Pasticca in fabula: La Bella e la Bestia (Pt1)

Pasticca in fabula: La Bella e la Bestia (Pt1)


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Ben ritrovati miei cari impasticcati in quest’altra nuova veste delle pasticche letterarie: la pasticca in fabula.  Il nuovo format, attraverso cui analizzeremo a livello psicologico, filosofico, e quant’altro le fiabe e le favole che più ci hanno fatto sognare ai tempi di Holly e Benji e di Primi Baci.

La Bella e la Bestia

Partiamo con il botto, allora, parlando di una delle fiabe che più ci hanno fatto sognare quando eravamo bambini, ovvero la Bella e la Bestia. La fiaba è conosciuta soprattutto grazie al cartone animato targato Walt Disney e da qualche anno, ai più giovani, grazie al live in action sempre di Disney. In realtà, però, è una fiaba che affonda le sue radici in scritture molto antiche. Addirittura si parla di una versione distorta di Amore e Psiche di Apuleio.

Il contesto

La fiaba della Bella e la Bestia (quella più vicina a noi) si sviluppa nella Francia feudale, dove vive la dolce Belle, una ragazza buona, amorevole, intellettuale, amante dei libri e non sposata. Cosa che  per quell’epoca era un po’ un anatema, ovvero una sorta di “esclusione e scherno nella vita sociale”: in parole povere: discriminazione. Non che oggi la situazione sia migliorata eh! Dobbiamo proprio dirlo! Tra frasi come “E il fidanzatino?” “Quando ti sposi” e “Ma il bambino?, se aspetti ancora un po’ vai in menopausa!” il fatto che tu non abbia una vita sentimentale “normale” e non abbia sfornato pupi a trent’anni porta ad essere soggetti di domande inadeguate sulla propria vita sentimentale e sessuale, agli sguardi indiscreti e ai commenti del tutto beceri dell’altrui gente.

Il patriarcato

Inoltre all’epoca era anche una prassi obbligatoria sposarsi, proprio per non “morire di fame”, perché chi deteneva il potere economico era la figura maschile. Le donne non sceglievano di diventare casalinghe, in quanto l’alternativa era proprio quella, morire di fame.

Gaston

E qui entra in gioco un secondo personaggio importante: quel cretino di Gaston. Una sorta di omaccione (neppure troppo bello), dai tratti narcisisti che prova a far innamorare Belle, con scarsi risultati. In quanto la dicotomia, ovvero la diversità tra i due personaggi è davvero tangibile, sia nei caratteri ma anche nel fisico: ciò che infatti ci mostrano i primi frame del cartone animato è il vestito rosso di Gaston che simboleggia l’istinto e la rabbia, e l’azzurro quasi mariano di Belle, che invece emana dolcezza, purezza e amore materno.

Il padre di Belle

E’ un inventore, molto legato alla figlia. Nel Live in Action, cosi come nel cartone, è un omino buono ed anche abbastanza anziano, ma in alcune rivisitazioni e anche nelle storie, ad esempio quella di Villenueve  è un ricco mercante, vedovo e padre di altri sei figli. Egli viene catturato, dopo essersi perso nel bosco e rifugiato in un castello di un nobile, che scopriremo via via essere un mostro, o meglio Bestia. Questo passaggio indica in un certo qual modo, con un simbolismo allegorico, la lotta tra borghesia e aristocrazia francese, che poi sfocerà nella rivoluzione.

La storia della Bestia

La Bestia in origine, era un nobile uomo circondato da ricchezze e servitù, quando a rendere la sua vita molto più difficile, arrivò una vecchina, a bussare alle porte della sua dimora in una notte di tempesta, chiedendo asilo in cambio di una rosa. Egli, nella storia tramandata sui libri era un’adolescente scapestrato che si rifiutò di prestare aiuto a questa donna. Ella, però si rivelò nientepopodimeno che una strega.

La servitù come oggetto

La strega, oltre a trasformarlo in un mostro, punì tutta la sua servitù perché non era stata in grado di educarlo a dovere. Essi furono ridotti ad oggetti, o meglio a strumenti di lavoro del padrone. Poi, fa niente che l’educazione la dovrebbero imporre il padre e la madre, tanto è sempre il mondo il colpevole delle nostre cattive virtu’. Ma questa è una mia mera riflessione… andiamo oltre…

Belle

Pasticca

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La storia di Belle, così come il suo personaggio, sono una rappresentazione del ruolo della donna (ma anche dell’uomo) a quei tempi. Dapprima, infatti, Belle si trova sotto il padre (non che sia trattata male, ma comunque deve badare a lui) poi successivamente, quando egli viene imprigionato, la sua libertà, costerà la prigionia della figlia. Ed in quel momento, ella diventa, la “compagna” di un uomo che non sa cos’è l’amore e che dovrà riuscire a farsi amare, prima che la rosa (quella della vecchia strega, ve la ricordate) sfiorisca del tutto.

La Rosa

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La rosa, oltre a rappresentare il tempo, ha un altro duplice significato: l’amore e la beatitudine. La Bestia deve cambiare e per poter amare genuinamente dovrà attuare un cambiamento che lo eleverà a qualcosa di più alto dell’aggressività e della cupezza del suo terrificante essere. Inoltre se ci pensiamo bene, anche Dante eleva il principio di beatitudine, dettato dall’amore attraverso la rappresentazione del paradiso con la rosa dei beati (insomma Dante c’entra sempre). La Bestia non dovrà usare il potere o la forza per conquistare il cuore della dolce anima di Belle.

Lumière e Tockins come es e super io

La Bestia ha come due guide importanti per raggiungere il cuore di Belle: Lumière un candelabro disinibito, dalle movenze sensuali, romantico e spinto dalla magia dell’amore e dalla luce della passione (la fiamma che arde) e Tockins che è un orologio, molto più razionale e ligio, diffidente dalla figura di Belle che è un po’ il super io, non solo della bestia, ma di tutti noi.

La Bestia

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La Bestia è uno di quei personaggi, soprattutto all’inizio della storia brutto fuori e dentro, e ciò lo accomuna a Belle in quanto anch’ella, come donna, deve superare le discriminazioni di una società che non è pronta e non è in grado di guardare oltre il suo naso. Belle come donna, e la Bestia in quanto mostro ( non vi ricorda nulla tutto ciò?).

Ma non finisce qui, miei cari, perché ci sono tante altre nozioni da snocciolare in questa apparente semplice fiabetta disneyana, quindi la prof Pasticca vi aspetta nella seconda parte.