Nel campo della tecnologia si aspetta che il 2025 sarà un anno di grandi innovazioni, continui sviluppi in vari settori, e la grande crescita e sempre maggiore diffusione dell‘intelligenza artificiale in tutti gli ambiti.
La presenza dell’AI nelle nostre vite, facilmente a portata di chiunque ha causato opinioni contrastanti, specialmente nell’ambito del giornalismo: con un click ecco in pochissimo tempo un articolo esaustivo, ben scritto e soprattutto utilizzabile e pubblicabile, tutto in modo anche troppo facile.
La più grande domanda che ci si è posti riguarda quindi proprio la figura del giornalista. Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, leggeremo soltanto testi prodotti con l’AI? Il dibattito è aperto e apre questioni etiche, giuridiche e deontologiche non da poco. L’AI è un nemico o può anche diventare un alleato del giornalista?
Le paure i difetti dell’AI
Il mondo del giornalismo è sicuramente cambiato radicalmente negli ultimi anni, specialmente a causa dei social media. Oggi infatti, a causa di uno stile di vita frenetico in cui non ci si conserva tempo per l’informazione, le persone preferiscono leggere le notizie sui social, in modo veloce, diretto, magari accompagnate da un video ed una canzone.
In passato il giornalista aveva il compito di cercare le fonti e scrivere gli articoli, mentre oggi deve pensare anche, se non principalmente, a scrivere un articolo che invogli anche i lettori con una soglia dell’attenzione più bassa, e ad utilizzare ad esempio la scrittura SEO, per garantire che l’articolo sia tra i primi che compaiono, fatta una ricerca. Deve inoltre essere un articolo che vada bene per i social, accattivante, accompagnato da foto e video, che spingano il lettore a cliccarlo.
Non mancano insomma le paure e i difetti legati all’intelligenza artificiale. Questa trasformazione infatti è anche stata accompagnata dall’AI, che spesso provoca la violazione del copyright, copiando articoli che hanno occupato ore di lavoro e facendo nascere le diffusissime fake news, che hanno il solo scopo di ottenere likes e sempre più visualizzazioni.
Eppure scrivere un articolo è molto più di mettere insieme una serie di parole. Nell’esercizio dell’attività giornalistica ci sono punti cardini come la necessità della verità sostanziale e la verifica e scrematura delle fonti: tutte questioni che l’AI non può affrontare. Si tratta di una tecnica, significa porre la firma in calce ad un articolo: utilizzare l’intelligenza artificiale vuol dire quindi che viene a mancare il rispetto per il giornalista e per il suo lavoro.
L’AI come supporto del giornalista
Di fronte a questo scenario, dove l‘intelligenza artificiale non può sostituire l’uomo, chi supporta l’AI crede che possa rappresentare comunque un aiuto e un supporto, perchè consente di risparmiare tempo e risorse. Ci si è posti quindi il problema su come conciliare il ruolo del giornalista e l’AI.
A questo proposito, negli ultimi anni sono nati diversi progetti, come SMART Journalism e SMART Radio, finanziati con i fondi Digital News Innovation di Google.
“Nel caso dello SMART Journalism“, ha spiegato ampiamente l’esperto di giornalismo e intelligenza artificiale David Graus, “attraverso l’invio di una newsletter con i cinque articoli più apprezzati della settimana, si è riusciti a raccogliere le preferenze dei lettori, a cui successivamente è arrivata solo una lista di contenuti selezionati per interesse. Per quanto riguarda la radio, invece, è stato messo a punto uno strumento capace di scegliere automaticamente, tagliare ed etichettare interventi radiofonici cercati dal giornalista o dall’ascoltatore: pensare di farlo manualmente a ogni ora, tutti i giorni, è impossibile. Per questo motivo, il progetto è risultato vincitore del Marconi Online Award 2019 per l’innovazione della radio del futuro”.