Fonte foto: Rolling Stones
Scrivere un articolo del genere è un compito davvero arduo, se non quasi indegno. Perché scegliere solo dieci tra le impareggiabili canzoni sfornate dal gruppo di Freddie Mercury non è una cosa nella norma. Pensando al gruppo britannico, le prime dieci tracce possono pure venire d’impeto. In un costante pogo mentale su quali delle dieci possono aspirare al primo posto. E nel medesimo istante altre note e melodie si fanno largo della mente nel tentativo (più che lecito) di ricordarci “Scusa, e a me dove mi metti?!” Reclamando un posto a tavola e un posto nella top ten. Ne avrebbero tutto il diritto, ma resteranno fuori.
La posizione di colei che sta redigendo questo articolo è aggravata dal fatto che Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor and John Deacon hanno scritto dei capolavori e tutte le canzoni di questa band hanno un qualcosa d’interessante per poter essere sul podio, ma nulla, Hermes Magazine, vuole una classifica, così come i suoi lettori, a me l’ingrato compito, di suggerirvi ciò che di meglio, c’è negli album di questi artisti. Scusami Freddie.
10. Crazy Little Thing Called Love
Vuole la leggendo che questa canzone sia nata con Freddie Mercury beatamente immerso nella vasca da bagno di un hotel a Monaco di Baviera quando chiese al suo assistente di porgergli la chitarra. La linea melodica e musicale del pezzo nacque così, in soli dieci minuti, con Mercury praticamente avvolto in un asciugamano. E in ulteriori 30 minuti avvenne la registrazione perché Il vocalist, infatti aveva già preparato ogni cosa, dagli arrangiamenti alle parole, da mostrare agli altri componenti della band con gli arrangiamenti per tutti, già cotti e mangiati. Un’ispirazione improvvisa che diede vita a questo pezzo del 1979.
9. Another One Bites the Dust
Scritta dal batterista John Deacon e presente nell’album “The Game” del 1980, è il singolo dei Queen che ha venduto di più: 7 milioni di copie (superando anche l’amatissima e conosciutissima “Bohemian Rhapsody“). E’ un pezzo che si discosta parecchio dal sound al quale ci avevano abituati Queen e che ha creato non poco scompiglio e discussioni anche all’interno del gruppo sull’opportunità di proporla live.
8. Love My Life
Questa canzone fa parte del lato B di “A Night At The Opera“. È una ballata dalla forte valenza emotiva: perché è stata scritta e dedicata da Mercury alla sua compagna Mary Austin, la ragazza che fra tutte ha amato profondamente per la vita, al di là di tutto, della fine della loro relazione, fino alla sua presa di coscienza, Mary c’è sempre stata, fino alla fine. Struggente, vera, come sola la musica sa essere quando diventa vera espressione di un sentimento purissimo.
7. Don’t stop me now
Scritta e incisa per l’album Jazz nel 1978 è un vero e proprio inno alla sregolatezza e alla vita libera, contro ogni limite o imposizione.
6. I Want It All
Composta nell’89 da Brian May ed inserita nell’album “The Miracle“. La sua genesi si dice sia per una una frase specifica che il famoso chitarrista si sentiva spesso ripetere dalla sua seconda moglie Anita Dobson, che lo invitava ad essere più deciso e fermo nelle scelte che faceva.
5. Somebody to Love
Estratto come primo singolo dall’album “A Day At The Race” del 1976. Il pezzo è sicuramente uno dei più apprezzati e più gettonati nelle esibizioni dal vivo del gruppo di Mercury in quanto è caratterizzato dalle sezioni corali, realizzate attraverso la sovraincisione delle voci dei Queen, per dare la sensazione di un grande coro tipico dei gospel. Dal grande impatto scenico ed emotivo.
4. The Show must Go on
Il 14 ottobre 1991 vede l’uscita dell’album “Innuendo“. L’ultimo album dei Queen. Uno dei singoli estratti è proprio questa canzone. Il brano esprime un messaggio destinato a entrare nell’immaginario collettivo e recita “lo spettacolo deve andare avanti” Una canzone apocalittica e quasi premonitrice di quello che succederò qualche settimana dopo: Freddie Mercury infatti morirà poche settimane dopo la pubblicazione del disco.
3. Radio Ga Ga
Scritta dal batterista Roger Taylor prendendo spunto da alcune parole pronunciate dal figlio piccolo. Ed anche qui l’ispirazione arriva dalla famiglia. E’ il ritorno al successo planetario dopo il passo falso di “Hot Space“. Con questo brano, nello stesso anno, i Queen si esibiranno anche sul palco piu importante della musica Italiana: Sanremo, mandando in visibilio l’Ariston.
2. We will Rock you
È il brano che, più di qualunque altro, definisce l’enorme capacità dei Queen di sfornare inni, pezzi che riescono a innestarsi nei momenti di esaltazione collettiva. Che riescano a far tremare folla e parterre quando vengono cantati da migliaia e migliaia di persone. I 2 minuti e zero uno scanditi dal battito di mani e piedi sono stati studiati di Brian May per consentire al pubblico la massima partecipazione durante i live, come se fosse un membro della band a tutti gli effetti. La registrazione in studia, invece si narra sia stata ottenuta grazie alla vibrazione di vecchie assi di legno del pavimento di un’antica chiesa. Anche il paradiso spare sia stato fatto tremare da questo grande gruppo.
Al primo posto di questa classifica, il podio si divide comunque in due, perchè sarebbe veramente un attento musicale, lasciare alla brace anche solo una nota di questi due meravigliosi capolavori.
1.1 We are the Champions
Correva l’anno 1977, e questa è comunque un successo intramontabile. Una delle canzoni più conosciute dei Queen, anche grazie alla sua propensione ad essere colonna sonora ideale di qualsiasi tipo vittoria, nello sport ma più in generale anche nella vita di ognuno di noi.
1.2 Bohemian Rhapsody
Pubblicata nel meraviglioso 1975 e facente parte dell’acclamatissimo “A Night At The Opera“, il suo nome simboleggia la struttura complessa (rapsodia) della traccia, formata da 5 segmenti diversi: l’intro corale a cappella, la porzione di ballata, l’opera, lo sfogo hard rock e la chiusura di nuovo in stile ballad con piano e chitarra. Freddie Mercury, autore del brano, inizialmente titubante sul fatto che una tale complessità potesse essere apprezzata sia dal resto della band che dal pubblico, alla fine ha dovuto ricredersi, perché queste sue caratteristiche che l’hanno consacrata come una delle canzoni più rappresentative del gruppo e di quegli anni, ma forse anche di tutti gli altri. Il film stesso porta il suo nome.
Termina qui questa classifica che ho definito un peccato originale. Lo sappiamo tutti: i Queen sono nell’immaginario collettivo, ma anche in una realtà storica musicale, un gruppo che ha fatto grande la musica con ogni canzone, accordo ed emozione perpetuata nel tempo, nello spazio e nella vita di ognuno di noi. Tutte le loro canzoni meritano un posto in prima fila, lo so, non me ne vogliate e prendetela come una playlist, da ascoltare quando il mondo vi sembrerà un poco più brutto, quando vi sentirete senza via d’uscita, perchè badate, vi faranno bene, ma bene per davvero.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.