Prodotti alimentari ”bio”: cosa significa davvero?

Oggi più che mai, siamo bombardati da spot televisivi, sponsorizzazioni su facebook e pubblicità di qualsiasi tipo, che decantano le qualità di prodotti alimentari definiti sani e nutrienti e adatti all’alimentazione di grandi e piccini. Quando ci rechiamo al supermercato, ad esempio, veniamo subito investiti da una marea di informazioni riguardo la provenienza e la salubrità di ciò che vogliamo acquistare e la nostra attenzione vira subito verso quel reparto pieno di confezioni dai colori pastello, con stampe di paesaggi naturali e animali che brucano l’erba felici. 

 

Non fraintendetemi, sebbene io sia reduce dell’enorme successo dei fast food negli anni Novanta, approvo con fermezza la nuova tendenza degli italiani di nutrirsi con maggiore attenzione. Tuttavia, il cosiddetto healty food può fare riferimento a un raggio vastissimo di articoli ed il rischio di fare confusione è davvero molto alto. Una delle categorie maggiormente richieste, è quella che comprende il cibo definito “biologico”.  

 

Ma cosa significa davvero?

 

Quando parliamo di cibo “bio”, intendiamo quegli alimenti che provengono dall’agricoltura biologica, cioè quella basata su tecniche di coltivazione non intensive, e sull’utilizzo di  insetticidi vegetali anziché i classici pesticidi aggressivi. Per quanto riguarda le carni, questo metodo prevede l’abolizione dell’uso di antibiotici e ormoni e approva soltanto l’utilizzo di mangimi non trattati chimicamente. Il prodotto finale, inoltre, per essere definito biologico, deve essere privo di coloranti, conservanti e additivi vari. Per riconoscere sugli scaffali le merci che realmente rispettano questa filosofia, è necessario cercare sulla confezione la dicitura che lo specifica e il logo europeo a forma di foglia verde con 12 stelle.

 

Biologico e KM Zero sono la stessa cosa?     

 

Da qualche tempo è obbligatorio indicare anche la provenienza degli alimenti e ci capiterà di trovare sull’etichetta il termine “Km zero.” Questo significa semplicemente che quello che stiamo acquistando proviene da filiera corta, ovvero da aziende locali. Nonostante ciò sia sinonimo di stagionalità, con l’ovvia conseguenza di poter trarre dei benefici per la nostra salute, è bene chiarire però che non vi è automaticamente garanzia che siano stati rispettati i parametri per parlare di biologico. Nonostante l’uso smodato e spesso inappropriato del termine, possiamo  comunque affermare  che  i consumatori oggi acquistano con maggiore consapevolezza, mossi dalla voglia di tutelarsi e migliorare il proprio stile di vita, spingendo anche le aziende più scettiche ad adeguarsi e ad investire su un nuovo tipo di commercio, più sano, più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Non possiamo fare altro che trarne beneficio.