civiltà romana.