Galateo: esiste ancora come stile di vita?

Galateo: esiste ancora come stile di vita?


Fonte foto: Matrimonio...e un tocco di classe - Blogger

Il galateo esiste ancora come stile di vita?

Non è un tormentone, ma la seconda puntata di una serie di articoli per diffondere le buone maniere, parte importantissima perché le nostre relazioni siano proficue.

Se vi siete persi la prima, eccola qui.

Parliamo oggi delle presentazioni e dei saluti.

I saluti

È difficile risalire alle origini del saluto, ma è semplice intuire che abbia radici antiche in quanto è la forma più spontanea per esprimere affabilità e non ovviamente aggressione. In passato dunque si prese l’abitudine a salutare per lasciare intendere al prossimo le proprie buon intenzioni.

Sono infatti ancora oggi, i saluti, i gesti di civiltà minima che rendono immediatamente manifesta la nostra capacità di vivere in comunità.

Quando buongiorno, quando buonasera

Salutare è sempre cortese, sia che si entri o si esca, in un negozio, nella sala d’attesa di un medico, in ascensore tra sconosciuti.  Si dice buongiorno fino all’ora di pranzo e buonasera dal pomeriggio in avanti.

L’esempio per i più piccoli è dato dagli adulti e se non dovesse bastare sarebbe bello che i genitori non rimproverassero i figli in presenza dell’interlocutore, ma mostrassero loro l’errore in privato.

Se si incrocia un conoscente sul lato opposto della strada è sufficiente salutare con un cenno del capo. Attirare l’attenzione a voce alta risulterebbe inappropriato e poco elegante.

Mentre scrivo ho sotto gli occhi il tessuto sociale che generalmente si incrocia, specialmente giovanile. Appellativi come Ciao, bro’ (abbreviazione della parola inglese brother) o quelli espressi in dialetto (non posso citarli tutti, immagino siano diversi da regione a regione – la mia ne ha di terribili -) fanno accapponare la pelle. Urlati a squarciagola, magari accompagnati da una sonora pacca sul collo, non sono proprio l’emblema dell’eleganza. E il Galateo muore, ahimè!

Per non parlare dei bambini che ignorano completamente l’estraneo, che lo schivano, lo temono e si nascondono dietro le gambe dei genitori chiudendosi in un mutismo selettivo,  oppure lo trattano – ma è più raro –  come fosse un familiare e per questo non rispettano ugualmente i canoni delle buone maniere che suggerirebbero un garbo diverso nei confronti di chi non si conosce.

Le presentazioni

Le presentazioni hanno lo scopo di introdurre persone che non si conoscono e avviare una conversazione. Si fanno sempre, a meno che non si tratti di un incontro veloce che dura non più di qualche secondo, benché personalmente mi senta molto a disagio anche in quel caso se a non essere presentata sono io. Per questo motivo cerco di non far sentire a disagio il mio accompagnatore nel caso di un incontro casuale e veloce con chi lui non conosce.

Le uniche occasioni in cui, invece, è addirittura sconveniente fare presentazioni, sono i funerali.

Come ogni circostanza di incontro per delle presentazioni facili e garbate ci sono delle regole da seguire.

Rispettare la gerarchia

Si presentano i più giovani ai più anziani, un uomo a una donna, un sigle a una coppia, avendo cura di pronunciare per primo il nome della persona alla quale si presenta l’altra.

Nell’ambiente di lavoro si presenta al superiore la persona di livello subordinato.

Qualche esempio per essere più chiari.

“Dott. Scardigno le presento Sara De Girolamo, dell’ufficio commerciale”

“Papà, ti presento il mio ragazzo Marco”

“Anna, ti presento Luca”

Attenzione ai titoli

Nelle situazioni mondane e informali si devono evitare i titoli, mentre invece negli ambienti di lavoro sono obbligatori e si usa il titolo e il cognome.

“Presidente, le presento la dottoressa De Luca, responsabile ufficio marketing”

 Défaillance in famiglia

Troppo spesso si sente dire: “Le presento la mia signora” Santa pace, no…: “Le presento mia moglie” è molto più signorile, non trovate?

Al telefono

Così come al telefono. Espressioni come:

“Mi passa il Dottor Franco?”

“Scusi, con chi parlo?”

“La Signora!

Niente di più aberrante. Quanto sarebbe più elegante dire: “Sono la moglie.”  

Non vi nego che in esperienze lavorative passate, in mancanza della segretaria, mi è capitato spesso di rispondere al centralino e prendere una chiamata simile e qualche volta ho replicato:

“Mi dice il suo cognome cortesemente?”

Inutile dirvi che la Signora la volta successiva si è presentata sempre allo stesso modo e dopo un paio di volte, ho dovuto arrendermi. Naturalmente esordire senza il famigerato buongiorno o buonasera come prima prima parola anche al telefono è estremamente scortese, soprattutto quando si chiama un ufficio che solitamente ha una segretaria che sollevando il ricevitore lo dice per forza, ragion per cui, è obbligo ricambiare.

Le risposte nelle presentazioni

Al momento delle presentazioni, per gli uomini è sufficiente dire “buongiorno” o “buonasera”, tutt’al più “molto lieto”. In nessun caso bisognerebbe dire il tanto diffuso: “piacere”.

Alle signore basterà sorridere porgendo la mano per la stretta. Badate, ho scritto la stretta. La mano molle non è una bella cosa. È sinonimo di superficialità, disinteresse, pochezza. Quindi facciamo molta attenzione anche a questo dettaglio, che tanto dettaglio non è.

Chi è presentato, prendiamo per esempio il caso dei giovani ai più anziani, non dovrebbe mai porgere per primo la mano, ma attendere che sia l’altro a farlo. In genere è la persona più anziana che tende la mano a quella più giovane, mai il contrario.

In un salotto le signore sedute non sono tenute ad alzarsi se non nel caso in cui siano presentate a dame attempate, persone anziane o di particolare importanza. Per contro gli uomini si dovrebbero alzare sempre.

Lo sguardo

In tutti i casi, durante le presentazioni così come nelle conversazioni, guardare le persone negli occhi è un gesto di buona educazione.

Se si indossano degli occhiali da sole è opportuno sfilarli quando si è all’aperto, d’obbligo se si è al chiuso, dove per altro, gli occhiali da sole non si dovrebbero mai tenere. Se il vostro interlocutore è strabico, – vi sarà capitato, no? – o pieno di piercing o altre caratteristiche peculiari che potrebbero distrarvi, cercate di mantenere lo sguardo alla radice del naso della persona con cui parlate.

Baciamano

Ormai è desueto, un retaggio dei tempi andati, ma resta comunque un gesto molto galante che se fatto oggi però rischia di trasformarsi in un ridicolo vezzo, specie se lo si usa con tempi e modi errati. Sì, perché è bene sottolineare che il baciamano è ammesso solo nelle case private e mai all’aperto o nei locali pubblici diversi da un ristorante di classe o dal foyer di un teatro.

L’uomo che sceglie questo carinissimo gesto deve appena sfiorare con le labbra la mano destra della donna che si limiterà ad accogliere garbatamente, senza ostentare l’allungamento del braccio, né alzandosi in piedi.

Vi è mai capitato? A me no, eppure non sono più una ragazzina. Non nego che mi imbarazzerebbe, però, più che lusingarmi. Chissà perché!

Baci e abbracci

L’abitudine di scambiarsi baci e abbracci in occasione degli incontri non è propriamente d’èlite. Questo tipo di saluto è riservato ai familiari e amici intimi, mentre è decisamente inadeguato a un primo incontro, per quanto gioviale e informale.

Ricordiamoci che bisogna rispettare i confini personali e prestare attenzione ai piccoli indizi rivelati dal linguaggio del corpo. Ciò che a noi può sembrare un’amichevole vicinanza, per l’altro può essere una spiacevole vicinanza, quindi attenzione a notare se il vostro interlocutore indietreggia o assume espressioni di disagio se lo toccate.

Personalmente adoro percepire i messaggi non detti e assecondare il mio intuito, anzi, vi dirò di più, è la parte di me che più mi piace perché mi dà sempre ragione. Sorridete, è una battuta.

In conclusione il nostro solito approfondimento in un video semplice e chiaro dedicato specificatamente alla donna.

Alla prossima puntata!