Vi siete mai chiesti quale potessero essere le ”opere prime” degli artisti più famosi? Quelle spartiacque, a partire dalle quali non ci fosse più alcun dubbio sull’entità del loro talento. Quelle che delineavano il passaggio tra il “prima” – «giovine dotato in discipline artistiche» – e il “dopo” – «genio indiscusso dell’Arte con la “A” maiuscola». Quelle, insomma, che fanno la differenza.
O ancora: quelle che, più semplicemente, sono le prime, le più antiche pervenuteci e tramandateci di alcuni tra i pittori più celebri. Quelle che hanno realizzato quando erano ancora in tenera età, da osservare con attenzione per vedere quanto della loro futura grandezza potesse già scorgervisi al loro interno – o quanto, in fin dei conti, paressero poco più dello scarabocchio di un bambino. Anvedi mai ci aiutasse a rilevare gli stessi segnali premonitori nelle “opere d’arte” dei nostri figli, per dire. O a rinforzare la nostra autostima facendoci comprendere come, tutto sommato, gli inizi siano “inizi” per tutti.
Scopriamo insieme alcune di queste “perle” rare, andando, per quanto possibile, da quelle più precoci in avanti.
Paul Klee (1879-1940), Signora con parasole, 1883-85
Fonte foto: Zentrum Paul Klee, Bern via Wikimedia Commons
Disegnata tra i 4 e i 6 anni, si aggiudica la palma della più precoce della nostra breve rassegna quest’opera prima del giovane Klee, appassionato da sempre di pittura e disegno.
Fin da piccolo realizzava schizzi di tutto ciò che lo circondava, con sommo dispiacere dei genitori che, entrambi musicisti, auspicavano per lui una carriera musicale, piuttosto. Ma alla propria vocazione non si comanda, e ben presto Klee vi si dedicò interamente, iscrivendosi, nonostante la riluttanza dei parenti, all’Accademia di Belle Arti di Monaco.
Continuò comunque ad apprezzare il carattere fresco e spontaneo dei suoi primi exploit artistici, al punto che, adulto, si mise a copiare i disegni del figlioletto per cogliere quell’aspetto istintivo della pittura non ancora “educata” dallo studio.
Salvador Dalí (1904-1989), Paesaggio vicino a Figueres, 1910
Fonte foto: Salvador Dalí, landscape near Figueres, 1910, via Wikipedia
Sei anni aveva il genio del Surrealismo quando ha dipinto ad olio il paesaggio circostante la sua città natale, Figueres, utilizzando come supporto il retro di una cartolina postale.
Già non privo di manie di grandezza – sosteneva, a sette anni, di voler diventare Napoleone -, Salvador Dalì poteva beneficiare del sostegno di Ramón Pichot, amico di famiglia e artista, che ne diventò il mentore e che convinse il padre a inviarlo alla scuola d’arte di Madrid, fucina di mille talenti, tra cui quelli di Federico Garcia Lorca e Luis Buñuel.
Pablo Picasso (1881-1973), Picador, 1889/90
Fonte foto: Pblo PIcasso, El Picador, pablo-ruiz-picasso.net
Rimaniamo in Spagna per ammirare l’opera prima di un altro grande talento della pittura internazionale, Pablo Picasso, che all’età di 9 anni dipinse questo ritratto di picador, il cavaliere che nelle corride ha il compito di indebolire il toro colpendolo più volte con una picca.
Proprio di ritorno da una corrida a cui aveva assistito con il padre, pittore e insegnante d’arte, il piccolo Pablo, impressionato, realizzò il primo ritratto di uno di quei soggetti che divennero ricorrenti nella sua produzione artistica successiva, legati al cruento e spettacolare mondo dei toreri.
Edward Hopper (1881-1967), Little Boy Looking at the Sea, 1891
Fonte foto: © The Arthayer R. Sanborn Hopper Collection Trust via Smithsonian Magazine
Così come nel caso di Picasso, anche in quello di questo disegno a penna e inchiostro realizzato da Hopper all’età di 10 anni si può intravedere il debutto della passione per una tematica che lo accompagnerà per il resto della carriera, quella legata all’ambiente marittimo. Si intravede già anche una certa malinconia e solitudine, in questa immagine di piccolo bambino che osserva il mare.
Anche nel suo caso, la passione per il disegno aveva esordito in tenera età – dai 5 anni – ed era già ben chiaro nella sua testa che facesse parte integrante del suo avvenire, visto ciò che aveva scritto sulla sua scatola di colori dell’epoca: Would-be-Artist (“aspirante artista”).
Michelangelo Buonarroti (1475-1564), Il Tormento di Sant’Antonio, 1487
Fonte foto: Michelangelo, Il Tormento di Sant'Antonio, via Wikimedia Commons
Venendo ad uno dei grandi Maestri italiani, lascia a bocca aperta quest’opera di Michelangelo, la prima, insieme ad una manciata di disegni, ad essere stata realizzata secondo i suoi biografi.
A soli 12 anni, la dovizia di particolari e la precisione del tratto non dà adito ad alcun dubbio sulla precocità del talento del Buonarroti, che aveva copiato il soggetto da un’incisione tedesca del 15° sec., aggiungendo particolari personali, come la valle del fiume Arno sullo sfondo o le squame scintillanti di uno dei demoni, ispirate ad una visita al mercato del pesce.
Albrecht Dürer (1471-1528), Auto-ritratto, 1484
Fonte foto: via Wikipedia
Altrettanto senza parole si resta ammirando quest’opera prima di Dürer, un autoritratto fatto all’età di 13 anni, quando ancora lavorava come apprendista nella bottega orafa familiare a Norimberga.
Magari proprio grazie alla bellezza di disegni come questo il padre si convinse a fare a meno del suo aiuto e permettergli di andare a studiare presso il pittore e intagliatore Michael Wolgemut. Decisione di cui gli siamo tutti grati, essendo poi Dürer diventato uno degli artisti tedeschi più importanti del Rinascimento e uno dei grandi talenti della storia dell’Arte mondiale. Quando si dice l’importanza di sostenere le inclinazioni dei propri figli…
Claude Monet (1840-1926), Vue prize à Rouelles, 1858
Fonte foto: via Wikipedia
Oltre alle inclinazioni, a volte anche le manifestazioni dell’estro non vengono necessariamente e automaticamente apprezzate.
Monet adolescente, ad esempio, si dilettava in un’occupazione comune a molti suoi coetanei anche attuali: le caricature dei professori e dei compagni di scuola, spesso disegnate sui margini delle pagine dei libri di testo. Certo, non tutti sanno realizzarle con pari talento, tant’è che la sua bravura venne riconosciuta da uno dei suoi prof, il pittore Jacques-François Ochard, che gli procurò una serie di commissioni. Una di queste, eseguita all’età di 15 anni, è quella nell’immagine, di un notaio locale, firmata O. Monet perché il suo nome per esteso era Oscar-Claude Monet.
Artemisia Gentileschi (1593-1654), Susanna e i vecchioni, 1610
Fonte foto: Weißenstein Castle, Pommersfelden. Foto via Wikipedia
A chiudere questa breve rassegna l’opera prima di una diciasettenne Artemisia Gentileschi, o quantomeno la prima opera di lei conosciuta al momento attuale.
Realizzata nel periodo in cui era ancora allieva del padre il pittore Orazio Gentileschi, rappresenta, col senno del poi, un fosco presagio o forse un grido d’aiuto restato inascoltato rivolto al genitore. Nel suo ritrarre le avances subite dalla bella e giovane Susanna ad opera di due uomini adulti. L’anno successivo, la pittrice sarà violentata dal pittore Agostino Tassi, di quindici anni più grande, da cui l’aveva inviata il padre per perfezionare la sua tecnica pittorica.
Come si può notare da questo seppur rapido elenco di opere prime, l’eccezionalità del talento appare evidente anche in giovane età e, per quanto agli inizi, i prodromi di ciò che sarà sono innegabilmente presenti anche nei disegni più precoci dei grandi artisti.
Con buona pace della nostra autostima, probabilmente non ci resta che rimettere a posto l’album dei ricordi insieme ai nostri scarabocchi dell’epoca. E accettare che, per quanto ogni disegno di bambino sia un capolavoro e debba ritenersi tale, è probabile che non tutti questi “capolavori” saranno in futuro ricordati come le “opere prime” dei Maestri sopra citati.
Non solo la classe, ma anche il talento non è decisamente acqua.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.