Tomás Saraceno nasce in Argentina nel 1973 dove torna dopo aver trascorso i primi anni della sua infanzia in Italia.
La formazione
All’età di ventotto anni si iscrive alla Städelshule di Francoforte, scuola d’arte di fama internazionale, per continuare i suoi studi allo IUAV di Venezia appena trentenne. Così ha preso il via la carriera di uno degli artisti più richiesti nel panorama contemporaneo. Presente alla Biennale di Venezia nel 2001, 2003 e 2009 e a quella di San Paolo del 2006 è ora in mostra a Palazzo Strozzi fino al 1° Novembre 2020.
L’intreccio del successo
La sua fama, ormai di respiro mondiale, è dovuta sicuramente all’intreccio delle molteplici discipline che sa sapientemente comporre nella realizzazione delle sue opere: psicologia, ingegneria dei materiali, studi sociologici e approfondimenti sulle energie alternative. Gli argomenti che affronta, e che sa trasmettere con efficacia ad un pubblico sempre più vasto e appassionato, sfiorano tematiche legate al superamento delle barriere geografiche, comportamentali e sociali, alla ricerca di modalità di vita sostenibili per l’uomo e l’ambiente tramite strumenti tecnologici, all’introduzione di un modello collaborativo che veda pian piano svanire i confini tra le diverse discipline.
Sospesi nell’Aria
Sulla base di una evidente ispirazione all’architettura utopica degli anni ’60, Saraceno progetta opere che simboleggiano l’abbattimento dei limiti e delle frontiere con strutture sospese e fluttuanti, utili per rendere possibili stili di vita con minore impatto ambientale e una sempre maggiore interazione sociale sulla linea permanente di un nuovo concetto di mobilità.
Proprio nell’ottica del nuovo punto di vista sulla realtà che ci offre, Tomás Saraceno elabora opere in grado di mettere lo spettatore, e quindi l’essere umano in generale, in connessione con elementi non umani come polvere, insetti o piante che si trasformano in metafore del cosmo. Esaltando il contesto storico di Palazzo Strozzi l’artista prende spunto per instaurare un dialogo vivace tra Rinascimento e contemporaneità giocando dialetticamente sul concetto di uomo al centro del mondo in contrasto con una visione più attuale dell’uomo come parte di un universo alla ricerca di una nuova armonia. Anche per questo le opere del poliedrico argentino sono vere e proprie esperienze partecipative, installazioni immersive che permettono allo spettatore di sentirsi parte di un cosmo che non ruota più alle sue dipendenze ma nel quale deve trovare il suo ruolo senza disturbarne l’armonia entrando, anzi, a farne parte. “Aria” questo è il titolo che l’autore ha scelto per la sua mostra attualmente in esposizione a Firenze, richiamando un concetto tanto semplice quanto indispensabile nella vita del pianeta, probabilmente proprio per voler indirizzare l’attenzione sull’eccessiva superficialità con cui spesso si è portati a sottovalutare l’importanza della salute dell’universo, un cosmo in cui ci invita a riscoprirci ospiti e non padroni. In queste poche righe è lo stesso autore a spiegarci le idee motrici della tanta bellezza di cui brillano le sue opere:
“Le emissioni di carbonio riempiono l’aria, il particolato galleggia nei nostri polmoni, mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Tuttavia è possibile immaginare un’era diversa, l’Aerocene, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia di comportamento. Gli ecosistemi devono essere pensati come reti di interazione al cui interno ogni essere vivente si evolve insieme agli altri. Focalizzandoci meno sull’individualità e più sulla reciprocità, possiamo andare oltre la considerazione dei mezzi necessari per controllare l’ambiente e ipotizzare uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano. Lasciamo che la ragnatela ci guidi.”
(Tomás Saraceno)
La mostra rimarrà aperta fino al 1° Novembre 2020 secondo i seguenti orari:
Lunedì-venerdì 14.00-20.00
Giovedì fino alle 23.00
Sabato e domenica 10.00-20.00
Un’occasione da non perdere per ampliare il respiro del nostro modo di vivere “nel mondo”.