Zungoli: dall’alto del castello alle grotte sotterranee

Zungoli: dall’alto del castello alle grotte sotterranee

Fonte foto: e-Borghi

Chi non ha mai visitato Zungoli, dovrebbe assolutamente rimediare, non fosse altro che è stato nominato uno dei Borghi più belli d’Italia.

Si tratta di uno dei tanti borghi medievali disseminati in tutta Italia, intrisi di storia, arte e cultura. Questo piccolo centro abitato, che non conta più di 1000 abitanti, si trova in Campania, in provincia di Avellino, e svetta nell’alta valle dell’Ufita nell’Appennino Campano, adagiato su un piccolo colle di struttura tufacea, lambisce il torrente Vallone.

La storia

Il nome di Zungoli deriva probabilmente da un normanno di nome Leander Juncolo o Curalo che fece costruire un castello detto Castrum Caroli, in posizione strategica.

Ma i primi insediamenti umani in quel luogo sono registrati ancor prima: ci sono infatti evidenze che risalgono fino al neolitico. Non mancano inoltre reperti risalenti all’antica Roma, come monete e cippi funerari e militari. Ma la testimonianza maggiore di questo periodo è la via Herculea, che ricostruita da Marco Aurelio, come connessione tra la via Traiana e la via Appia.

La costruzione della fortezza comincia nel Duecento, quando i Normanni che governavano il territorio decisero di modificare la Torre Bizantina già presente trasformandola in una Rocca, che è quella che possiamo ammirare ancora oggi, nella parte alta del borgo, attorniata dai resti delle mura.

Successivamente il feudo è appartenuto agli Angioini e a numerosi signori, fino all’abolizione del Feudalesimo, con conseguente annessione del borgo al Regno delle Due Sicilie.

Cosa vedere

Il centro storico di Zungoli è formato da un reticolato di viuzze acciottolate e scalinate in pietra che si arrampicano sulla collina. È incantevole fermarsi ad osservare i suoi angoli, le sue piazzette e i suoi vicoli.

Molti sono anche i palazzi storici, tra cui Palazzo Caputi, Palazzo Annichiarico-Petruzzelli, e Palazzo Jannuzzi.

Nel punto più alto del paese svetta il Castello di Zungoli, eretto intorno all’XI secolo per difendersi dalle incursioni bizantine. Dell’originaria costruzione a quattro torri cilindriche, in seguito al terremoto del 1456 ne sono rimaste tre, ma le sue fattezze restano ancor oggi mastodontiche. Il Castello è stato la residenza di molti nobili e signori, tra cui Ugone de Luca, il capitano spagnolo Consalvo Fernandes de Cordova e il re di Spagna Carlo III. Oggi è abitato dai marchesi Susanna di Sant’Eligio.

Tra i monumenti religiosi, va visitato il Convento di San Francesco che racconta la sua storia di distruzioni e ricostruzioni, tra terremoti, incuria e abbandoni. L’edificio si sviluppa su due piani, quello inferiore occupato dai laboratori per la lavorazione della lana, i refettori, la cucina e la cantina; quello superiore occupato dalle celle dei frati. Nella struttura, così come nella chiesa attigua, sono conservate importanti opere d’arte del Cinquecento e del Seicento.

Imperdibili sono, inoltre, le Grotte Bizantine. Una serie di cunicoli sotterranei, disposti su tre livelli e collegati da gradinate, che nel tempo hanno avuto destinazioni di vario tipo: ricovero, deposito, stalle, e luogo per l’affinatura dei formaggi. Le più importanti sono Grotta Nisco, Grotta Biaviello e Grotta – Forno Filomena Isidoro, antico forno alimentata da paglia e legna. 

Per Zungoli inoltre passa il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela tracciato dalla transumanza, una tradizione che dal 2019 fa parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Oggi il percorso è luogo di escursioni culturali, turistiche e ambientali.

I prodotti locali

Vale la pena visitare Zungoli non solo per le sue bellezze architettoniche ma anche per le specialità gastronomiche locali.

Dai celebri ulivi che incorniciano tutto il territorio deriva un ottimo olio extravergine d’oliva DOP Irpinia delle colline dell’Ufita.

Molto rinomati inoltre sono i formaggi locali, in particolare il caciocavallo podolico e il caciomolara. I formaggi sono frutto di una lavorazione che ha origini antiche, con una stagionatura che va dai 4 ai 9 mesi, all’interno delle grotte di tufo sotterranee.