Negli anni ’80, quando il mondo correva verso un futuro sempre più frenetico, Carlo Petrini, un visionario di Bra, in Piemonte, ebbe un’idea rivoluzionaria: fermare il tempo a tavola.
Così nacque Slow Food, un movimento che non si limita a promuovere il buon cibo, ma difende la biodiversità, le tradizioni locali e un modello di produzione alimentare sostenibile.
Oggi, Slow Food è un’organizzazione globale presente in oltre 150 paesi, ma le sue radici affondano profondamente in quel territorio piemontese che ha saputo trasformare un’idea locale in un fenomeno internazionale.
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Gli esordi: una ribellione gastronomica
L’avventura di Slow Food inizia ufficialmente nel 1986, come reazione culturale alla diffusione del fast food e alla standardizzazione dei gusti. L’occasione simbolica fu l’apertura di un McDonald’s in Piazza di Spagna, a Roma: un evento che spinse Petrini e i suoi collaboratori a lanciare un messaggio forte e chiaro al mondo.
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Il motto era semplice ma rivoluzionario: “Buono, pulito e giusto”.
In seguenza, “Buono”, stava ad inidcare la qualità e il gusto autentico dei prodotti locali. “Pulito” si riferiva alla tutela dell’ambiente e alla promozione di metodi di produzione sostenibili. Mentre, “Giusto”, indicava la garanzia di condizioni di lavoro etiche e una filiera alimentare equa.
Con queste premesse, Slow Food non si limitò solo ad opporsi al fast food e alla sua filosofia, ma diede vita a un movimento culturale in difesa della biodiversità e delle tradizioni gastronomiche.
La nascita di un progetto educativo: l’Università di Scienze Gastronomiche
Un passo fondamentale nell’evoluzione di Slow Food è stato il legame con l’educazione, concretizzatosi nel 2004 con la fondazione dell’Università di Scienze Gastronomiche (Unisg) a Pollenzo, nei pressi di Bra.
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L’obiettivo era chiaro: formare una nuova generazione di esperti in grado di promuovere un approccio integrato al cibo, che considerasse gli aspetti culturali, ambientali, economici e sociali.
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L’Unisg è un’istituzione unica al mondo. Qui, la gastronomia non è solo un’arte o una scienza, ma un ponte tra tradizione e innovazione. Gli studenti imparano a valorizzare le culture locali e a esplorare le filiere alimentari, combinando teoria e pratica con esperienze sul campo in ogni angolo del pianeta.
Grazie a questo progetto, Slow Food ha reso Bra un punto di riferimento mondiale per chiunque voglia ripensare il sistema alimentare globale, trasformando la città in un crocevia di culture e idee.
L’espansione globale: dalla tavola al pianeta
Negli ultimi decenni, Slow Food ha ampliato la sua missione, abbracciando temi come la lotta al cambiamento climatico, la tutela delle comunità indigene e la salvaguardia delle piccole produzioni locali.
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Tra i progetti più importanti c’è l’Arca del Gusto, un vero e proprio archivio vivente che raccoglie e protegge migliaia di alimenti in via di estinzione. L’obiettivo è sensibilizzare i consumatori e supportare i produttori locali, affinché questi patrimoni culturali e gastronomici non vadano perduti.
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Grazie all’Alleanza dei Cuochi, l’organizzazione si impegna a costruire un legame di fiducia e sostegno reciproco tra produttori e chef, grazie. Inoltre, lavora quotidianamente per accorciare le distanze tra chi produce e chi consuma, con iniziative come i Mercati della Terra.
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L’educazione e la formazione, quindi, rappresentano i pilastri fondamentali su cui si basa il manifesto di Slow Food e che promuove attraverso progetti come gli Orti Slow Food, la Food to Action Academy e molte altre attività diffuse sul territorio.
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Un ulteriore pilastro del movimento è Terra Madre, una rete internazionale di agricoltori, pescatori, artigiani e attivisti che si riuniscono periodicamente per scambiare esperienze e lavorare a un modello alimentare più equo e sostenibile.
Slow Food oggi: un messaggio più attuale che mai
A quasi 40 anni dalla sua nascita, Slow Food non ha perso la sua forza rivoluzionaria. Anzi, il suo messaggio è oggi più urgente che mai, in un mondo che affronta sfide come il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’erosione della biodiversità.
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Grazie al lavoro instancabile di migliaia di volontari e alla collaborazione con istituzioni come l’Unisg, Slow Food continua a promuovere un’alimentazione consapevole e sostenibile. Ma, soprattutto, ci invita a riscoprire il piacere del cibo, a valorizzare il tempo condiviso a tavola e a ricordare che ogni scelta alimentare è anche una scelta politica.
Il futuro del cibo non può essere rapido e anonimo, ma lento, consapevole e ricco di sapore. Ed è questo il messaggio che Slow Food continuerà a portare avanti, unendo tradizione e innovazione in un viaggio senza fine.
Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.