I migliori 10 album (+1) del 2020

Come per ogni anno che giunge al termine, è arrivato il momento di tirare le somme e capire quali sono stati i 10 migliori lavori (+1) pubblicati in campo musicale durante questo strano e particolare 2020.

 

Il 2020 rischiava di essere un anno senza musica o quasi: un po’ per l’impossibilità di fare concerti (non c’è nulla di più “assembrante” di un concerto), un po’ perché gli artisti avevano paura di non poter promuovere adeguatamente i loro lavori, sta di fatto che, tra concerti online e live streaming milionari, alla fine dell’anno possiamo dire che non è andata poi così male al settore musicale e che il 2020 è riuscito a regalarci anche tante buone opere.

 

Non è mai facile fare un elenco del genere, perché c’è il rischio che le componenti soggettive e personali di chi scrive intralcino la scelta degli album. Così abbiamo deciso di fare una media tra le vendite e le classifiche dei cd più ascoltati in giro per il mondo, inserendo anche qualcosa di poco conosciuto ma di sicuro valore tecnico ed emotivo. Ultima precisazione: non è una classifica dal migliore al peggiore, o viceversa, ma un semplice elenco dei 10 migliori album (+1) usciti nel 2020, sia italiani che internazionali, cercando di inserire diversi stili e generi. Siete pronti a scoprirli? Chissà se qui in mezzo ci saranno anche i vostri artisti preferiti!

 

MasCara – Questo è un uomo, questo è un palazzo

 

 

In questo caso ci troviamo di fronte ad un concept album di artisti che non sono alla ricerca spasmodica di like o consensi e che quindi riescono a confrontarsi con la tecnologia in modo creativo, come spunto per sperimentare e non come un qualcosa che ci condannerà tutti alla perdizione. L’album racconta la storia di Eliza che tenta di recuperare la memoria di una persona amata attraverso il Golden Record, un rivoluzionario sistema che consente di scandagliare il web mettendo insieme messaggi, foto, video fino a ricomporre le sembianze umane di chi si credeva perduto. Ogni brano ha un tema specifico, raccontato in maniera esemplare attraverso lo storytelling e le immagini, ma mai dimenticando il punto di vista sonoro, che viene sviluppato sperimentando diversi stili, come l’elettro pop, il pop raffinato, il blues, fino ad arrivare ad una magnifica sezione dei fiati con la collaborazione del magnifico Milano Saxophone Quartet.

 

 

 

Pearl Jam – Gigaton 

 

 

Per chi si aspettava una svolta funk/synth del gruppo, almeno da quanto prometteva il primo singolo dell’album “Dance of the Clairvoyants” uscito a febbraio 2020, è rimasto forse deluso ascoltando tutto l’album, ma per gli amanti della band o per coloro che ancora desiderano farsi avvolgere dalle sonorità del periodo “Seattle Sound” questo non può che essere uno dei migliori lavori della band, almeno tra quelli pubblicati nel nuovo millennio. Un insieme di ballad e pezzi più ritmati, in tipico stile dei Pearl Jam, che qui valorizzano al meglio la loro dimensione espressiva naturale, ossia quella della chitarra, basso e batteria.

 

 

After Hours – The Weeknd

 

 

Quarto album in studio del cantante canadese, questo album è una sorpresa continua, soprattutto quando, ascoltandolo, ci si rende conto che non è una semplice raccolta di canzoni, ma un vero e proprio film in musica, un racconto che ci porta all’interno del maledetto mondo di una star che convive con i suoi demoni del passato. Non è mai chiaro se siamo davanti ad un’opera autobiografica o no, ma questo mistero è ciò che dà all’album quel quid in più, che ci fa stare incollati alle sue note e alle sue parole per capire come andrà a finire, proprio come se fosse un film. In quanto a stili, ne ritroviamo diversi all’interno della track list: dalla trap al drum ‘n’ bass fino ad arrivare a power ballads e brani in synth-wave. Assolutamente da ascoltare.

 

 

Fetch the Bolt Cutters – Fiona Apple

 

 

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un lavoro di una cantautrice che è qualcosa in più rispetto ad un semplice elenco di canzoni: questo album di Fiona Apple, assente dalle scene da ben otto anni, è un viaggio intimo all’interno della sua vita. Brani sfolgoranti, pulsanti, a volte nervosi, a volte cantati con le fiamme in gola, viscerali. L’album è stato registrato interamente dentro casa dell’artista e, per sua stessa ammissione, tutto l’arredamento ha contribuito alla registrazione: rumori fatti con le sedie o il muro di legno che fa da cassa di risonanza. Tutto ciò ci regala un sound rustico ma vivacissimo, ricco di armonie eleganti e ricercate, accompagnate da un personalissimo tocco di jazz pieno di percussioni. Consigliato per la sua passionalità e per il viaggio insolito che ci fa fare Fiona Apple all’interno della sua mente.

 

 

Rough and Rowdy ways – Bob Dylan

 

 

Inutile dilungarci a parlare di Bob Dylan, icona mondiale da prima che molti di noi nascessero; questo è il 39° album in studio del cantautore statunitense ed è uscito il 19 giugno di quest’anno. Questo album è attraversato da un fil rouge che tratta della storia americana, una storia raccontata attraverso la memoria, a distanza di anni, di chi l’ha vissuta in prima persona. Proprio alla memoria è dedicata una delle canzoni: “Mother of Muses”, la madre delle Muse, ossia Mnemosine, la Memoria, appunto. Inutile dire che la qualità delle composizioni è altissima, ma questo album, essenziale, prezioso, con dei testi che sono pura poesia (non a caso Bob Dylan ha vinto anche un Nobel per la letteratura), è uno dei migliori lavori dell’ultimo ventennio. Da avere!

 

 

Cinema Samuele – Samuele Bersani

 

 

Indubbiamente un gran lavoro questo nuovo album del cantautore riminese: un lavoro intimo, di livello, con risvolti psicologici e pieni di pathos, farciti con la solita ed inconfondibile ironia tagliente che lo contraddistingue fin dagli esordi. Anche in questo caso, come in quello del sopracitato “After Hours”, il susseguirsi delle canzoni viene immaginato, nella mente di Bersani, come tanti film che vengono proiettati nel suo cinema personale, il Cinema Samuele, appunto: ogni canzone rappresenta, quindi, un lungometraggio Per quanto riguarda il suono, si possono trovare i grandi classici dello stile del cantante, le ballate voce/piano, accostate però a delle novità elettroniche, che rendono questo album imperdibile.

 

 

Chromatica – Lady Gaga

 

 

Dal primo album, Lady Gaga ha cambiato spesso pelle, stile, sia musicale che di immagine… ha cambiato così tanto che ha fatto il giro ed è tornata alle origini! In effetti, in questo disco, il sesto, i suoi fan di sempre sentiranno qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo familiare: “Chromatica” ha, indubbiamente, lo stesso sound electro-pop di “Poker Face” ma con un’influenza house che farà ballare tutti indistintamente. La cantante ha infatti dichiarato che si augura che questo album possa d’essere d’ispirazione per chi ha bisogno di guarire attraverso la felicità ed il ballo, e per farlo si è immersa totalmente nelle atmosfere dell’acid house anni ’90; ed è così che nasce un album nuovo, fresco e divertente ma che dà quell’impressione calda e familiare che solo il “vecchio sound” sa dare.

 

 

Letter to you – Bruce Springsteen

 

 

Questo ventesimo album in studio del cantautore americano, uscito ad ottobre, non delude le aspettative che si creano ogni volta che si aspetta il lavoro di un caposaldo della scena musicale come è Bruce Springsteen. Registrato con la fedelissima E Street Band in soli cinque giorni, questo “Letter to You” è indubbiamente il disco più personale ed intimo dell’autore. Sentimentale, autentico, nostalgico; sound tornato alle origini, negli anni ’70, pieno di assoli di sassofono e di chitarra potente. In molti dei suoi testi lo sentiamo girarsi indietro e riflettere sul tempo che è passato, in maniera malinconica, come se sentisse di essere rimasto solo, come se tutti i suoi amici fossero scomparsi, e li ricorda con immagini sbiadite. Questo disco è uscito in contemporanea con un documentario, girato da Thom Zimmy, dove il cantante rivela:“Sono nel mezzo di una conversazione che dura da 45 anni; è il mio primo disco in cui il soggetto è la musica stessa e parla della popular music, dell’essere in una rock band, lungo il corso del tempo”. È una vera e propria lettera a noi quest’opera, che va ascoltata e vista (attraverso il documentario).

 

 

 

 

What’s Your Pleasure? – Jessie Ware

 

 

Voce incredibile quella di Jessie Ware che finalmente, arrivata al quarto album, è riuscita a trovare una sua dimensione, autentica e calzante a pennello. Questo “What’s Your Pleasure?” è una gioia per le orecchie e per i piedi: un’esplosione di ritmi ballabili ma sempre sofisticati e ricercati, con anche un’incredibile vena di sensualità che lo rende unico. Quando lo si ascolta non si ha la sensazione di sentire qualcosa di conosciuto, ma nemmeno qualcosa di totalmente nuovo; questo disco trascende generi e decenni, riuscendo a ritagliarsi un posto tutto suo nel panorama musicale.

 

 

Famoso – Sfera Ebbasta

 

 

Da quando è apparso per la prima volta nelle scene musicali, Sfera Ebbasta ha continuato a macinare successi, uno dietro l’altro, fino a diventare ambasciatore del rap italiano nel mondo, grazie al suo carisma innato e a delle strategie di marketing mirate che hanno fatto sempre centro; e noi, di questo, gliene siamo molto grati. Questo nuovo album, il terzo, ospita al suo interno degli artisti internazionali eccellenti: J Bavin, Future, Diplo, che sono un chiaro segno delle aspirazioni espansionistiche del rapper meneghino verso l’estero, soprattutto verso gli States. Insomma, per gli amanti della trap, questo album è una grande occasione per ascoltare qualcosa che farà la storia.

 

 

Folklore – Taylor Swift

 

 

Album creato in totale segretezza, “Folklore” si rivela essere un altro strike nella discografia della cantautrice dei record. Un passo indietro rispetto allo sfavillio degli ultimi lavori, qui troviamo un sound pulito, folk (come si può intuire dal titolo), con una scrittura ben fatta e uno storytelling che collega diversi brani creando prospettive suggestionanti. Forse un po’ lungo nel suo insieme, forse non proprio il capolavoro dell’artista (che stiamo ancora aspettando), ma di sicuro il migliore fino ad ora. Segnaliamo la grande contemporaneità, ricca di emozione, della canzone “Epiphany”, incentrata sulla crisi data dal Covid-19 e sui sacrifici che gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare in questo lungo anno.