Sebbene oggi vi parli di un gran pezzo di manzo, vi posso assicurare che non siamo all’interno della nostra rubrica food! Appena vi svelerò il soggetto di oggi, sono certa che capirete la mia allusione.
Siamo a Firenze, alla Galleria dell’Accademia: qui è custodita una delle opere scultoree più iconiche del Rinascimento italiano, simbolo della maestria degli artisti nello scolpire i marmi più pregiati. E, dal mio preambolo, non può che trattarsi di lui, il David di Michelangelo, imponente e fiero con i suoi oltre cinque metri di altezza (compreso il basamento sul quale poggia) – in questo caso, possiamo proprio dire che fisico scolpito!
La statua
La statua, che raffigura Davide secondo i canoni dell’estetica classica, bello come un Dio greco, ferma il tempo nel momento in cui l’uomo sta per scagliare la pietra contro il gigante Golia. Questo è un perfetto richiamo alla tragedia classica, la quale ritraeva i protagonisti sempre nei momenti antecedenti l’azione, in modo da creare più pathos e aspettativa nello spettatore.
Michelangelo, di cui non serve qui ricordare le strabilianti abilità artistiche, scolpì la sua opera partendo da un unico blocco di marmo, considerato troppo fragile nella parte inferiore per poterlo destinare ad altri utilizzi; il Maestro ovviò al problema lasciando molto spazio vuoto tra le gambe della scultura. Addirittura, l’artista fu così abile che – oltre alla tensione muscolare che riesce a far trasparire dalla pietra – riuscì a rappresentare anche il pulsare della giugulare sopra la clavicola destra, particolare anatomico che compare anche sul Mosè, a dimostrazione di quanto Michelangelo conoscesse l’anatomia.
Appurato che la scultura originale si trova alla Galleria dell’Accademia, a Firenze vi sono altre due copie del David di Michelangelo: una si trova in Piazza della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio, mentre l’altra è al centro di Piazzale Michelangelo. Il blocco di marmo dal quale è stato ricavato era, in realtà, stato rovinato in precedenza dal lavoro (lasciato poi incompiuto) di altri artisti, tanto che nessuno più aveva voluto lavorarci sopra, a parte Michelangelo, che accettò la “sfida” – e per fortuna, diciamo noi!
La realizzazione dell’opera impiegò il Buonarroti per ben due anni e mezzo circa – da settembre 1501 a maggio 1504 – date le enormi dimensioni del giovane raffigurato (per le più maliziose, mi raccomando, mi riferisco all’altezza!).
Per visitare la scultura, dato l’afflusso di turisti, consigliamo di prenotare la visita all’Accademia, con la possibilità di prenotare anche una guida che vi accompagni durante il percorso.
Laureata in Finanza e Mercati, sono da sempre appassionata di arte e letteratura. Uno dei miei migliori difetti: divoratrice (e compratrice) compulsiva di libri – soprattutto rosa! Nel 2021 esce il mio romanzo di esordio, “Ho provato a non amarti”.