Yayoi Kusama e la sublimazione del dolore

Yayoi Kusama e la sublimazione del dolore

Nata nel 1929 a Matsumoto, in Giappone, Yayoi Kusamaè una delle artiste più influenti e innovative del nostro tempo. La sua storia è un viaggio attraverso le difficoltà, le sfide e la perseveranza, che l’hanno portata a diventare una figura iconica nel panorama dell’arte contemporanea.

Gli anni dell’infanzia

Kusama ha affrontato un’infanzia e un’adolescenza segnate da un ambiente familiare opprimente e da un disturbo ossessivo-compulsivo che ha profondamente influenzato la sua visione del mondo e il suo approccio nell’arte. Il suo percorso artistico inizia quando da bambina si rifugia nel disegno per sfuggire alla rigidità della società giapponese e alle tensioni familiari. Tuttavia, questa sua passione non era accettata dalla madre, che spesso distruggeva i suoi schizzi. Queste violenze hanno forgiato la sua personalità artistica, caratterizzata da una produzione rapida e compulsiva, priva di bozzetti preparatori. Le sue opere, come le celebri tele della serie Infinity Nets, nascono da questo impulso incontrollabile di creare, e si completano in pochi giorni, nonostante le loro dimensioni monumentali.

L’arrivo a New York

Nel secondo dopoguerra Yayoi Kusama, poco più che ventenne, lascia il Giappone per trasferirsi a New York. Spinta dal desiderio di realizzare il suo sogno e incoraggiata dalla pittrice americana Georgia O’Keeffe, Kusama si lancia in un’avventura piena di incertezze. Questa nuova realtà si rivela molto complessa, con l’artista che deve affrontare episodi di razzismo, sessismo e povertà. Ma la sua determinazione e la sua creatività la portano a sviluppare uno stile unico e riconoscibile, fondato su l’ossessiva ripetizione di punti e reti che si estendono all’infinito, espressione del suo senso di alienazione e del suo desiderio di annullamento del sé.

Nonostante le varie difficoltà Kusama riesce a farsi strada nell’ establishment artistico, influenzata da artisti come Claes Oldenburg e Andy Warhol, che, si dice, avrebbero tratto ispirazione, se non addirittura copiato, alcune delle sue idee. Ma mentre Warhol e altri ricevevano elogi e riconoscimenti, Kusama continuava a lottare per ottenere il successo e la visibilità che meritava.

L’arte di questa artista viene espressa in varie forme come la scultura, la poesia, il cinema e persino la performance art, come dimostra il suo lavoro nel body painting contro la guerra e la discriminazione. La sua installazione One Thousand Boat Show del 1963, dove una barca è circondata da una stanza ricoperta di fotografie della stessa barca, rappresenta uno degli esempi più potenti della sua capacità di combinare oggetti quotidiani con concetti profondamente emotivi e filosofici.

L’opera più iconica

Tra le opere più iconiche non si può non ricordare  l’Infinity Mirror Room, un’installazione che immerge lo spettatore in un mondo di specchi, luci e acqua, facendo sperimentare la sensazione di trovarsi sospeso nell’infinito. Quest’opera, riproposta nei maggiori musei del mondo, ha catturato l’immaginazione di milioni di persone e ha consolidato la sua fama a livello internazionale.

Oggi Yayoi Kusama ha 95 anni ed è sicuramente una delle artiste viventi più influenti del nostro tempo. Le sue opere hanno questo forte impatto, proprio perché riflettono le psicosi umane come: la ripetizione ossessiva e la fusione con l’universo, continuano a risuonare con il pubblico di tutto il mondo. L’artista, che ha trovato nell’arte il significato ultimo della sua esistenza, ha finalmente ottenuto il riconoscimento che le era stato negato per tanto tempo. La sua vita e il suo lavoro ci ricordano che, anche nelle avversità più grandi, l’arte può essere una forma di salvezza e un mezzo per esplorare l’infinito