i migliori dischi del 2024

I migliori dischi del 2024 secondo la redazione di Hermes Magazine


Natale è alle porte. Mentre Mariah Carey e Michael Bublè anche quest’anno fanno i conti delle royalties guadagnate, noi comuni mortali inevitabilmente siamo alle prese con il solito bilancio di fine anno. Cosa ci rimane del 2024? Che obiettivi abbiamo raggiunto? Quanti nuovi posti abbiamo esplorato? Che viaggi abbiamo fatto? Ma soprattutto, con quale colonna sonora? Noi della redazione di Hermes Magazine abbiamo stilato una lista di migliori dischi internazionali e non usciti nel 2024.

 

The Cure – Songs of a Lost World

Una sorpresa malinconica e introspettiva. Songs Of a Lost World è stato anticipato da due singoli di rara bellezza: A Fragile Thing e Alone. L’introduzione al pianoforte della prima, perfetta per le giornate cupe della stagione autunnale, cattura subito l’attenzione dell’ascoltatore. A rendere la canzone memorabile sono tuttavia il successivo giro di basso, che si intreccia alla melodia principale in uno splendido crescendo, e soprattutto la voce di Robert Smith, il frontman dei Cure. Il primo singolo che ha anticipato il nuovo album è stato “Alone”, che costituisce un perfetto intreccio di chitarra, basso distorto e sintetizzatore. Secondo alcune dichiarazioni di Robert Smith l’elaborazione di nuovo materiale dopo l’ultimo album di inediti, “4:13 Dream”, è stata molto sofferta, a causa anche di alcune difficoltà con i componenti della band, che nel tempo sono cambiati, e a delle problematiche personali, visto che il cantante ha perso in poco tempo i genitori e un fratello. (Tratto dall’articolo di Chiara Zanini. Per leggerlo completo clicca qui.)

Cesare Cremonini – Alaska Baby

Cesare non ha paura di guardarsi dentro, non ha paura di osare, è andato fino al Circolo Polare Artico a cercare non solo l’ispirazione, ma anche se stesso, e in questo viaggio meraviglioso ha portato anche noi, che abbiamo camminato insieme a lui per le strade innevate dell’ Alaska, senza mai sentire freddo. Abbiamo sentito il calore di quel contatto umano, e di quella connessione costantemente ricercata in questo disco, che tenta di mettere in contatto l’ interiorità degli ascoltatori con il mondo esterno e con la realtà che li circonda. (Tratto dalla recensione di Ilaria Cipolletta. Per leggerla completa clicca qui.)

Geolier – Dio lo sa

Terzo album di successo per Geolier, reduce da polemiche, tifo da stadio e tour sold out tutto in un solo anno. Rap e linee melodiche, identità e sentimenti. Il rapper napoletano sa quali punti toccare, per fidelizzare il suo pubblico e conquistarne una fetta sempre nuova.

Marracash – È finita la pace

Una fotografia della società, della musica, della politica e di tutto ciò che oggi ci circonda. Un disco che ne ha per tutti, partendo dalla collettività fino ad arrivare all’individualità più profonda ed intima dell’artista. Per uscire o rientrare, o meglio, rifugiarsi nella propria bolla. Un rap maturo che riporta finalmente alto il livello del genere. Disco necessario, da ascoltare dalla prima all’ultima traccia.

Linkin Park – From Zero

Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: “From Zero” non è il miglior album in assoluto dei Linkin Park e non è un’opera eccellente nel panorama storico-discografico generale. Ma nessuno ha detto che doveva essere così. Nel complesso è un buon album, che sembra in grado di illuminare un nuovo percorso per il futuro dei Linkin Park e ha anche l’aria di qualcosa che Chester Bennington avrebbe apprezzato molto. La chiave è ripartire “da zero”, senza dimenticare però ciò che ci ha reso quello che siamo oggi. (Tratto dalla recensione di Valentina Puoti. Per leggerla completa clicca qui.)

Artemas – I Like the way you kiss me

A metà anno scala le classifiche mondiali il brano “I like the way you kiss me”, esplosa improvvisamente su TikTok. La canzone però sembra essere cantata da una donna e non avendo abbastanza info sull’artista, è facile pensare (erroneamente) che a cantare sia la ragazza biondo platino fotografata sulla copertina del brano. Nel 2024 l’artista misterioso è Artemas Diamandis, classe 1999, origini per metà inglesi e per metà cipriote ed ha all’attivo 2 dischi e milioni di stream in piattaforma, tra equivoci, fraintendimenti e tanto tanto marketing.

Charlie XCX – BRAT

Brat ha tutto ciò di cui un disco pop ha bisogno. Hook appiccicosi, generi che si fondono in produzioni super ricche al confine con il kitch. Il tutto ben condito da una campagna di marketing intelligentissima, rigorosamente a sfondo verde. Tutti si chiedevano se la loro Summer fosse stata più BRAT o Demure. La Gen Z ha saputo rispondere d’istinto, i Millennials hanno dovuto prima digitare su Google alla ricerca del significato. Charlie XCX viralissima in tutti i sensi.

Billie Eilish – Hit me Hard and Soft

A 22 anni Billie Eilish ha cambiato il pop. Due oscar all’attivo, la ragazza con l’ultimo disco gioca e sperimenta ancora. Dal synth-pop di Birds of a Feather o di Blue a ballate più intimiste come The Greatest o Skinny. Il pop mondiale è nelle sue mani.

Vampire Weekend – Only God was Above Us

Il titolo dell’album è un riferimento alla prima pagina del Daily News del 1° maggio 1988, (vedi copertina del disco). I Vampire Weekend tornano eccentrici e con un’istantanea dell’estetica newyorkese. Ezra Koening ricompone la band e si torna nel cuore dell’America.

Fontaines DC – Romance

Romance urla a gran voce che i Fontaines D.C. sono arrivati alla maturità piena, alla fase dei consensi, del pubblico che presto migrerà nelle grandi arene, dei neofiti che si affretteranno a munirsi della copia fisica di quel debutto che in realtà si erano persi. Romance oggi sta ad AM degli Arctic Monkeys come Masterplan e Be Here Now agli Oasis, o ancora come Achtung Baby sta agli U2, per rimanere in terra irlandese. Cosa ci sarà dopo non è dato saperlo. Il terreno è scivoloso, ma nello scenario apocalittico della musica attuale, i Fontaines D.C. romanticamente ci salvano la vita.