Fonte foto: Cinemaserietv.it
In uscita il 6 dicembre nelle sale Coup de chance, il nuovo film di Woody Allen, fuori concorso all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia che, dichiara l’autore, potrebbe essere l’ultimo della sua carriera. Un giallo dai toni comedy ambientato a Parigi che ricorda e cita apertamente Godard, Truffaut e la generazione della Nouvelle Vague tanto cara a Woody Allen, a dimostrazione dell’amore che il regista ha sempre dimostrato nei confronti del cinema europeo e francese in particolare, meno attento a trame forti e ricche d’azione, tipiche del cinema americano, e più all’introspezione e allo studio sul personaggio.
La trama
Jean e Fanny sono una coppia che sembra perfettamente affiatata. Con lavori di successo, risiedono in un raffinato quartiere parigino e il loro amore sembra ancora brillare come al primo giorno. Mentre alcune voci suggeriscono che ci potrebbe essere un segreto nel passato professionale di Jean, Fanny si trova ad affrontare un crescente senso di colpa, accanto a una nuova passione che sta nascendo per un ex compagno di liceo che ha incontrato inaspettatamente.
Ecco il trailer del film:
I temi
Dopo il testamentario Rifkin’s Festival, ecco arrivare Coup de Chance, annunciato dallo stesso Allen come ultimo film della sua carriera. Il film ci immerge in un giallo dall’atmosfera anni ’40, in cui i personaggi sono tutti ricchi, attraenti, amanti del Margaux e del foie gras, e si concedono lussuose vacanze in Polinesia. Tuttavia, sotto la superficie, tradiscono, mentono, e persino commettono omicidi. È come se Woody Allen abbia realizzato un Match Point in chiave comica e un po’ più leggera, con i suoi tipici elementi crime e cattiva condotta morale. Il film segue una trama ben definita, con un messaggio ricorrente che mette in evidenza quanto il caso e la fortuna abbiano un ruolo determinante, spesso provocando eventi inaspettati. È una storia che conosciamo già, ma che non ci stanchiamo mai di ascoltare.
Woody Allen fa riferimento a Claude Lelouche e al suo Hasard ou coincidences. Il racconto gira in effetti intorno all’alternanza tra caso e coincidenza, che può portare a grossi rischi, ma anche ad opportunità, l’importante è saperle riconoscere e non esserne in balìa. Il film è intriso di rimandi e citazioni metacinematografiche, com’è tipico di registi che amano il cinema a tutto tondo. D’altronde non c’è nulla di più citazionistico di girare un film a Parigi e fare riferimento alla Nouvelle Vague, movimento cinematografico che spesso incorporava rimandi a film, letteratura ed elementi della cultura popolare.
Parigi protagonista
Con una chiara citazione ad A bout de suffle di Godard, il film comincia per strada, tra i passanti, nel prestigioso VIII arrondissement di Parigi. Il direttore alla fotografia – niente di meno che Vittorio Storaro – Woody Allen sceglie sempre attentamente questo ruolo – circonda con la sua telecamera i volti affascinanti di due biondi protagonisti, Lou de Laâge (Fanny) e Niels Schneider (Alain), i due ex compagni di liceo che si reincontrano. Fanny è ora felicemente sposata con Melvil Poupaud (Jean), un uomo che si rivelerà possessivo, sciocco e velenoso. Alain invece è rimasto un aspirante scrittore che scrive i suoi romanzi a mano e vive una vita un po’ bohémiene, forse ancora troppo ancorato a certe vecchie illusioni.
Parigi, che era già stata l’ambientazione luminosa e sognante di Midnight in Paris, qui si incupisce per raccontare un triangolo amoroso (e qui ci vengono in mente i triangoli raccontati da Truffaut) in cui una donna è contesa tra due uomini piuttosto disturbanti. Il marito, di cui Fanny è sinceramente innamorata, la tratta come una donna trofeo e non la lascia mai veramente libera di decidere alcunché, neanche i gioielli da indossare. In questa coppia si insinua Alain, da sempre segretamente innamorato di Fanny, un uomo che può anche dimostrare buone intenzioni ma che compare curiosamente in ogni istante libero di Fanny, apparendo ossessionato da lei. Alla fine, il suo tentativo di avvicinarsi a una donna sposata rivela la sua superficialità, la sua inaffidabilità e il suo egoismo. Fanny dimostra un egoismo simile, rimanendo intrappolata in una relazione bidirezionale a causa della mancanza di forza, coraggio e determinazione per condurre una vita centrata su se stessa e sul proprio benessere.
Tra uomini tossici e donne in cerca di un sogno romantico, Parigi cammina veloce e seduce con la sua lingua penetrante. Ed è proprio in francese che Woody Allen decide di raccontare un thriller che esplora le contraddizioni di una borghesia perbenista e ipocrita, in cui l’amore idealizzato e all’apparenza perfetto, mostra tutte le sue contraddizioni.
Woody Allen e i francesi
Woody Allen negli ultimi tempi ha faticato a trovare finanziamenti per i suoi film, ma è stato fortunato ad incontrare il sostegno dei francesi, che ancora credono nell’illuminismo, nella borghesia e nella giustizia al di là delle dinamiche dei social network e dello star system, di cui non sono incolumi, ma neanche schiavi. Il cinema francese ed europeo, in generale, ha un modo di raccontare storie più affine a Woody Allen, o quantomeno al Woody Allen degli ultimi decenni.
Woody Allen ritornato al lido di Venezia è stato accolto con un applauso scrosciante durante la proiezione stampa, sottolineando l’effetto speciale del suo nome scritto nei titoli di testa, nonché l’affetto che il pubblico europeo gli riserva, al netto di qualche film poco riuscito, che gli si perdona con disinvoltura.
In definitiva, Coup de chance potrebbe non essere un capolavoro, ma Woody Allen continua a regalarci storie deliziose, e speriamo che continui a farlo anche in futuro, senza abbandonarci in un’epoca in cui i film di un’ora e mezza sono sempre più rari. I francesi lo sanno e gli regalano tutto lo spazio che gli serve.
D’altronde, fu lo stesso Woody Allen ad escalmare, nel finale di Hollywood Endings:
“Grazie a Dio ci sono i francesi!”.
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.