La città di Napoli ha ben ventisei porte, di cui solo alcune sono ancor oggi visibili.
La più nota delle porte di Napoli è senza dubbio Port’Alba, chiamata anche “Porta Sciuscella” per la presenza di alberi negli orti dove oggi sorge piazza Dante. Prima della costruzione della porta, c’era un vecchio torrione. Si narra che gli abitanti, stanchi di allungare il tragitto per entrare ed uscire, scavarono alla base del torrione una cavità per agevolare il passaggio. Ogni qualvolta le autorità tappavano questo buco c’era qualcuno che continuava a scavare. Così nel 1625 il principe don Paolo di Sangro di San Severo pregò il vicerè di erigere una porta nei pressi di piazza Dante e fu fatta costruire da don Antonio Alvarez di Toledo, duca d’Alba.
Vi è anche una leggenda collegata a Port’Alba: la storia di Maria ‘a rossa, una giovane donna dai lunghi capelli rossi che abitava all’interno delle mura di Port’Alba, che amava, ricambiata, un conciatore di pelli, Michele, che viveva al di fuori delle mura.
L’apertura della porta rappresentò per i due innamorati il coronamento del loro amore. Ma una sera, mentre i due stavano rientrando a casa, un tuono molto fragoroso bloccò Michele, che fu talmente terrorizzato da allontanarsi per sempre da Maria. Da quel momento la donna cominciò un declino fisico e mentale, tanto da essere additata dalla gente come una strega e come tale fu trattata. Fu rinchiusa in una gabbia appesa ad un gancio sotto l’arco della porta e lasciata morire di fame e di sete. Il suo cadavere cominciò a pietrificarsi ed oggi resta l’incavo nella pietra e la leggenda di un’ombra che si aggira di notte tra le librerie e le botteghe.
La porta più antica, invece, risale alla prima metà del X secolo ed è Porta San Gennaro a Capodimonte. Prende il suo nome proprio dalla via che, partendo da essa, conduceva alle catacombe di San Gennaro. Sulla parte superiore della porta si può ammirare l’affresco dell’artista Mattia Preti, realizzato come “punizione” per aver ucciso un soldato spagnolo durante l’epidemia di peste del 1656; quindi, per salvarsi, il Preti dovette mettere a disposizione la sua arte.
L’epidemia di peste del 1656 produsse numerosissime vittime che transitavano proprio sotto la porta provenienti da vico Limoncelli, dove le salme venivano spogliate per poi vendere al mercato gli averi dei defunti e successivamente venivano sepolte negli ossari del vallone della Sanità. In questo luogo era presente una comunità di frati votati alla castità, gli Eunostidi, che si riunivano nel tempio dedicato ad Eunostio col compito di seppellire i defunti.Eunostio era un giovane di bell’aspetto che fece innamorare Ocna, la figlia di un magistrato.
Ocna corteggiò invano il ragazzo; infine, travolta dalla passione, tentò di sedurlo con una vera e propria aggressione,ma Eunosto si difese con la forza.
Allora Ocna raccontò ai fratelli di essere stata stuprata ed i due la vendicarono ed uccisero il ragazzo. Poi, quando venne fuori la verità, gli assassini furono incarcerati, la ragazza si uccise e ad Eunosto fu dedicato un tempio.
L’intera zona dove si trovava il tempio fu chiamata “dei Vergini”.
Sono diversi gli ipogei presenti in zona ed i valloni in cui venivano raccolti i defunti, il più famoso è il cimitero delle fontanelle, ma altrettanto famoso è quello dei cristallini. In queste zone le famiglie facoltose e di importanti origini nobiliari costruirono le loro dimore, come palazzo dello Spagnolo e palazzo Sanfelice.
In questi luoghi venne costruito anche un lazzaretto presso la basilica di San Gennaro; tale lazzaretto divenne l’attuale ospedale San Gennaro dei poveri.
Il ponte della Sanità fu costruito proprio per agevolare il percorso per raggiungere l’ospedale e la Reggia di Capodimonte. La costruzione del ponte, oggi intitolato alla partigiana Maddalena Cerasuolo, isolò tale zona dal resto della città, favorendo quindi lo sviluppo di traffici illeciti e malavitosi.
La più grande ed imponente porta di Napoli è Porta Capuana, che fu costruita nel 1488 subito dopo Porta Nolana ed ubicata nei pressi di Castel Capuano.
Porta Capuana divenne la porta principale della città ed una struttura rappresentativa delle magnificenze della casa d’Aragona. Gli stemmi, epigrafi, archi, sculture, enunciavano la vittoria di Ferrante d’Aragona sui baroni ribelli. In cima all’arco vi era il fregio della scena d’incoronazione di re Ferrante, poi sostituito da Carlo V nel 1535 con lo stemma dell’aquila bicipite ad ali piegate. Ai due estremi delle nicchie laterali v’erano le statue dei più importanti Santi di allora: Sant’Agnello e San Gennaro.
Presenta ancora un’arcata in marmo bianco e due torri cilindriche ai lati, così come progettata da Giuliano da Maiano. In via Cesare Rosaroll vi sono rimanenze di mura, poi due torri sono incorporate nell’interno della Caserma Garibaldi a via Foria. Le mura aragonesi terminano in quella zona e si ricollegano alla cinta muraria che comprende lungo via Foria, Porta San Gennaro, e più avanti, girando a sinistra, Port’Alba.
Circa l’origine del suo nome si dibattono due teorie: la prima è quella che il suo nome derivi dal fatto di essere rivolta verso la città di Capua; l’altra riguarda la partecipazione della nobile famiglia dei Capuano, che aveva avuto l’onere di difenderla dalle invasioni nemiche.
Altra porta visibile la troviamo a piazza Nolana, in prossimità dell’ospedale Ascalesi, Porta Nolana, che fu edificata durante il regno degli Aragonesi.
Porta Nolana rappresentava un varco secondario della città, eretta lungo la via dei Fori, attuale corso Garibaldi. Sulla parte superiore sono scolpiti tre stemmi raffiguranti le armi aragonesi e le armi angioine, le fasce di Francia e la casa d’Angiò, i gigli e la città di Gerusalemme e gli scudi sannitici. Il suo nome deriva dalla via che conduceva al borgo antico di Nola, che partiva proprio da lì. Questa porta era affrescata dall’immagine della Vergine col suo bambino in braccio, con san Gennaro, san Francesco e Santa Rosalia, che supplicavano la fine della peste.
Presenta due torri cilindriche ed alcuni decori, tra cui si può notare Fernando D’Aragona in sella al suo cavallo.
Di porte ancora presenti collocate nei pressi di Castel Capuano abbiamo la Porta Puteolana, chiamata così in quanto indirizzava verso la strada per Pozzuoli. Una porta che fu demolita fu la Porta Furcillensis che si trovava dentro la zona di Forcella.
Il decumano superiore aveva due porte, quella all’angolo della chiesa della Sapienza e via Costantinopoli chiamata Porta Romana e Porta S.Sofia, poi divenuta Porta Carbonara.
Porta Carbonara deriva il suo nome dal fatto che fu costruita in un luogo chiamato “Carbonarius” dove venivano inceneriti i rifiuti, nei pressi dell’attuale via Carbonara. Inizialmente collocata nei pressi di Largo Donnaregina, con l’imperatore Costantino si trasferì nei pressi del “Carbonarius” e fu poi abbattuta da don Pedro di Toledo ed al suo posto fu costruito un ponte: il Pontenuovo.
Poi vi sono porte non più visibili, come le porte marine che erano ben sedici.
Porta di Massa viene così chiamata in quanto era antistante l’approdo delle navi mercantili cariche di frutta, vino e latticini provenienti da Massalubrense.
Porta del Carmine fu edificata nel 1484 durante la reggenza di Fernando D’Aragona nei pressi di piazza Mercato ed in prossimità del Castello del Carmine.
Porta della Conceria dava sull’attuale Vico Vacche alla Conceria, luogo dove si lavoravano le pelli.
Porta di S.Maria a Parete si trovava nei pressi di Vico S.Maria Apparente, oggi non più esistente.
Porta della Mandra si trovava nei pressi del non più esistente Vico Mandrone, dove venivano fatte sbarcare le mandrie dalle navi mercantili per portarle ai vicini macelli.
Porta Del Pesce era il luogo dove veniva scaricato il pescato del giorno ed era situata nei pressi di via Carlo Troja e via Antonio Scialoja, in prossimità del borgo degli Orefici.
Porta Caputo prende il proprio nome da una famiglia molto influente della costiera amalfitana.
Porta d’Olivares fu fatta costruire da Arrigo Gruzman, conte d’Olivares, durante la reggenza di don Pedro.
Vi erano poi altre porte: dello sperone, del sale, di mezzo, della Marina del vino, del molo piccolo, della calce e delle pulci. Tra le porte marine vi è anche la Porta dei Tornieri, con un arco in piperno: oggi vi è l’ingresso di un bar a via Marina. Molte di queste porte furono demolite nella prima metà del 700 ad opera di Carlo III di Borbone.
Carlo Pisani Massamormile, napoletano, classe 1963, è laureato in Economia e Commercio e dottore commercialista.
Nel 2013 scrive una sua biografia dal titolo “Sei volte papà” in occasione della festa dei suoi 50 anni. Nel 2019 pubblica con la casa editrice “Il quaderno” il libro di poesie “Barca a rime”, una raccolta di poesie in rima baciata ed alternata sulle emozioni. Nel 2020 pubblica il libro di racconti “Intrighi di condominio” con la casa editrice “Il quaderno”: 17 racconti ironici e divertenti su condomini “sui generis” della Napoli degli anni 90, Nel 2021 insieme ad altri autori viene pubblicato un suo racconto dal titolo “Oltre il lavoro” nel libro” Grandi speranze”della collana “Gemme, scrittori si diventa” (casa editrice Guida); nel mese di novembre 2021 viene pubblicato il libro di poesie “Frammenti di emozioni”-poesie, fotografie,riflessioni (casa editrice Il quaderno). Appassionato di scrittura, lettura, psicologia, sport.