Elena Gianini Belotti è stata una pedagogista e scrittrice italiana, nata a Roma nel 1929 e recentemente scomparsa all’età di 93 anni.
Il suo operato diede un importante contributo alla scienza pedagogica, facendone fiorire gli studi in Italia. Elena Gianini Belotti è ricordata, infatti, per aver denunciato il sessismo nell’educazione infantile, diversamente impartita a bambini e bambine.
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Nel clima di fervore e movimenti femministi che seguirono gli anni del boom economico, Elena Gianini Belotti riuscì ad imprimere un’accelerata agli studi di genere, focalizzandosi sull’influenza negativa del costume sociale nella costruzione dell’identità delle donne, a partire dall’infanzia.
A tal proposito, divenne celebre nel 1973 con il suo saggio Dalla parte delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita, uscito in un decennio cardine per la storia italiana contemporanea.
In quegli anni era appena stato introdotto il diritto al divorzio, sancito dalla legge 898 del 1970, mentre da lì a poco sarebbe stata approvata anche la legge 194, recante le modalità di accesso all’aborto.
Il suddetto saggio, manifesto della pedagogia italiana, fu seguito da altri studi di notevole spessore, come Non di sola madre (Rizzoli, 1985) e Prima le donne e i bambini (Feltrinelli, 1998).
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La tesi di fondo di Dalla parte delle bambine è che agli uomini e alle donne viene impartita un’educazione diseguale, alimentata da una cultura fortemente sessista sin dai primi anni di vita.
A partire dalla gravidanza, le madri promuovono credenze e falsi miti in base ai quali viene dedicata una diversa attenzione a seconda del sesso del feto.
Se, infatti, i maschi sono allattati più a lungo, perdonati ad ogni errore o lasciati giocare in tutta libertà, lo stesso non si può dire delle femmine, che subiscono regole più ferree e restringenti relative al loro modo di vestire e di comunicare.
Pertanto, se un bambino e una bambina mostrano specifiche preferenze di gioco, non è per una scelta casuale. Secondo Elena Gianini Belotti, entrambi devono aver fatto una valutazione inconscia per la quale sanno già cosa si aspettano da loro gli adulti.
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Elena Gianini Belotti – che diresse per vent’anni il Centro Nascita Montessori – non fu soltanto una nota saggista. Alla sua carriera di scrittrice dedicò anche ampi sforzi nel campo della narrativa.
Emblematico è, ad esempio, il romanzo Pimpì Oselì (1995), ambientato nell’Italia fascista degli anni Trenta tra una valle bergamasca e Roma.
Ancor più agghiacciante invece è Prima della quiete. Storia di Italia Donati, ambientato alla fine dell’Ottocento. Il romanzo ha per protagonista una donna troppo moderna per gli standard culturali dell’epoca, nonostante cerchi di uscire dall’arretratezza diventando una maestra.
Ultimo, ma non per importanza, è Cortocircuito, che parla del rapporto conflittuale tra l’Italia e i figli degli immigrati, cittadini italiani a tutti gli effetti eppure respinti perché di origine straniera.
Nasce a Milano il 31 agosto 1998 da madre e padre egiziani, originari del Cairo e cresce con il piede in due staffe: da un lato, viene educata in seno alla cultura italiana, ampiamente assorbita sui banchi di scuola iscrivendosi al liceo classico, dall’altro si nutre di tutto ciò che ha a che fare con il mondo arabòfono. Di fatto è bilingue, ma non chiedetele quale dei due idiomi preferisce: sarebbe come scegliere tra mente e cuore. Inoltre, mentre cerca di capire cosa fare da grande (in verità le piacerebbe tornare bambina e passare i pomeriggi a guardare cartoni animati alla televisione), si dedica alla scrittura di articoli online per testate giornalistiche.