Ferrara è la città della vita in bicicletta. La definizione di “Città delle biciclette”, lascia trasparire già lo spirito di questa bella città dell’Emilia. Atmosfera rilassata, poche auto nel centro storico, spazi vivibili, gente che lavora ma si gode anche la vita. Non sembra essere cambiata molto, Ferrara, da quando vi regnavano i d’Este, famiglia tra le più potenti d’Europa con una particolare predilezione per l’arte e le cose belle.
Il simbolo della città
Il Castello d’Este è il maestoso simbolo della città con i suoi rossi mattoni di cotto, le eleganti balaustre bianche, le prigioni e le sale per i giochi e il diletto di corte, con le sue quattro torri circondate dal fossato, poste ai suoi quattro angoli. Svettano ancora oggi sulla città, e sono icona indelebile della grandezza e magnificenza della Famiglia D’Este: a sud-est la Torre Marchesana e a sud-ovest la Torre di San Paolo, a nord-ovest la Torre di Santa Caterina, a nord-est la splendida Torre dei Leoni, punto panoramico da cui ammirare la città.
A Ferrara nel 1385, una pericolosa rivolta convinse Niccolò II d’Este, palesemente terrorizzato per come stava mutando il destino della sua casata, della necessità di erigere una poderosa difesa per sé e la sua famiglia. C’era dunque una ragione puramente pratica per cui si decise a costruire quest’opera imponente: poco tempo prima il Marchese era stato costretto a dare in pasto alla folla in rivolta, il suo consigliere e responsabile delle tasse. Il buon Tommaso da Tortona fece una brutta fine, e il nobile non voleva seguirlo a breve in quella sventura: da qui la scelta di una fortezza dove rifugiarsi.
Nel corso dei secoli il Castello Estense ha svolto diversi ruoli: è stato sede delle milizie estensi con scuderie, armerie, magazzini, officine e tutto quello che serviva al piccolo esercito che vi alloggiava, per poi trasformarsi progressivamente in residenza nobiliare dove si svolgeva la vita della corte Estense. Sempre assediati dalle città vicine e dalle rivolte interne, gli Este alloggiarono sempre nella parte alta del palazzo, lasciando ai piani bassi la funzione difensiva del castello. Una visita al Castello permette di scoprire gli appartamenti, le cucine, le le prigioni, il giardino, la cappella e molte altre cose. Un vero viaggio nella vita quotidiana di una delle famiglie più potenti d’Europa. Loro erano vanitosi e amavano godersi la vita, per questo oggi possiamo ammirare Palazzo Schifanoia e gli affreschi del Salone dei Mesi. Ad Ercole d’Este, poi, la città stava stretta, quindi la fece allargare con la sua “Addizione Erculea”, e in questo rientrò anche Palazzo dei Diamanti, singolare edificio che oggi ospita straordinarie mostre d’arte.
Ma vediamo i particolari architettonici del Castello di Ferrara con uno sguardo più attento. Al 1400 risalgono dunque, la massiccia imponenza, il fossato, i ponti levatoi, le torri austere del Castello. Un passaggio coperto, ancora esistente, univa l’edificio militare al palazzo dei marchesi, oggi Palazzo Municipale.
Passarono i secoli e i pericoli di sommosse cessarono. Allora il castello fu abbellito e slanciato per divenire la magnifica residenza della corte: venne arricchito dalle altane sopra le torri, dai balconi di marmo, dal cortile d’onore di linee cinquecentesche e dai fastosi appartamenti affrescati, ancor oggi visitabili all’interno del percorso museale.
Il compito di costruire questa fortezza fu affidato all’architetto Bartolino da Novara che iniziò i lavori inglobando la Torre dei Leoni, a nord, concludendo l’edificazione in pochissimo tempo: solo due anni. Il castello ha pianta quadrata e oltre le quattro torri angolari che lo caratterizzano, possiede un fossato ancora oggi ricolmo d’acqua, che serviva al signore mandante, per allontanare il proprio popolo.
Il castello fu dotato di ogni tipo di tecnologia innovativa volta alla difesa, come ponti levatoi e apparati difensivi moderni per l’epoca e questo testimonia quanto il duca dovesse essere spaventato.
Come rocca difensiva era un vero e proprio modello e fu studiato e ammirato da molti architetti, tra i quali lo stesso Michelangelo. Subì diversi restauri, il più importante avvenne in seguito ad un incendio nel 1554 e a un devastante terremoto nel 1570.
Nel 1476, quando il castello fu in mano a Ercole I e alla moglie Eleonora d’Aragona, fu internamente restaurato e impreziosito. In seguito il lavoro fu continuato dai successori, che ben volentieri, ingaggiarono artisti del calibro di Tiziano, Raffaello, Giovanni Bellini. Poi con Ercole II, verso la metà del ‘500, il castello si trasformò definitivamente in palazzo di corte, assimilando l’aspetto che possiamo vedere ancora oggi.
Accadde il 27 ottobre 1597 che l’ultimo erede degli Estensi, Alfonso II, morì senza figli. Nel caos Ferrara fu fortemente contesa tra il cugino di questi, Cesare e il Papa Clemente VIII. Il Pontefice riuscì a cacciare Cesare dal castello usando come arma la minaccia della scomunica e il rapimento di suo figlio Alfonso. Così Cesare con tutta la sua famiglia si trasferì a malincuore a Modena non senza , però, sfoderare una piccola vendetta. Oltre a spogliare il castello di averi e ricchezze, fece liberare tutti i carcerati che sicuramente avrebbero dato il benvenuto al Papa. Il castello divenne, così, residenza di cardinali e ausiliari vaticani, ma nulla di più. Mai conoscerà, in futuro, lo splendore e l’importanza che conobbe con gli Estensi, di cui oggi naturalmente conserva il nome e la personalità.
I fantasmi dei due amanti
Il Castello estense custodisce anche una triste storia d’amore consumatasi nella Torre dei Leoni e che vide protagonista la tragica fine di Ugo e Parisina. Nel 1418 fu celebrato il matrimonio di interesse tra Parisina Malatesta, quindicenne, e Niccolò III d’Este, che aveva invece 35 anni. Ugo, uno dei suoi figli, di soli 14 anni, avuto con un’altra moglie, nutriva una feroce antipatia nei confronti della matrigna Parisina (dopotutto erano entrambi due ragazzini!). Niccolò preoccupato per questi continui litigi ordinò, non senza fatica, alla propria moglie di farsi accompagnare da Ugo in una visita ai genitori a Loreto.
Purtroppo accadde che, come tutte le storie tra adolescenti, l’odio si trasformò in amore appassionato che, seppur tenuto nascosto, non permetteva all’odio di un tempo di continuare a manifestarsi per salvare le apparenze. Niccolòperò non fu insospettito, ma piuttosto fu contento del cambiamento e non mancò di lasciarli spesso da soli, dato che ormai si sentiva tranquillo. Anzi, in occasione dello scoppio della peste nel 1418, decise di proteggere i due ragazzini facendoli soggiornare in una villa di campagna. Una vera e propria fortuna! Finalmente potevano essere soli e come due piccioncini diedero sfogo alla propria passione.
Purtroppo, nonostante si tennero discreti, non sfuggirono agli occhi della servitù e le voci del tradimento giunsero ben presto al diretto interessato che, precipitandosi sul luogo, li sorprese in flagranza di reato. Furioso li fece imprigionare e condannare a morte. Vennero condotti nella cella della Torre dei Leoni per 12 ore, perchè dovevano essere gli ultimi di una lunga lista di omicidi che quel giorno Niccolò non si esentò dal commettere. Radunò ed uccise tutte le donne adultere di Ferrara e alla fine delle esecuzioni decapitò i due amanti sullo stesso ceppo di legno.
I loro fantasmi piangono ancora all’interno di quella cella insieme alle anime delle donne morte per causa loro e se vi affascinano, oltre le testimonianze culturali, le avventure d’amore, le presenze spettrali, e l’atmosfera che si respira tra mura storiche, non potete non segnare questo Castello per una futura visita.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.