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La regione delle Marche, che si estende dai monti al mare, offre molti piatti e prodotti tipici tutti da gustare: vi portiamo dunque alla scoperta dei 5 specialità marchigiane da non lasciarvi sfuggire.
Olive all’ascolana
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Tipiche della città di Ascoli, da cui ne deriva il nome, le olive ascolane o all’ascolana sono la specialità marchigiana più famosa ed apprezzata, non solo in loco, ma in tutto il mondo.
La ricetta è molto antica, risalente all’Ottocento e utilizza olive conservate in salamoia, poi farcite con un ripieno a base di polpa di manzo e maiale, semi di finocchio selvatico, erbe aromatiche, verdure e Parmigiano Reggiano. In fine le olive vengono impanate e fritte.
Grandi, carnose e croccanti, sono perfette da sole come aperitivo o all’interno del fritto misto all’italiana. Le olive all’ascolana sono tutelate dalla dicitura DOP.
Ciauscolo
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Prodotto a base di maiale tipico della cucina marchigiana di origine contadina, secondo cui la carne di maiale fosse un’indispensabile fonte di proteine ed energie fondamentali soprattutto nel periodo invernale. Si tratta di un insaccato spalmabile prodotto dalla macellazione di tagli grassi e magri del maiale al quale viene dato una forma di salame e viene messo a stagionare per almeno 15 giorni. La consistenza finale è quella di un pâté e si mangia spalmato su fette di pane casareccio calde, ma anche sulla pasta. Il Ciauscolo è tutelato dalla dicitura IGP.
Moscioli
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Sembrano cozze, ma non lo sono! Questi particolari tipi di mitile si chiamano Moscioli Selvatici e crescono alle pareti del Monte Conero. Particolarmente speciali sono quelli di Portonovo, sulla Riviera del Conero, grazie alla sua scogliera rocciosa dove il mosciolo vive e si riproduce spontaneamente in grandi quantità.
Il mollusco può essere cucinato in vari modi, ma uno dei più apprezzati è alla marinara: aperti in pentola, con abbondante olio di oliva, limone, prezzemolo e pepe macinato fresco. Nel 2004 Slow Food ha inserito i moscioli tra i suoi Presidi al fine di salvaguardarli e valorizzarli. Particolare importanza, a tal fine, è stata data al mosciolo selvatico di Portonovo, di cui viene garantita la provenienza e la tracciabilità lungo tutta la filiera produttiva e distributiva. Viene inoltre regolamentata la pesca in termini di quantità prelevata, al fine di non causare la scomparsa del mosciolo, e periodo di pesca, da aprile ad ottobre.
Calcioni
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I calcioni, detti anche caciù, piconi o cargiò a seconda di dove li si mangia, sono un tipo di pasta fresca ripiena che possono essere consumati come primo piatto o dessert a seconda della farcitura. Si preparano infatti con ingredienti piuttosto neutri, quali la farina, l’uovo, lo strutto e lo zucchero. È il ripieno a fare la differenza. Tutte le tipologie sono però accomunate nel nome e nella ricetta da un grande protagonista: il formaggio.
Cotti al forno, oppure fritti, è possibile trovarli ripieni di ricotta, pecorino, scorza di limone e maggiorana, diversamente combinati tra loro o in aggiunta di altri ingredienti salati o dolci. I calcioni risultano perfetti in ogni occasione: in accompagnamento a un calice di bollicine come aperitivo o spolverati di zucchero a velo come dessert.
Caciotta d’Urbino
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Caciotta prodotta esclusivamente nelle province di Pesaro e Urbino, si produce da secoli, tanto che si racconta fosse il formaggio preferito da Michelangelo. Il formaggio, a pasta molle e friabile, proviene da latte ovino, con una percentuale del 20‐30% di latte vaccino. La forma intera è di piccole dimensioni (il diametro è di circa 15 centimetri) e ha un sapore dolce e leggermente acidulo. Può essere utilizzata per i ripieni di pasta fresca, per stuzzichini, abbinata con pere e fichi o cucinata alla piastra. È tipico, inoltre, consumarla tagliata a listarelle sottili in accompagnamento a verdure di stagione ed aceto balsamico. Anche la Caciotta d’Urbino è riconosciuta oggi dalla denominazione Dop.
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.