Il gorilla

“Il gorilla ce l’ha piccolo” di Vincenzo Venuto

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Fonte foto: Illustrazione di Nicoletta Pucci

Partiamo da un presupposto semplicissimo:  Il gorilla ce l’ha piccolo. Con un titolo del genere avrei preso questo libro qualunque fosse stato il suo contenuto. Anche fosse stato un libro di ricette, anche un manuale di istruzioni. Una cartina geografica, to’. Quindi, prima di tutto, un plauso per la scelta del titolo.

Il gorilla ce l'ha piccolo

Fonte foto: HarperCollins 

Cosa vuole sapere uno attirato dalle dimensioni del gorilla?

Questo libro è un documentario. Attenzione, non un libro sulla natura, no. È proprio un documentario. Nel senso che l’autore l’ha scritto pensandolo come se lo stessimo vedendo alla tv, e con l’intento di mostrarci l’uomo come se fosse un animale inserito nel contesto di tanti altri animali, e con i quali fosse possibile metterlo a raffronto.

È una raccolta di riflessioni, aneddoti, testimonianze del regno animale che dovrebbero rispondere alle domande: perché siamo così? Perché ci comportiamo così? Da dove vengono tutti i nostri comportamenti?

Vabbè, dai, è facile. Freud risponderebbe in un lampo. Dal se..? dal sess..?

Insomma, si tratta in pratica di una guida definitiva alla sessualità di tutti gli animali, umani inclusi, che a partire dal comportamento degli animali (quegli altri, stavolta) arriva a farci comprendere qualcosa anche su di noi.

La natura evolve a impulsi, e nessuno è potente quanto quello sessuale. Vincenzo Venuto, l’autore, biologo ed etologo ci accompagna in un viaggio attraverso il regno animale con una premessa: immaginatevi alieni, e pensate di osservare tutti gli abitanti di questo mondo, uomo compreso, come se voi non lo foste. Un po’ come con la settimana enigmistica: cerca le differenze.

La morale

Ci insegna quindi la seduzione dei cervi e dei pesci palla, la fedeltà dei pappagalli, il corteggiamento attraverso il comportamento dei delfini; latto sessuale con coralli, pipistrelli e salmoni, e anche gli atteggiamenti di diverse società umane, come gli adolescenti di Milano, in particolar modo i paninari, strana razza ancora sotto studio; i pigmei Bayaka, l’uomo di Neanderthal (qui purtroppo prive di testimonianze audiovisive per evidenti problemi tecnici) e gli immancabili uomini parrucca della Papua Nuova Guinea. Giocando con umorismo e fantasia tocca temi come tradimento, omosessualità, struttura sociale e onore per i defunti.

Per gli amanti del genere, c’é anche il podcast, da cui in realtà il libro è stato tratto, impreziosito dalle graziose illustrazioni di Nicoletta Pucci.

La ruota del pavone non è bellezza, è sfiga

Ma, vi chiederete, come si muove effettivamente questo libro? Eh beh, per prima cosa dovete sapere che il pavone è un povero sfigato. Non l’avreste mai detto, eh? Tutto parte dal presupposto che è la femmina a scegliere in natura, non il maschio. Sì, anche tra i non umani. La femmina sceglie chi potrà aiutarla nella crescita dei piccoli, oppure chi potrà badare a lei, o più semplicemente chi abbia il patrimonio genetico migliore (sì, c’è anche qualche caso in cui la scelta femminile e forzata all’unico maschio talmente furbo e veloce fa ingravidarla prima che lei se ne accorga. Se nella nostra società questo non rende particolarmente onore al maschio, bisogna specificare che nel caso di questo particolare ragnetto la pena è quella di esser fatto a pezzi. C’è un mondo decisamente variegato, là fuori! pensiamo alla mantide, per dire), perché potrà trasmetterlo alla propria discendenza. Insomma, tutto si fa per una ricerca di vantaggio. Si parla tanto di amore e scopri che il 30% delle nidiate di uccelli anche monogami sono frutto di relazioni extraconiugali (il che significa, essendo tali specie sempre monogame, che entrambi tradiscono). Si parla tanto di importanza delle dimensioni, e poi scopri che quel bestione del gorilla ce l’ha una roba che levati, microscopico, proprio. E ci da, eh!

Scopri che le lumache hanno il doppio delle possibilità di procreare essendo tutte sia maschi che femmine. Scopri che le api (che sono femmine, si sa) di un alveare sono più parenti tra loro dei loro fratelli maschi, scopri che alcuni animali sono maschi da piccoli e femmine da grandi o viceversa, che il leone maschio, il re della foresta, poi a casa non comanda granché, che alcuni rospi tengono le uova fecondate in bocca – e qualcuna se la magnano pure –, che i delfini si drogano (e mica solo loro!), che esistono animali immortali, che le scimmie bonobo fanno orge per attenuare i conflitti e vivere in pace, che gli elefanti tornano a far visita alle tombe dei loro cari, che gli animali imparano, che l’omosessualità è decisamente diffusa in natura, che ciò che noi definiamo amore dovrebbe forse più considerarsi affetto, e che il corteggiamento è la norma. E sì, anche gli animali si regalano cioccolatini e fiori, anche se in effetti sono più spugne e cibo, ma non è questo il punto. Questo serve solo al maschio per farsi notare dalla femmina, che ricordiamo, dove scegliere. E qui sceglie il famoso pavone che fa la ruota più grande e più bella.

Il pavone, dicevamo.

Ora, analizziamo questo povero pavone. Povero, perché guarda che mica è facile portarsi appresso questo codazzo che comunque pesa, sicuramente intralcia; e tenerlo pulito, tenerlo integro, mantenerlo intatto da eventuali predatori o qualunque altra cosa quando vai in giro a procacciarti cibo (la coda lo rende anche una ben più facile preda). Il pavone, dicevamo, è uno sfigato. Più è grossa quella cavolo di coda e più è grande la sua fatica, il suo handicap. Nonostante questo, quando incontra la sua bella, l’handicap è proprio quello che mette in mostra: le dice che nonostante la sfiga che c’ha avuto, deve essere davvero un tipo in gamba se è ancora in forma, se è ancora vivo. E guarda anche come è riuscito a mantenerla a posto!

E colmo della sfiga, chi è che porta avanti la specie? Mica quelli più normali. No! Siccome le femmine scelgono, i geni che compiranno la fecondazione saranno quelli con la coda più grossa, con la chela più ingombrante, con le zanne più lunghe, con le corna più grosse. Cosicché le code saranno sempre più lunghe, le chele sempre più ingombranti, le corna sempre più grosse; e al primo cambiamento climatico il cervo ipercornuto sarà tanto sbilanciato da non riuscire neanche più ad alimentarsi. Allora sì che la specie sarà salva. Non state a ridere, che vi vedo! È già successo:

Il megalocero (Megaloceros giganteus) era un enorme cervo che visse diverse migliaia di anni fa. Era alto due metri al garrese e i maschi avevano un palco che poteva raggiungere i tre metri e mezzo di ampiezza. Questi mammiferi popolavano un’area vastissima che andava dall’Europa all’Asia centrale. I più antichi ritrovamenti fossili risalgono a 400.000 anni fa e circa 10.000 anni fa questi enormi cervi si estinsero. Non si conosce bene il motivo per cui ciò avvenne, ma ci sono diverse ipotesi tutte legate a quelle corna così ingombranti che le femmine hanno voluto.

Siamo alla fine dell’era glaciale, inizia a fare caldo e i grandi alberi, che prima non potevano crescere a causa del freddo, ricominciarono a ricoprire il continente europeo. Quelle corna così ingombranti in un ambiente fitto rendevano i maschi una facile preda per un pericoloso predatore che in quel periodo scorrazzava per i boschi e che alla fine dell’era glaciale aveva iniziato a dominare la Terra: l’uomo. Un’altra ipotesi ci dice che le corna del cervo gigante, per potersi sviluppare, avevano bisogno di un elevato apporto di calcio che veniva però sottratto alle ossa. L’alimentazione sopperiva alla maggiore richiesta di calcio grazie a minerali contenuti nelle piante che i cervi mangiavano. Quando il delicato equilibrio tra l’animale e il suo habitat naturale venne rotto dal riscaldamento del clima, la vegetazione non fu più in grado di supportare lo sviluppo osseo del cervo gigante. I maschi indeboliti dall’osteoporosi divennero una facile preda per l’uomo. Comunque sia andata, è vero che fummo noi umani a premere il grilletto dell’estinzione, ma furono le femmine di Megaloceros a caricare l’arma.

In natura, abbiamo detto, sono le femmine che scelgono. Sì, d’accordo, è così anche per noi, non c’è alcun dubbio che sia così. Ma essendo loro a scegliere sono i maschi che si fanno belli, che sono più colorati, che si agghindano per esser meglio notati.

Nella razza umana invece sono le donne a truccarsi: vai a capire che è successo, boh.


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