A Sant’Ambrogio, in Val di Susa, arroccata sul monte Pirchiriano la suggestiva Abbazia di San Michele della Chiusa ha ispirato, fra tanti, anche Umberto Eco per la stesura del romanzo Il nome della rosa. Bella e magnetica a 960 metri di altitudine, dalla cima della montagna adagiata sul suo basamento di 26 metri, domina: boschi, ponti e vette impregnate di leggenda e tradizione.
Il suo aspetto imponente è dato dalla natura difensiva che l’ha sempre caratterizzata: già in epoca romana, la zona in cui si erge la Sacra, viene utilizzata come punto di vedetta in direzione delle Gallie.
La sua funzione difensiva si perpetra nel tempo e si integra nel tessuto urbano sottostante l’Abbazia.
Intanto sul territorio, insieme al ruolo di baluardo di difesa, si radica anche il culto micaelico che sembra passare in eredità a chi stanzia nella zona ed è sempre qui che viene eretta nel corso del VI secolo.
Pare infatti che il culto dedicato all’arcangelo Michele si sia sviluppato proprio a Chiusa di San Michele per essere poi diffuso nell’impero prima da Federico Barbarossa e poi da Federico II.
La leggenda avvolge la Sacra di San Michele dalle sue fondamenta: l’idea germina nel sonno dell’arcivescovo Giovanni Vincenzo di Ravenna che, su indicazioni dell’arcangelo stesso, si mette subito all’opera per realizzare la volontà angelica (sul finire del 900 e l’inizio del secolo 1000).
Senza dilungarmi troppo sulle varie fasi di costruzione è simpatico menzionare un certo monaco Guglielmo che redige i primi documenti relativi ai lavori per la realizzazione dell’Abbazia. Questo nome strappa un sorriso di complicità in chi, oltre ad avere letto Il nome della rosa ha presente il lavoro di ricerca sul quale Umberto Eco ha costruito i suoi romanzi.
Iniziamo a intravedere che non sono pochi i tasselli che compongono la personalità della Sacra di San Michele e andando avanti nell’esplorazione ne troveremo ancora molti altri che si fondono con l’architettura.
Il complesso Abbaziale è composto dal corpo centrale al quale sono annessi: la forestiera (XI sec.), la chiesa (iniziata intorno al 1100 e terminata nel 1255), il monastero (XII sec.) e la torre Bell’Alda.
Della forestiera originale oggi rimane poco o niente ma grazie ai restauri eseguiti fra il 1800 e il 1900, possiamo vederla nella sua interezza permettendoci di immaginare senza fatica la mole di pellegrini che potevano essere ospitati al suo interno.
La chiesa è la parte in cui ancora oggi si accoglie il visitatore. Entrandovi ci si trova davanti ad un mix fra romanico e gotico che culmina nella Porta dello Zodiaco. Qui le sculture a rilievo delle case zodiacali fungono da monito a memoria dello scorrere del tempo.
A scanso di equivoci, per enfatizzare il memento mori, la Porta dello Zodiaco attende il visitatore a seguito dello Scalone dei Morti, quest’ultimo un tempo aveva ad ornamento le tombe che lo costeggiavano.
La zona del monastero risalente al XII secolo all’epoca viene edificata per lo svolgimento della vita quotidiana dei monaci e suddiviso in: biblioteca, mensa, cucine, celle ed officine. Purtroppo di questa parte della Sacra oggi possiamo solo intuirne gli spazi grazie ai resti di arcate e porzioni murarie.
Arrivando al punto più remoto del monastero troviamo la torre Bell’Alda: un nome insolito a memoria di uno dei miracoli angelici per i quali la Sacra di San Michele è famosa. Si narra che fra XII e XVI secolo Alda, una fanciulla del luogo, si sia spinta fin sulla cima della torre per sfuggire ad alcuni soldati di ventura.
Raggiunta la vetta della torre Alda si rende conto di avere un’unica via di fuga: si lancia dalla torre.
A questo punto gli angeli che vegliano sull’Abbazia da quando ne viene posata la prima pietra, si palesano e afferrano Alda rallentandone la caduta. Dopo averla accompagnata fino a terra svaniscono e la fanciulla può continuare la sua fuga.
La magia della Sacra non finisce qui, essa è anche il centro della linea della magia bianca che attraversa l’Europa. Della linea magica legata all’arcangelo fanno parte anche Mont Saint-Michel in Francia e Il Monte Sant’Agnelo in Puglia; i tre luoghi di culto distano l’uno dall’altro esattamente 1000 Km.
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Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.