Pàlcoda: la città fantasma del Friuli inghiottita dalla natura

Pàlcoda: la città fantasma del Friuli inghiottita dalla natura

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In provincia di Pordenone, esiste una città fantasma che in Italia è fra le più spettacolari.

Parte del comune di Tramonti di Sotto, immersa nel paesaggio delle Prealpi Carniche, Pàlcoda è stata, negli anni, letteralmente inghiottita dalla natura. Si scorge tra le cime dagli alberi, questo borgo abbandonato sin da prima della II Guerra Mondiale. E, per raggiungerlo, bisogna seguire un sentiero percorribile solo a piedi.

Una città fantasma che lascia senza fiato che, se siete alla ricerca di nuove emozioni o volete trasformarvi in ghostbuster, vi consigliamo di visitare.

Un borgo disabitato

Pàlcoda è una piccola una località, dove, da più di un secolo non ci abita più nessuno. La natura sembra essersi impossessata del tessuto urbano. Nel XVII secolo contava circa 150 abitanti, una piccola comunità nella quale si conoscevano tutti, come in una grande famiglia. La principale attività del posto era la produzione di cappelli, ma la tranquilla vita del paese fu costretta ad interrompersi con la Seconda Guerra Mondiale. La crisi economica fece crollare di colpo la richiesta dei cappelli, così, da quel momento Pàlcoda iniziò ad essere abbandonata dai suoi abitanti e le case si trasformarono in rifugi per i partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale. E fu proprio qui che tre ragazzi appartenenti alla Resistenza furono fucilati il 10 dicembre 1944: il comandante Giannino Bosi “Battisti”, la partigiana Jole De Cillia “Paola”, il partigiano Eugenio Candon “Sergio”.

Ad oggi è rimasta solo la natura che abita il borgo prendendosi sempre maggior spazio. Le case sono ricoperte di vegetazione che è l’unica padrona del borgo da circa un secolo. Solamente la chiesa, ristrutturata nel 2011, è libera dalla natura. Dedicata a San Giacomo, svetta col suo campanile restaurato nel mezzo dei ruderi e degli alberi. E rende tutto ancor più magico. D’impronta francescana e dunque priva d’arredi, la chiesetta ha oggi due nuove porte in acciaio realizzate da Antonio Masutti, originario dei luoghi: quella principale raffigura un sole, quella laterale una croce.

Provate ad immaginare di essere lì. Avvolti dal silenzio, dal profumo del verde, con gli occhi in cerca di un movimento. I soli che scorgereste sarebbero i vostri, oppure, in suggestione, potreste avvertire fredde carezze o fluttuanti bagliori biancastri. Piccoli brividi.


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