La Sicilia è una terra meravigliosa, baciata dal sole, culla di civiltà e culture millenarie, terra di passione e di amore!!! Per scoprire tutte le sue bellezze ci vogliono più e più viaggi, o articoli, in questo caso, e noi di Hermes Magazine abbiamo scelto questa volta, il suo capoluogo, in una delle sue bellezze meno conosciute.
Non si finisce mai di scoprire la città di Palermo. Proprio quando si pensa di sapere più o meno tutto in merito alla sua storia, ecco che arriva qualcosa di nuovo a stupirci. Il luogo di cui vi vogliamo parlare con questo articolo si trova nei pressi dell’aeroporto di Boccadifalco, ai piedi della strada conosciuta come la “conigliera”. Qui si trovano le Sorgenti del Gabriele, gestite dall’Amap. Si possono tranquillamente definire un “tempio dell’acqua” dalla storia molto antica. Nei quaderni del marchese di Villabianca, si fa risalire il nome “Gabriele” al termine arabo “Al Garbal”, che significa “grotta irrigante”. Sarebbero state note già nel X secolo: l’acqua, oltre che per gli usi domestici, si impiegava anche per il funzionamento dei mulini.
Il sito, da un punto di vista geologico, è costituito da quattro sorgenti di contatto, nelle quali l’acqua sgorga tra le rocce, per naturale deflusso. L’alimentazione della falda arriva dal massiccio Sagana-Monte Cuccio. Il luogo in cui si trovano le sorgenti è coperto da volte di mattoni e si caratterizza per una piacevole frescura e per il fruscio delle acque, che costituiscono una specie di laghetto. Lo scenario è molto suggestivo, con cunicoli che passano sotto gli archi. Scendendo ancora un po’, si può accedere al canale del Gabriellotto, in cui l’acqua è alta trenta centimetri. Attraverso stretti cunicoli si giunge alla fonte Cuba, dove l’acqua affiora dalle rocce e, proseguendo, si arriva alla Sorgente Gabriele. Si può visitare anche la fonte Nixio, con l’acqua più bassa e cristallina, che affiora dal fondo, formando bolle d’aria.
Le prime notizie scritte sulle Sorgenti del Gabriele di Palermo risalgono ai primi del Settecento. Prima erano a cielo aperto, immerse nella vegetazione. L’acqua, oltre che per uso domestico, era impiegata per i mulini della città a per alimentare i bacini artificiali della Zisa e della Cuba . Quando le sorgenti erano a cielo aperto, la popolazione usava l’acqua per lavare i panni, sporcandola: in questo modo diventava insalubre, nonostante sgorgasse limpidissima. Per tutelare la salute degli abitanti della città, il sito venne chiuso. I primi lavori per la costruzione dei muri iniziarono nel 1771.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.