Un palazzo storico ora sede di uffici comunali, in prossimità del Castello dei Conti Guidi a Vinci nei pressi di Firenze, oggi adibito quale Museo Leonardiano. Palazzo appartenuto alla famiglia Bracci, che, in fase di restauro, ha rivelato, sopra la cappa di un camino monumentale di aspetto trecentesco, un disegno a carboncino.
Un drago marino simile alla pistice, mitologico mostro che terrorizzava i marinai nel medioevo; un corpo anguilliforme, la coda attorcigliata, con un corno di narvalo sulla fronte, una cresta accennata sul dorso e le zampe a reggere uno stemma araldico.
Uno flebile schizzo a carboncino rilevato da una prospezione al laser scanner del camino stesso, appena visibile; ma sono il luogo e le date di riferimento ad essere intriganti.
L’epoca presunta è da collocarsi fra il 1478 e il 1480-81 ma è possibile anche una datazione anteriore al 1468, nel periodo in cui Leonardo (1452-1519) ha vissuto e tornava nel paesino di Vinci, dove il nonno notaio aveva la residenza e presumibilmente anche alcune delle proprietà passate poi ai Bracci, peraltro molto vicini alla famiglia Vinci.
Lo schizzo sull’intonaco è realizzato di getto e si intravvedono alcuni piccoli ripensamenti. Presenta “caratteri di estrema originalità” rievocando l’interesse dell’artista per le creature mostruose o eterogenee e le fattezze di alcuni dei mostri, draghi, unicorni e altri animali che troviamo disegnati sui quaderni di Leonardo.
Lo studio
Da qui l’ipotesi che si tratti realmente di un disegno da attribuire a Leonardo, anche se i ricercatori che stanno esaminando il reperto sono molto cauti e stanno ricercando prove scientifiche a favore o contro tale ipotesi e in particolare conferme di tratteggio sinistrorso.
Il primo monitoraggio ufficiale a ottobre 2024 è stato svolto dalla soprintendente Antonella Ranaldi con Alberto Felici, restauratore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato Piazza. Altre figure coinvolte in questa fase sono state Marco Gaiani (Dipartimento di Architettura, Alma Mater Università degli Studi di Bologna) e Giovanni Pancani (Dipartimento di Architettura Dida, Università degli Studi di Firenze) per le immagini ad alta risoluzione, il rilievo laser scanner e la termografia
Un gruppo di studiosi composto dalla direttrice del museo Roberta Barsanti, da Andrea De Marchi (dell’Università di Firenze) e da Pietro Marani (già Politecnico di Milano, poi Università Cattolica di Milano) stanno coordinando le ipotesi di studio in atto sullo straordinario ritrovamento.

Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.