Sulla sua identità ci sono svariate teorie. Tra queste, la più curiosa sostiene che il suo nome d’arte sia un acronimo formato dalle iniziali dei nomi di sei artisti. Non si tratterebbe quindi di una sola persona, ma di ben sei. Nessuno ha ancora scoperto la verità su chi possa realmente essere, ma una cosa è certa: Banksy è uno street artist che fa sempre parlare di sè. Le sue opere appaiono quasi misteriosamente, lasciando puntualmente a bocca aperta, facendo riflettere e discutere sui temi più scottanti, dalla politica all’etica. Pungente, provocatoria, diretta: nata a Bristol, la sua arte è famosa in tutto il mondo e non passa mai inosservata. Ecco alcune tra le sue opere più belle e significative.
La bambina con il palloncino
Sicuramente tra le opere più famose, è apparsa nel 2002 a Londra, sulla facciata di un negozio, con accanto la scritta “There is always hope”: “C’è sempre una speranza”. Nel 2014, è stata staccata dal muro per essere messa all’asta, per poi essere acquistata dopo quattro anni a 1.180.000 euro da un anonimo compratore… e proprio in quel preciso momento un misterioso tritadocumenti nascosto dietro alla cornice ha distrutto parte della tela!
Il Bacio dei Poliziotti
Apparsa a Brighton nel 2004, quest’opera è una chiara provocazione. Rappresenta infatti due poliziotti uomini che si baciano appassionatamente, facendoci riflettere sul problema dell’omofobia in maniera ancora più profonda, perché per le autorità l’omosessualità è bandita. Anche quest’opera è stata venduta all’asta per 420.000 euro da un anonimo, infatti adesso al posto dell’originale vi si trova una copia.
Game changer
Creata a maggio nel 2020 in piena pandemia, questa opera è un omaggio per tutti coloro che sono rimasti in prima linea sin da subito per l’emergenza covid-19. Rappresenta infatti un bambino che a Batman e Spiderman riposti in un secchio della spazzatura, preferisce una bambola travestita da infermiera con tanto di mantello da supereroe.
Bambino che mette il fiore nel fucile
Creata a Betlemme nel 2007, è un chiaro messaggio che vuole far focalizzare la nostra attenzione verso la pace. Rappresenta un bambino, simbolo dell’innocenza e della purezza, che infila un fiore nel fucile di un soldato. Un appello davvero coraggioso, in un’epoca in cui le guerre sembrano essere purtroppo sempre più all’ordine del giorno.
Pioggia colorata
Si trova a Trondheim, in Norvegia, ed è stata creata nel 2009. Rappresenta il modo in cui un adulto sempre impegnato e perennemente di corsa come vuole la società occidentale e un bambino spensierato e senza preoccupazioni, reagiscono allo stesso fenomeno naturale. Se il primo si copre con l’ombrello infastidito e irritato, il secondo invece allarga le braccia e tira su la testa lasciando che la pioggia colorata lo avvolga totalmente. Due modi completamente diversi di vivere la vita. E voi da che parte state?
Senzatetto che diventa Babbo Natale
Birmingham, 2019. Questa volta Bansky ha voluto rappresentare su un muro, accanto ad una panchina occupata da un senzatetto di nome Ryan, una slitta con le renne di Babbo Natale. Il risultato? Lo ha spiegato lo street artist in persona sul suo profilo Instagram: “Nei 20 minuti in cui abbiamo filmato Ryan su questa panchina, i passanti gli hanno dato una bevanda calda, due barrette di cioccolato e un accendino – senza che lui chiedesse mai nulla”. La dimostrazione che le opere di Bansky, oltre a far parlare di sè, servono anche ad aiutare concretamente i più bisognosi, mettendoli in risalto nella frenesia delle città più caotiche.
Il bambino profugo nel vento
Venezia, gennaio 2020. Ancora una volta, il tema è il modo in cui le persone in difficoltà vengono riposte in secondo piano: l’opera rappresenta un bambino di colore, disegnato su un muro ad un’altezza decisamente provocatoria. Quando la città è sommersa, infatti, il disegno scompare sott’acqua ricordando il delicato problema dei profughi in mare aperto che ogni giorno rischiano la vita alla ricerca di una speranza, ma dimenticati da tutti.
Senzatetto che diventa Babbo Natale
Birmingham, 2019. Questa volta Bansky ha voluto rappresentare su un muro, accanto ad una panchina occupata da un senzatetto di nome Ryan, una slitta con le renne di Babbo Natale. Il risultato? Lo ha spiegato lo street artist in persona sul suo profilo Instagram: “Nei 20 minuti in cui abbiamo filmato Ryan su questa panchina, i passanti gli hanno dato una bevanda calda, due barrette di cioccolato e un accendino – senza che lui chiedesse mai nulla”. La dimostrazione che le opere di Bansky, oltre a far parlare di sè, servono anche ad aiutare concretamente i più bisognosi, mettendoli in risalto nella frenesia delle città più caotiche.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.