I mercanti del Caos e l’informazione

I Mercanti del Caos è il secondo romanzo scritto da Antonella Gramigna. E si tratta del seguito di Il Vento e le Promesse.

Caos

Che cosa succede?

Questa volta Anne deve fare i conti con la crisi dell’editoria e del giornalismo. Nonostante le venga fatta una proposta economicamente allettante ma lei sceglie di tenere fede alla propria integrità morale e professionale. Una vita già dura quella di Anne anche senza la pandemia che stava ad aspettare l’intero mondo proprio dietro l’angolo. Così, attraverso l’esperienza di Anne, Antonella Gramigna sceglie di raccontare al lettore gli anni della pandemia. Ad un certo punto la vita di Anne e quella reale si incontrano e le critiche alle scelte che sono state fatte sono forti e non sempre condivisibili ma perfettamente in linea con la personalità determinata di Antonella che dice ciò che pensa con la volontà di fare arrivare il messaggio che porta.

Il diritto alla conoscenza

Il romanzo però è più di questo, poiché Antonella cede il suo sapere ad Anne e così il lettore si trova a prendere coscienza di problematiche importanti come la relazione tra ambiente e cervello. Il pensiero globale verso il quale i social protendono e come tale omologazioni a lungo termine porti alla perdita del pensiero critico e quindi alla perdita dell’Io. Porta l’attenzione sull’infodemia e sulla misinformazione e si chiede, chiedendoci, se da questo trascorso che abbiamo appena vissuto oltre ai nostri cari, al lavoro e a tutto il resto, non si sia persa anche la bussola del fare informazione.

Ce lo facciamo spiegare da Antonella

La formazione ed il lavoro di Antonella Gramigna in ambito di comunicazione e giornalismo è sicuramente la solida base sulla quale l’autrice sviluppa I Mercanti del Caos, ecco perché abbiamo scelto di chiedere direttamente a lei di spiegarci alcune cose. Ed è così che lei ci ha gentilmente risposto.

L’intervista

Antonella, che cos’è il diritto alla conoscenza, o meglio: che cosa deve pretendere chi fruisce dei canali di informazione?

Il Diritto alla Conoscenza è una delle tante grandi idee e battaglie di Marco Pannella che ho deciso di sposare in pieno, e che ha incrociato esattamente il tema del mio nuovo libro. Perché? Perché da cittadina, da addetta ai lavori, da giornalista affermo che senza Conoscenza non si è davvero liberi. Da cosa? Dai preconcetti, dalle Fake, dalle bugie, dalle ombre, per scelte, opinioni più consapevoli. Si tratta di fare un ulteriore passo avanti nella realizzazione dello stato di diritto, non per affermare cose nuove, ma per ribadire i principi fondanti della Carta delle Nazioni Unite.

Il “diritto alla conoscenza”, risoluzione finalmente approvata a Bruxelles, è un diritto che spetta a tutti gli individui. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha affermato con assoluta chiarezza che tra i diritti fondamentali c’è il “diritto alla verità”, ossia il diritto di conoscere le ragioni per le quali sono accaduti alcuni eventi.”

La fluidità dei social può essere utilizzata da chi fa informazione in modo sano?

Facebook ha le sue responsabilità nella promozione di contenuti oscuri e divisivi, o Disinformati, Fake news, ecc…ma non è certo l’unico imputato. Le colpe sono anche di un settore editoriale e giornalistico che ha sfruttato il sistema, puntando sulle emozioni (di cui tutti siamo ostaggio, anche non volendo) per esigenze di posizionamento degli articoli a discapito della qualità, pertinenza e continenza dell’informazione. Oggi, i nostri valori democratici e il funzionamento delle nostre istituzioni democratiche sono messi in discussione dalla disinformazione e dai ricorrenti tentativi di manipolare l’opinione pubblica. I recenti sviluppi hanno spesso eroso le prerogative parlamentari e il loro fondamentale ruolo di mediazione in una società democratica. Un crescente senso di divisione tra le istituzioni di governo e il pubblico in generale ha aumentato la sfiducia pubblica. Questo a causa della Mala Informazione. Senza Fact-cheking non ci sarà mai il diritto alla Conoscenza, alla Verità.”

Infodemia e misinformazione sono due termini che a molti lettori possono suonare totalmente nuovi, saresti tanto gentile da spiegarci meglio il loro significato e le conseguenze della bulimia di messaggi?

“La Infodemia è la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. Lo abbiamo ben toccato con mano durante questa pandemia, cosa significa l’invasione anarchica di notizie. La misinformazione e la disinformazione sono due termini che vengono spesso usati in modo intercambiabile. Tuttavia, anche se entrambi i termini rappresentano un certo pericolo per la società, non significano la stessa cosa. La misinformazione è un’informazione fuorviante, imprecisa o completamente falsa che viene diffusa senza l’esplicita intenzione di ingannare. Tuttavia, è destinata ad essere percepita dai destinatari come un’informazione seria e concreta. Gli esempi abbondano: la teoria della terra piatta, ad esempio, è uno dei più comuni e conosciuti episodi di disinformazione. Sappiamo che è falsa perché sappiamo che la terra è una sfera. Tuttavia, ci sono molte persone che credono davvero che la terra sia piatta. Oppure qualcuno crede che il Covid si trasmetta anche dalle scarpe, perché si posa sulla strada. Coloro che mantengono questa finzione credono sinceramente che sia vera – non vogliono ingannare la gente, il loro desiderio di illuminare gli altri è sincero. Quindi è chiaramente misinformazione, non disinformazione. La disinformazione, invece, è un’informazione falsa diffusa con l’intenzione precisa di ingannare le persone. La persona che diffonde la “notizia” sa che è falsa e vuole ingannare il suo pubblico. A differenza della misinformazione, la disinformazione non consiste nell’educare in buona fede, ma con l’intento malevolo di dividere e suscitare paura. Chi diffonde la disinformazione certamente ha l’intenzione di causare danni.”

Qual è il metodo che consigli ai nostri lettori per reperire informazioni e analizzarle con senso critico?

Riconoscere la misinformazione e la disinformazione può essere molto difficile. Occorre sviluppare un atteggiamento critico verso le informazioni, e controllarle sempre con altre fonti. È qui che entra in gioco il fact-checking. Domandarsi sempre: Chi è l’autore? È una fonte affidabile? È considerata credibile da fonti di notizie per cui non lavora? I suoi resoconti sono stati accurati in passato? Cosa dicono altre fonti sulla questione? Quando è stata pubblicata la notizia? Ad esempio spesso si vedono pubblicare vecchie notizie, passate per attuali. Fare sempre attenzione alla data di pubblicazione. Dove hai trovato le informazioni? Non è solo importante sapere chi ha scritto l’informazione, ma anche su quale piattaforma è condivisa. Oggi abbondano le fake news, perché si possono fare più soldi con contenuti popolari che con contenuti impopolari. E si torna al concetto di ” Emozioni”, e di come tutti siamo dipendenti da esse. La misinformazione e la disinformazione sensazionali sono molto popolari, quindi gli algoritmi promuovono le bugie per fare soldi. Cambiare il modo in cui gli algoritmi lavorano per promuovere i contenuti sarebbe utile. E urgente. Perché non c’è democrazia senza una reale possibilità di fare scelte consapevoli, basate sulla verità. Ciò può essere garantito solo se il pubblico è debitamente informato e può informarsi liberamente; se sulla base di una conoscenza esatta, precisa e completa degli elementi, di fatto può aver luogo un vero dibattito di idee e un’ampia gamma di questioni; e se ognuno ha la capacità e la cultura necessarie per analizzare criticamente i vari punti di vista e può esprimersi senza paura. Bisogna fare attenzione nel tutelare la libertà di parola perché non sia violata. Ma farlo è necessario per assicurare che le società libere e democratiche possano fiorire. Ed anche le menti possano liberamente pensare.”