Pablo Picasso - Curiosità ed epifania di un grande maestro

Pablo Picasso – Curiosità ed epifania di un grande maestro

Picasso è uno degli artisti che ha completamente rivoluzionato il modo di fare arte nel ‘900. Nasce a Malaga il 25 ottobre del 1881 e cresce come figlio d’arte, grazie al padre da quale viene precocemente introdotto al disegno. Ha una madre amorevole che ricorda con tenerezza come la prima parola di Pablo sia stata “piz piz”, un modo per dire lapiz (matita).

A diciotto anni appena compiuti aveva già ritratto con maestria familiari e amici, ma anche i paesaggi a lui noti e le sensazioni che in lui manifestavano. Così, saturo e completo di ciò che la Spagna poteva dargli, parte per Parigi dove, all’età di soli 24 anni, viene descritto da Apollinaire come lo “spagnolo che ci fa illividire come un freddo brusco. Le sue meditazioni si denudano nel silenzio. Viene da lontano, dall’opulenza compositiva e dalla decorazione brutale dei suoi conterranei del Seicento”.

Fonte foto: Wikipedia

Potremmo scrivere pagine su pagine riguardanti Pablo Picasso ma in questo articolo abbiamo deciso di dare una sbirciata a quella parte di vita che fa di Picasso: Picasso! Quindi senza indugi partiamo dall’evento che ha trasformato il modo di lavorare di Picasso e i conseguenti punti cardine che l’artista ha sentito l’esigenza di sviluppare e riportare nei suoi lavori. Infatti nel 1907 Picasso visita il museo etnologico Trocadéro dove per la prima volta si trova a confronta con l’arte oceanica.

Pablo Picasso e le maschere

In quella sala, solo e circondato da maschere, statue e feticci iberici, Picasso prova paura ed egli stesso dice:

Quand je suis allé au Trocadéro, c’était dégoutant. Le marché aux Puces. L’odeur. J’étais tout seul. Je voulais m’en aller.

Je ne partais pas. Je restais. Je restais. J’ai compris que c’était très important: il m’arrivait quelque chose, non? […] Les

masques, ils n’étaient pas des sculptures comme les autres. Pas de tout. Ils étaient des choses magiques. […] J’ai compris

pourquoi j’étais peintre. Tout seul dans ce musée affreux, avec des masques, des poupées peaux-rouges, des

mannequins poussiéreux. Les Demoiselles d’Avignon ont dû arriver ce jour-là, mais pas du tout à cause de ses formes:

parce que c’était ma première toile d’exorcisme, oui!”.

(Quando sono andato al Trocadero, era disgustoso. Il mercato delle pulci. L’odore. Ero tutto solo. Volevo andarmene.
Non me ne stavo andando. Sono rimasto. Sono rimasto. Ho capito che era molto importante: mi stava succedendo qualcosa, giusto? […] Le maschere, non erano sculture come le altre. Niente affatto. Erano cose magiche. […] Ho capito
perché ero un pittore. Tutto solo in quell’orribile museo, con maschere, bambole pellerossa, manichini polverosi.
manichini polverosi. Les Demoiselles d’Avignon deve essere arrivato quel giorno, ma non per la sua forma:
perché era il mio primo quadro di esorcismo, sì!)

Voleva andarsene ma non era in grado di farlo perché in quel momento dentro di lui stava cambiando qualche cosa, quella paura stava riuscendo a fare affiorare quello che Picasso stava cercando dentro di se già da anni. Così gli stessi oggetti verso i quali provava tanta paura e disgusto divennero per l’artista oggetti dalle caratteristiche magiche, ragionevoli e sopratutto di fondamentale ispirazione. Magiche per due motivi: la loro capacità di scatenare emozioni, e il motivo per la quale erano state create. Queste maschere avevano la funzione tribale di combattere gli spiriti e Picasso nel suo lavoro ne utilizza i tratti per esorcizzare le proprie paure. La ragionevolezza invece era giustificata dall’artista dall’incredibile potere di sintesi formale che questi reperti presentavano. Come ultimo appunto bisogna dire che è proprio a partire dal 1907 che Picasso manterrà nei suoi lavori queste due caratteristiche: torsi simmetrici e massicci, volti allungati e con fronte ampia.

Così all’età di 26 anni, grazie l’epifania avvenuta nella sala iberica, finalmente Picasso recide, almeno sulla tela, il legame di conflitto che ha con il padre, al quale non può perdonare il suo elitarismo nel quale tenta invano di trascinare il nostro artista. Il rapporto conflittuale con il padre lo si avverte anche nel fatto che Pablo Ruiz a partire dal 1901 inizia a firmarsi come Pablo Picasso. Anche se si tratta di una componente importante non è l’astio la forza motrice di questo cambio, si tratta infatti dell’amore verso la madre che induce il nostro artista a portare avanti la decisione di firmarsi come Picasso. Non possiamo averne la certezza ma è indubbia l’importanza della figura femminile per Picasso sia nella vita che nell’arte.

La personalità

Picasso è per natura una personalità che vive il conflitto come spinta vitale e quindi conflittuale anche il suo rapporto con le donne, lui le ama e le teme, motivo per il quale i suoi rapporti sono sempre caratterizzati da una grande intensità che si dissolve con il trascorrere del tempo.

Incapace di distinguere l’ispirazione di una musa dalla passione carnale le sue donne finiscono per diventare il terreno fertile per sviscerare nuove parti di sé stesso. Il connubio donna-arte è indissolubile, e le arti da Picasso vengono trattate nel medesimo modo, le sonda tutte interiorizzandole. Dalle donne però dopo questa intensa passione fugge lasciandole completamente vuote mentre nell’arte ci si immerge sempre di più. Pittura e scultura non sono che due delle arti che padroneggia, si adopera anche nei collage e in tutte le sfumature legate alla grafica d’arte, come ad esempio: linoleografia, incisione, xilografia e litografia; per citarne alcune.

Essere la compagna di Picasso quindi non è cosa facile e Fernanda Olivier (ritratta in ben 60), il primo vero grande amore di Picasso, conosciuta a Parigi nel 1904, lo lascia nel 1912. Segue, quasi immediatamente, Eva Gouls che però muore di tubercolosi fra le braccia del pittore. Non passa molto tempo che entra in scena la bellissima Olga Chochlova, con lei Picasso si sposa e la ama alla follia nonostante non sia in grado di rimanerle fedele anche dopo la nascita del loro bambino. Nel 1927 la appena diciassettenne Marie Thérèse Walter diventa l’amante di Picasso ma poco dopo la nascita della loro figlia l’artista inverte la rotta (Marie non reggendo il colpo si toglie la vita pochi anni più tardi).

È la volta di Dora Maar, fotografa e socialmente attiva, quando Picasso finisce di sondare ciò che di lei è sondabile e la lascia Dora impazzisce. Viene sottoposta a cure in ospedale psichiatrico. Una volta fuori non guarisce dalla depressione e descrive Picasso come una malattia piuttosto che come un essere umano.

Dopo Dora, Picasso inizia una relazione duratura con la pittrice Françoise Gilot (più giovane di lui di 40 anni) dalla quale nascono due figli. Françoise però non ci sta e lascia Picasso nel 1953 prima di perdere se stessa nei giochi narcisistici del pittore. Picasso si rivela quindi essere un uomo egoista, mai sazio di nuove scoperte. Incapace di ricambiare l’amare ma, paradossalmente amatissimo da tutti per la sua mente geniale. Passionale e violento ma non monolitico. I suoi lavori, diversi per ogni storia d’amore vissuta, ci mostrano in quanti modi è stato in grado di cambiare ed evolversi in ambito artistico.

A Picasso però la vita ha riservato un lieto fine e a renderlo possibile è Jacqueline Rouge ed è con lei che Picasso si sposa per la seconda volta, compare in più di 400 opere, e resta vicino all’artista fino alla fine dei suoi giorni. Picasso si spegne l’8 aprile del 1973 e lei non sopportando la perdita si toglie la vita nel 1986.