11 settembre 2001-2023: ventidue anni dall’attentato americano

L’11 settembre 2001, a New York, le Torri gemelle crollano dopo lo schianto di due aerei dirottati dai terroristi. Quella mattina, 19 uomini si imbarcano su quattro aerei a Boston, Washington e Newark con l’intenzione di dirottarli.

Il primo aereo, un Boeing 767 dell’American Airlines con 92 passeggeri a bordo, si schianta contro la torre nord del World Trade Center alle 8.46 Poco dopo, alle 9.03, un velivolo della United Airlines con 65 viaggiatori, viene lanciato contro la torre sud. Alle 9.43 un Boeing 757 con 64 persone a bordo si infrange sulla facciata occidentale del Pentagono, creando un enorme buco.

Il quarto aereo, uno United Boeing 757, cade alle 10.06 in un campo in Pennsylvania, a seguito di un’eroica rivolta dei passeggeri che fanno fallire il piano dei dirottatori, diretti a Washington.

Nel frattempo, le Torri gemelle crollano: tra le 9.59 e le 10.28: la torre nord prima e la torre sud, poi, cedono sollevando un enorme nuvola di detriti e polvere.

Gli attacchi vengono rivendicati dall’organizzazione terroristica di al-Qaida. Complessivamente rimangono uccise 2.977 persone, di cui 2.753 nella sola New York.

Crudeltà disumana e umanità nel dolore

Inutile tergiversare con preamboli inutili. La storia di quel martedì di vent’anni fa è una pagina che non può essere edulcorata.

Va raccontata così come è, crudele e disumana e al contempo, pregna dell’esatto contrario: le storie delle vite di uomini e donne, ignari del loro destino, che hanno visto la morte in faccia, che hanno contato i minuti, che hanno detto addio consapevoli della fine assurda, impietosa, inevitabile. Vite spezzate senza preavviso, strappate senza possibilità di clemenza, lasciate con addosso la disperazione di chi ha solo una manciata d’aria per chiedere perdono.

Sull’attacco terroristico più grave della storia contemporanea è stato detto e scritto tanto, probabilmente tutto ciò che era possibile dire e scrivere riguardo a un’azione così efferata.

Abbiamo imparato a conoscere le storie di molte delle 2.974 persone che hanno perso la vita quel giorno, storie normalissime o straordinarie di esistenze spezzate, confluite in quel racconto corale che è servito ad un paese intero per elaborare il lutto.

Abbiamo rivissuto quegli attimi nelle parole dei soccorritori e nelle telefonate di addio delle vittime, nelle foto iconiche e nei resoconti giornalistici.

Nel ventesimo anniversario è doveroso fermarsi, non tanto per ricordare ‒ perché non basta ‒ ma piuttosto per riflettere su eventi che hanno ancora forti ripercussioni sulla storia moderna.

Dopo il 15 agosto del 2021, giorno in cui i Talebani tornano al potere in Afghanistan, tutto assume un sapore attuale e l’orrore di vent’anni fa, riemerge prepotente prendendosi la scena.

L’America è di nuovo sotto scacco? Non è questa la sede per analizzare ciò che sta succedendo in quella parte del mondo, ma il ventennale che ricorre quest’anno ha una valenza particolare.

Nel 2001 gli Stati Uniti subirono per la prima volta un micidiale attacco sul loro stesso territorio. E l’intero Occidente, oggetto delle minacce di bin Laden, scoprì la propria vulnerabilità.

La catastrofe venne trasmessa in diretta dalle televisioni di tutto il mondo. Entrò nelle case, sconvolse la quotidianità di milioni di famiglie.

Le Torri Gemelle bruciarono in diretta mondiale. Furono scene tremende, indelebili, apocalittiche.

Le abbiamo riviste all’infinito, negli anni seguenti: il terribile schianto dei due aerei che scompaiono nelle torri, nubi di cenere, impiegati in abbigliamento da ufficio trascinati sottobraccio dai soccorritori, e torri di fumo e polvere che si ergevano dove poche ore prima svettavano gli edifici più alti del mondo. In molti si lanciano nel vuoto nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme.

Tutto questo ha reso l’11 settembre 2001 l’attacco terroristico più trasmesso e osservato della storia, nonché il più devastante dal punto di vista umano, con le sue quasi tremila vittime, tra chi si trovava negli edifici, a bordo degli aeroplani e sulle strade.

E fu solo l’inizio. Con gli occhi di chi questa storia l’ha vista passare, sappiamo oggi che in questo tempo che ci separa da allora, sono state scritte pagine di menzogne che mai verranno alla luce.

Dietro un’apparente calma, dietro un apparente periodo di libertà si celano verità oscure e l’attuale ripresa del potere dei Talebani, lascia interrogativi pesanti sul ruolo degli americani, degli alleati e dei piani di indipendenza predisposti per il popolo afgano.

Tutto a scapito di troppe vite, dimenticate, ignorate, sacrificate.